Politica

Ancora disinformazione sulla carne coltivata da parte del ministro dell'Agricolura (e della Coldiretti) Francesco Lollobrigida

Il cognato d'Italia e ministro della Coldiretti, Francesco Lollobrigida, un paio di giorni fa, a giustificazione del proprio incarico, era all'assemblea elettiva di Coldiretti. A margine dell'evento è nuovamente intervenuto sul tema della carne coltivata. Ecco che cosa ha detto:

"Da quando si è detto che l'Italia avrebbe avuto problemi con lo stop alla carne coltivata, abbiamo avuto due eventi. All'Assemblea Nazionale francese è stata presentata una proposta di legge per vietarla rifacendosi, nella relazione introduttiva, alla legge italiana. L'Italia è avanguardia”, ha spiegato Lollobrigida. "È esattamente il contrario di ciò che si racconta. Dobbiamo uscire da questa narrazione stramba secondo cui siamo ospiti in Europa e ci facciamo dire cosa dobbiamo fare la mattina", ha aggiunto il ministro.

In merito alle dichiarazioni del Ministro dell'Agricoltura, questa l'analisi del Good Food Institute Europe (organizzazione internazionale senza scopo di lucro e un think tank che aiuta a costruire un sistema alimentare più sostenibile, sicuro e giusto trasformando la produzione di carne.), che corregge alcune delle sue informazioni fuorvianti:

Nel mese di dicembre un gruppo di parlamentari del partito di opposizione Les Républicains ha presentato una proposta di legge per vietare la carne coltivata all'Assemblea Nazionale.Il ministro dell'agricultura ha dichiarato, dopo che la notizia ha iniziato a circolare sui media, che "la Francia seguirà l'esempio dell'Italia",  che ha recentemente vietato la produzione e commercializzazione di carne coltivata e la cui legge è ora al vaglio della Commissione Europea per via delle possibili incompatibilità con il mercato comune. Il disegno di legge francese rientra, in realtà, tra le numerosissime proposte che vengono presentate in ogni parlamento nazionale – e che difficilmente vengono esaminate.

Del partito Les Républicains fa parte anche il senatore Olivier Rietmann, che in passato era stato incaricato di redigere un rapporto sugli alimenti a base cellulare dalla Commissione per gli Affari Economici al Senato, dove viene evidenziato come il divieto italiano non sia un modello da seguire proprio a causa dell'incompatibilità che si verrebbe a creare all'interno del mercato unico europeo. Viene inoltre riportato come, in caso di via libera alla carne coltivata in Europa, un eventuale divieto metterebbe la Francia in una condizione di dipendenza tecnologica nei confronti di aziende estere. Infine, viene sottolineata la necessità di rafforzare la ricerca, soprattutto alla luce dei benefici per l'ambiente e del potenziale economico, prima di arrivare alla regolamentazione commerciale.

Francesca Gallelli, consulente per gli affari pubblici del Good Food Institute Europe, ha dichiarato:

"Ancora una volta è necessario correggere informazioni errate che sono circolate sul tema della carne coltivata. Prima di tutto, la proposta francese arriva dal terzo partito di opposizione. In secondo luogo, il ministro dell'Agricoltura Marc Fesneau ha dichiarato la sua intenzione di fare delle raccomandazioni sulla carne coltivata e ipotizzare un quadro normativo di riferimento. Quello che stiamo osservando in Francia è la volontà di avviare un dibattito sul tema che sia informato e basato sulle evidenze scientifiche. In Italia invece dalla presentazione fino all'approvazione della legge, si è assistito a una mancanza di approfondimento, verifica e confronto aperto con tutte le parti interessate. Dal confronto è stata inoltre esclusa l'Unione Europea, alla quale è stata data la possibilità di esprimersi sul divieto solamente a legge già approvata, contrariamente a quanto previsto dal diritto europeo".

L'azienda francese di carne coltivata Vital Meat ha recentemente annunciato di aver presentato all'Agenzia alimentare di Singapore (SFA) un dossier di regolamentazione pre-market per il lancio del suo pollo coltivato.

"La prima azienda europea di carne coltivata ad aver sottoposto il suo prodotto all'esame della Singapore Food Agency è francese. Questo non può che essere motivo di orgoglio per il paese", prosegue Gallelli. "Per quale motivo il governo dovrebbe ostacolare l'innovazione sostenibile in patria, anziché supportarla?"

In un contesto di crescente interesse per le proteine alternative, è essenziale basare le decisioni legislative su informazioni accurate e promuovere un dialogo costruttivo tra le parti interessate.

Autore Sandro Alioto
Categoria Politica
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