La festa liturgica della Divina misericordia in Sopocko
Ogni celebrazione liturgica è “azione festosa” di tutto il corpo di Cristo, di cui Egli è il capo e i battezzati sono le membra, ciascuno con la sua funzione in perfetta comunione con tutti. Sottolineiamo che la dimensione liturgica è un insieme di segni sensibili ed efficaci del culto della Chiesa. Essa attraverso gli atti, l’abbigliamento, i colori, gli oggetti e le parole, mostra il significato profondo dell’azione della “grazia e della misericordia”. In questo modo l’intera vita della persona battezzata è incentrata sul “culto quotidiano”, di cui parla l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani: «Vi esorto, dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale» (Rm 12,1). Sopoćko parlando della liturgia, usa un paragone che vale la pena riportare.
«Come un uomo esterna sul proprio volto le sue emozioni, così la Chiesa nel culto esteriore (nella liturgia) rivela la fede e sveglia i suoi figli. La sposa di Cristo affronta ogni volta i bisogni spirituali, attingendo dal deposito della fede; presenta, poi, agli occhi del mondo in forma di culto, cose nuove e cose antiche, l’antica e la nuova Legge, l’intero tesoro della rivelazione, da cui non finisce mai di attingere» (cf. Mt 2, 4)[1].
Qui siamo a un passo dal tema della misericordia, di cui nella vita della Chiesa, nella liturgia e nella devozione dei credenti, troviamo non solo i segni, ma addirittura il culto di Dio che è pietoso, buono, clemente, lento all’ira e soprattutto misericordioso. Il Nostro dice che durante tutto l’anno liturgico della Chiesa, le preghiere del messale, le Ore liturgiche, in modo particolare nel periodo della Quaresima e della Pasqua, contengono la lode della misericordia di Dio e la gloria a Dio in questa massima proprietà[2].
Gli stessi sacramenti celebrati nella Chiesa, come per esempio «il battesimo e la confessione, diventano per i fedeli, la sorgente della misericordia che non si esaurisce mai»[3]. Il battesimo rinnova l’uomo, versa in lui la vita nuova, rigenerata dall’acqua e dallo Spirito e cioè dalla misericordia di Dio. Esso cancella i peccati, gli dona la figliolanza adottiva e lo fa diventare realmente membro del Corpo mistico di Cristo. L’iniziazione della vita cristiana attraverso il battesimo, si potrebbe chiamare «la porta della misericordia, per la quale Dio entra intimamente ed inseparabilmente nella vita umana, la trasforma per renderla eternamente felice»[4]. Per Sopoćko, la più grande gloria di Dio è l’uomo vivente che, mediante la grazia dell’adozione figliale, diventa simile a Cristo - l’immagine viva di Dio misericordioso (cf. Col 1,15)[5].
Dunque, la festa della Divina Misericordia, strettamente collegata alla confessione e all’Eucaristia, è come una risposta all’infinito ed immenso amore di Dio che suscita nell’uomo venerazione e gratitudine. Nel corso di «tutto l’anno, la misericordia di Dio è celebrata dalla Chiesa nelle azioni liturgiche. La misericordia si estende su tutto ciò che Dio fa per gli uomini»[6]. Essa non conosce né i tempi, né i posti nei quali si fa presente. Il Nostro mostra nella sua ecclesiologia che Dio, realizzando la storia della salvezza, ne fece scaturire «l’economia e la pedagogia della salvezza, perché l’uomo potesse parteciparvi in modo consapevole e libero»[7].
Secondo un’osservazione rilevante di Sopoćko, la Chiesa, attraverso tutto l’anno liturgico, compie un’efficace funzione pedagogica, con cui manifesta l’economia salvifica basata sull’amore misericordioso di Dio. Per questo, possiamo dire che tutto deriva dalla misericordia e in tutto essa si manifesta. «Nella misericordia troviamo anche il segno specifico e, cioè, la volontà di Dio. Infatti, Egli chiede all’uomo l’accoglienza e la collaborazione con la sua volontà»[8].
