Quella che si racconta a Cividale, una cittadina vicino Udine, è un’antica leggenda, una storia oscura sulle origini del ponte che unisce le due sponde del fiume Natisone, questa leggenda narra le difficoltà dei cittadini a costruire un’opera molto importante della città, di come abbiano dovuto ricorrere al soprannaturale e di come lo abbiano ingannato

Si racconta che durante il medioevo, i cittadini di Cividale fossero molto preoccupati perché nessuno riusciva a progettare un ponte che unisse in maniera duratura le due sponde del fiume Natisone.

Fin dal XIII secolo le due sponde del fiume erano unite da un traballante passaggio in legno, che si alternava a qualche inconcludente tentativo di costruire un solido ponte in pietra, pertanto la popolazione di Cividale si riunì in consiglio per decidere cosa fare.

Ci troviamo a metà del XV secolo ed il consiglio andò avanti per lungo tempo, senza riuscire a trovare una soluzione praticabile, fino a che, si dice, un borgomastro borbottò: “se riuscissi a costruire un ponte del genere, venderei l’anima al Diavolo”.

Questa affermazione bastò a far comparire il Diavolo in persona, che aveva, come al solito, pronta una soluzione: lui avrebbe costruito il ponte in un solo giorno, ma in cambio avrebbe preteso l’anima del primo cividanese che avesse attraversato la sua opera una volta finiti i lavori.

Il patto fu firmato e, mentre il Diavolo si apprestava a compiere l’opera, qualcuno giurò di vedere uno strano sorriso dipinto sulla faccia del borgomastro.

Fu una notte di intensi lavori, il Diavolo evocò le forze della natura che si scatenarono con grande frastuono, svegliando più volte la popolazione.

Poi ci fu un gran tonfo.

Si dice che la madre stessa del maligno aiutò nella costruzione, portando con il suo grembiule il grande masso su cui poggia ancora oggi il pilastro centrale del ponte ed il botto che scosse la cittadina, non era altro che il masso che veniva posato nel letto del fiume.

All’alba i lavori finirono e tutto fu quieto.

Durante la mattinata gli abitanti di Cividale accorsero per vedere il loro ponte, che si ergeva bello e soprattutto solido tra le sponde del fiume, ma alla fine del ponte c’era una figura oscura con un sacco aperto in mano che attendeva la sua ricompensa.

Un altro ponte del Diavolo: quello sull'isola di Torcello.

A questo punto la leggenda prende diverse strade, per adesso ci atteniamo a quella più aderente al racconto: ricordate lo strano sorriso del borgomastro? Ora ne capiremo i motivi.

La popolazione di Cividale, come da accordi era pronta a donare l’anima del primo che sarebbe passato per il ponte, ma il patto non specificava che tipo di anima, per cui i cividanesi fecero attraversare il ponte da un gatto (o a un cane) ed il Diavolo fu ingannato.

L’oscuro signore infuriato cercò allora di distruggere il ponte che lui stesso aveva costruito, ma la croce posta sul ponte (per altri l’acqua santa con cui era stato asperso), lo bloccarono e fu così che Cividale ebbe il suo ponte ed il Diavolo fu beffato.

La leggenda del Ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano, anche in versione podcast.

Un’altra versione della leggenda non parla di inganno, ma di semplice casualità, torniamo sul ponte con il popolo da una parte ed il Diavolo col sacco dall’altra, tutto è pronto e, mentre i cittadini stavano scegliendo chi tra loro avrebbe dovuto sacrificarsi, ecco provenire dal quartiere Borgo di ponte un gran frastuono.

Sopraggiunse sul ponte un chiassoso gruppo di ragazzini, ignari di quanto stava succedendo, che inseguivano un cagnolino impaurito, questi superarono il gruppo di cittadini ed attraversarono il ponte con il cane in testa al gruppo.

Il malcapitato cagnolino finì dentro al sacco del Diavolo che fu beffato e dovette tornare nel suo regno con un misero bottino, mentre la città di Cividale finalmente poteva avere il suo solido ponte.


La storia del ponte

Le prime notizie riguardanti un ponte risalgono, come detto, al Duecento, ma si trattava di un manufatto in legno che richiedeva continui interventi e restauri.

Nel 1422 iniziò la costruzione di un ponte in pietra, progettato da Jacopo Daguro da Bissone, ma i lavori per varie cause, non ultima la peste, furono molto complessi, dopo una sosta, ripresero nel 1447 sotto la guida di Erardo da Villaco e furono portati a termine da Bartolomeo delle Cisterne. 

Il ponte fu distrutto durante la prima guerra mondiale dalle truppe italiane nell’ottobre 1917, la disfatta di Caporetto, nel tentativo di rallentare l'avanzata del nemico.

L’attuale ponte, ricostruito dagli austriaci nel 1918, è alto 22 metri dal letto del fiume ed è lungo circa 50 metri, ma a noi piace pensare che sia stata opera di un diavolo sprovveduto e che tutto poggi su un masso poggiato nel fiume dalla madre del Signore Oscuro che lo ha portato da chissà dove, con il suo grembiule…

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