È stato aggredito in classe da due studenti, uno dei quali aveva in mano un accendino mentre l’altro lo spintonava, con la classe che urlava bruciate il prof. Il tutto veniva rigorosamente filmato dai telefonini.

La preside è venuta a sapere dei fatti solo alcuni giorni dopo, grazie ad un video che girava in chat, dove ha riconosciuto il docente. Riunito d’urgenza il consiglio i due ragazzi sono stati sospesi fino alla fine dell’anno scolastico, ma con obbligo di frequenza.

Rinvio a giudizio, invece, per uno studente che con un’arma giocattolo ha minacciato il professore, dopo che lo stesso lo aveva rimproverato energicamente. Lo studente si è sentito offeso ed ha reagito.

Le scene che siamo costretti a leggere o a vedere tutti i giorni, sembrano scene di una fiction, scene da film.

I ragazzi emulano i boss, i capetti del quartieri no e si sentono sempre più bulli... con la pistola giocattolo, l’accendino, le minacce contro chi dovrebbe insegnare loro il rispetto, contro che dovrebbe insegnare loro cultura ed educazione.

I bulli vogliono solo prevalere, dimostrare la loro supposta superiorità nei confronti di chi ha un minimo di autorità... nel caso della scuola, il professore.

A quei ragazzi che agiscono ricorrendo alla forza e alla violenza manca l’educazione della famiglia, dei genitori, anche distratti dal lavoro e dalle esigenze di una quotidianità non sempre normale e scontata.

Poi ci sono i rituali del telefono che distraggono e rubano tempo al dialogo, barriere all’ascolto e al comunicare... anche a tavola.

La disciplina si impara con gli esempi, per questo i ragazzi crescono narcisi.

Famiglia e scuola hanno un patto di corresponsabilità nell'educazione e dovrebbero collaborare concretamente per far capire ai ragazzi il rispetto e i valori della convivenza civile.