Nel corso dell’anno liturgico, la Chiesa celebra “tutto il mistero di Cristo”, dall’Incarnazione fino all’Ascensione, dal giorno di Pentecoste e all’attesa della speranza del ritorno del Signore. La Chiesa, ricordando i misteri della Redenzione, apre ai fedeli la ricchezza delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, li rende visibili nel tempo ed efficaci per chi li riceve. Li partecipa appunto nella liturgia che, consapevolmente, diviene ripiena della grazia della salvezza (cf. SC 102). La ricchezza della Pasqua del Signore si manifesta, si comunica, è personalizzata in ogni uomo, mediante l’insieme dei linguaggi rituali. La comunità cristiana, pertanto è chiamata ad entrare nella semplicità dei linguaggi sacramentali per “cantare il dono dell’ineffabile esperienza della misericordia di Dio”[9].
Tanto è vero che il teologo polacco, cercando di entrare nella ricchezza della Pasqua del Signore, ha trovato nel Diario di Faustina Kowalska due motivi validi per la “festa liturgica della misericordia”: il “riparo” e il “rifugio” delle anime. Secondo tale ottica, possiamo riportare una spiegazione ben dettagliata delle promesse legate ad essa:
«Desidero che la festa della misericordia sia di riparo e di rifugio per tutte le anime, specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno (…) riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della mia misericordia. L’anima che si accosta alla Confessione e alla santa Comunione riceverà il perdono totale delle colpe e delle pene. In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine: nessuna anima abbia paura di accostarsi a me, anche se i suoi peccati fossero come scarlatto (…). L’umanità non troverà pace finché non si rivolgerà alla sorgente della mia misericordia»[10].
Effettivamente questa pace, così desiderata e ricercata da tutta l’umanità, dipende dalla sorgente della misericordia del Signore, il Re della Pace. Vale la pena evidenziare che le promesse, in modo particolare, corrispondono al “giorno” della celebrazione della Divina Misericordia[11].
Sopoćko è convinto che la festa della Divina Misericordia possieda una grande importanza per tutta l’umanità. La festa è la forma per esprimere nel modo più completo il ministero della riconciliazione voluto da Gesù risorto stesso, come nel racconto del pomeriggio di Pasqua, riferisce san Giovanni: «A chi rimetterete i peccati saranno rimessi» (Gv 20,23-31). Questo vangelo viene letto tutti gli anni proprio nella seconda domenica di Pasqua[12].
Nell’anno 2000 i sogni del Nostro si sono realizzati. La Congregazione per il Culto Divino ha pubblicato un documento, nel quale indica esplicitamente il titolo della seconda domenica di Pasqua: “Domenica della Divina Misericordia”[13].
Infine, notiamo che il suddetto decreto, riferito alla seconda domenica di Pasqua, contiene in sé “un sano equilibrio” tra “continuare” a celebrare la gloriosa resurrezione di Cristo e “mettere in risalto” il tema della misericordia senza cambiare i testi liturgici del giorno. Potremo dire che l’intestazione del giorno, con un nome aggiunto, non oscura la continuità della celebrazione della Pasqua e della festa della resurrezione di Cristo, anzi pone l’accento che si sta ancora celebrando la festa di Pasqua[14]. Difatti, la celebrazione solenne finisce con il così detto “congedo pasquale” che comprende il doppio alleluia.
Don Gregorio Lydek - ks. prof. Grzegorz Lydek
[1] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, p. 38.
[2] Cf. M. Sopoćko, De misericordia Dei, p. 29.
[3] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga - Studium teologiczno - praktyczne, pp. 15-16: O święcie Najsłodszego Zbawiciela [La festa del dolcissimo Salvatore], Pallottinum, Poznań 1947, p. 48.
[4] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, pp. 237-238.
[5] Cf. E. Ozorowski - Z. Jarząbek (edd.) - E. Bobkowska (edd.), I dialoghi sulla Misericordia Divina, p. 47.
[6] M. Sopoćko, Duch liturgii Niedzieli II Wielkanocy [Lo spirito della liturgia della II domenica dopo Pasqua], in “Duszpasterz Polski Zagranic” 2(1971), p. 37.
