La Tunisia, per Giorgia Meloni, dovrebbe diventare il suo Ruanda. Prendendo spunto dai britannici (adesso però fermati dalla Corte d'Appello) la premier italiana vorrebbe rispedire in Tunisia i migranti che arrivano in Italia... tutti, non solo i tunisini. Approfittando della crisi in cui versa quella nazione, coinvolgendo l'Ue, la Meloni ha cercato di convincere il quasi dittatore presidente tunisino Kais Saied di farsi carico dei migranti che lei gli vorrebbe mandare, in cambio gli garantirebbe soldi dall'Italia, dall'Ue e dal Fondo Monetario Internazionale, in attesa di garanzie e/o garanti prima di rilasciare un qualunque prestito.
Per Meloni, il guaio è, però, che Saied di migranti non vuol sentir parlare, tanto da aver alimentato un clima di odio nei loro confronti, creando i presupposti per quel che è accaduto a Sfax, diventato il punto principale di raccolta dei migranti provenienti dall'Africa subsahariana.
La morte di un abitante di Sfax a seguito di un alterco avvenuta lunedì scorso ha acceso la miccia che bruciava da tempo in quella zona, dando origine a scontri tra residenti e migranti, che adesso cercano di fuggire dalla città.
Il successivo arresto di tre uomini originari del Camerun accusati dell'omicidio e la detenzione di altri 34, con l'accusa di essere entrare illegalmente nel Paese, non è stato sufficiente per calmare il clima di vendetta che si è diffuso nella città.
Inoltre, la polizia ha iniziato a radunare i migranti e caricarli su autobus con destinazione il confine tra Tunisia e Libia, dove uomini, donne e persino bambini vengono abbandonati a loro stessi, senza nulla a loro disposizione, a parte i loro pochi averi e un caldo insopportabile.
Mass expulsions of migrants from Tunisia 📌
— Refugees In Libya (@RefugeesinLibya) July 4, 2023
Migrants in #Sfax has seen unrest in the last 24 hours as the government and the common people take laws into their hands and are expelling vulnerable women, children and men to the Sahara Desert
They are dumped without food and water pic.twitter.com/jh9G3hw28W
I migranti che arrivavano dal Sahara viveva pacificamente in Tunisia prima del discorso razzista del presidente Saied dello scorso febbraio, in cui ha parlato di "orrende masse di migranti irregolari provenienti dall'Africa subsahariana" arrivati nel Paese, portando con sé "violenza, crimini e pratiche inaccettabili".
I tentativi successivi di minimizzare il tono discriminatorio di quel discorso come "un malinteso" non hanno cambiato il clima di ostilità da lui creato. A Sfax in particolare, le preoccupazioni per la scarsità di cibo, l'inarrestabile crisi economica della Tunisia e la disoccupazione hanno alimentato la diffidenza e l'odio nei confronti delle persone provenienti dal centro Africa.
Mentre le condizioni finanziarie dei tunisini si sono deteriorate, la presenza di così tanti migranti ha però offerto una sicura fonte di reddito per alcuni. Con pochi soldi in mano e una disperata voglia di raggiungere l'Europa, i migranti subsahariani si sono rivelati clienti ideali per molti residenti che vivono lungo la costa di Sfax, che adesso guadagnano mettendo a disposizione piccole barche a fondo piatto che, si spera, dovrebbero portare i loro carichi umani in viaggi senza ritorno verso l'Europa.
3.000 dinari tunisini la tariffa richiesta per essere stipati insieme ad un quarantina di persone su una barca condotta da un migrante che si paga il viaggio per tenere il timone seguendo le indicazioni di un GPS. Uno di quei trafficanti cui la leader della Garbatella vuole dare la caccia per tutto il globo terracqueo!
Questo è ciò che accade in queste ore in Tunisia, la nazione che la cristianissima Meloni ha identificato come la soluzione ottimale per sbarazzarsi dei migranti che arrivano in Italia.