[7] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boże i ludzkie [La misericordia di Dio e degli uomini], in “Homo Dei” 20(1951), pp. 375-383: Duch liturgii II Niedzieli Wielkanocy - Powołanie człowieka [Lo spirito della liturgia della II domenica dopo Pasqua - La vocazione dell’uomo], vol. II, s.e., Warszwa 1972, pp. 377-392.
[8] Ibidem, p. 396.
[9] A. Donghi, Gesti Parole nella liturgia, LEV, Città del Vaticano 2007, p. 9.
[10] F. Kowalska, Diario, p. 235.
[11] Secondo il teologo di Cracovia prof. Ignacy Różycki, studioso del pensiero di Sopoćko e Faustina Kowalska, la promessa di Gesù si riferisce anche alla diffusione del culto della Divina Misericordia. Infatti nel Diario di suor Faustina, leggiamo: «Le anime che diffondono il culto della Mia Misericordia, le proteggo per tutta la vita, come una tenera madre protegge il suo bimbo ancora lattante e nell’ora della morte non sarò per loro un giudice, ma Salvatore misericordioso»: F. Kowalska, Diario, p. 604. «L’essenza del culto della Divina Misericordia consiste nell’atteggiamento di cristiana fiducia verso Dio e di attiva carità verso il prossimo. Gesù richiede fiducia dalle creature e opere di carità, con azioni, parole e preghiera»: ibidem, p. 597. In un altro passo leggiamo ancora: «Devi mostrare misericordia sempre e ovunque verso il prossimo: non puoi esimerti da questo, né rifiutarti, né giustificarti»: ibidem, p. 457.
[12] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, pp. 201-205: Godzina święta i Nowenna o Miłosierdziu Bożym nad Światem, p. 27; De misericordia Dei, p. 29; Kazania o Miłosierdziu Bożym [Le omelie sulla misericordia di Dio], KMB, Białystok 2008.
[13] Notiamo che nella nuova edizione del Messale Romano dell’anno 2002, la seconda domenica di Pasqua viene chiamata esplicitamente “Domenica della Divina Misericordia”. Tutti i testi liturgici e biblici si riferiscono all’infinita ed eterna misericordia di Dio: vedi Messale Romano, LEV, Citta del Vaticano 2002. Sottolineiamo che il decreto sulla Domenica della Divina Misericordia ha cercato di conformare il culto di Cristo all’interno del tempo liturgico, evitando di ridurre l’importanza essenziale della Pasqua. Infatti, nella Marialis Cultus di Paolo VI leggiamo che le devozioni popolari devono conformarsi e non amalgamarsi mai con la celebrazione liturgica. In altre parole, tutti gli esercizi di pietà non si possono mescolare con le azioni liturgiche. Sempre va salvaguardata la precedenza della domenica: cf. Paulus VI, Marialis Cultus, n. 13, in AAS 66(1974), pp. 115-116. Giovanni Paolo II, nell’Udienza concessa il giorno 13 giugno 2002 ai Responsabili della Penitenzieria Apostolica, conoscendo bene l’impegno ardente e costante di Sopoćko, ha voluto elargire Indulgenze per la Domenica della Divina Misericordia, dicendo: «Si concede l’Indulgenza plenaria alle consuete condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo l’intenzione del Sommo Pontefice) al fedele che nella Domenica seconda di Pasqua, ovvero della Divina Misericordia, in qualunque chiesa o oratorio, con l’animo totalmente distaccato dall’affetto verso qualunque peccato, anche veniale, partecipi a pratiche di pietà svolte in onore della Divina Misericordia, o almeno reciti, alla presenza del SS.mo Sacramento dell’Eucaristia, pubblicamente esposto o custodito nel tabernacolo, il Padre Nostro e il Credo, con l’aggiunta di una pia invocazione al Signore Gesù Misericordioso: Gesù Misericordioso, confido in Te. Si concede l’Indulgenza parziale al fedele che, almeno con cuore contrito, elevi al Signore Gesù Misericordioso una delle pie invocazioni legittimamente approvate (…)»: Ioannes Paulus ii, Indulgenza plenaria per la domenica della Divina Misericordia (13-VI-2002), in AAS
94 (2002), 635-636.
[14] Cf. ibidem, p. 5.