Teniamo presente che in sant’Agostino si sviluppa un secondo tema cristologico del De Trinitate dopo quello della meditazione salvifica. Sottolineiamo che il tema del Cur Deus homo? analizza soprattutto la questione di Cristo scienza e sapienza. Da questo punto di vista, infatti, Agostino afferma che: «se la differenza tra la sapienza e la scienza risiede in questo: che la sapienza si riferisce alle cose divine, la scienza a quelle umane riconosco l’una e l’altra in Cristo e con me la riconosce ogni fedele di Cristo. E quando leggo: Il verbo si è fatto carne ed abitò tra noi, nel Verbo vede con l’intelligenza il vero Figlio di Dio, nella carne riconosco il Vero figlio dell’uomo, l’uno e l’altro uniti nella sola persona del Dio-Uomo, per un Dono ineffabile della grazia».[1] 

La caratteristica che è attribuita (Dio-Uomo) in proprio al Figlio si può estendere anche al metodo e a una certa tecnica (se usiamo appropriatamente questo termine in cose di tal genere) e all'intelligenza dalla quale la mente stessa è plasmata mediante la conoscenza delle cose. Poiché dunque mediante l'Incarnazione si è ottenuto l'effetto di suggerirci, sotto la maestà evidente di certi principi, una norma di vita ed un esempio di adempimento dei precetti, non senza ragione tutto questo è attribuito al Figlio.[2] 

 Il Verbo di Dio è mandato da Colui del quale è Verbo; è mandato da Colui dal quale è nato; manda colui che genera, è mandato colui che è generato. Ed egli è mandato a qualcuno nel momento in cui lo si conosce e lo si comprende, per quanto permette di conoscerlo e comprenderlo la forza penetrativa di un’anima razionale che progredisce verso Dio o che in Dio è già perfetta. Dunque, il Figlio non è detto mandato per il fatto stesso che è nato dal Padre, ma quando o si manifesta in questo mondo il Verbo fatto carne, per cui Egli stesso dice: Sono nato dal Padre e sono venuto in questo mondo (Gv 18,37). Quando il Figlio di Dio si è manifestato nella carne, è in questo mondo che egli è stato mandato, nella pienezza dei tempi, per la sua nascita da donna. Nel corso del tempo si dice giustamente che il Verbo è mandato, ma non in questo mondo, perché evidentemente non appare in maniera sensibile, cioè non cade sotto i sensi del corpo. Perché anche noi, in quanto secondo le nostre possibilità attingiamo con lo spirito qualcosa di eterno, non siamo in questo mondo, come anche gli spiriti dei giusti, anche quelli che vivono in questo corpo, in quanto esperimentano la dolcezza delle cose divine, non sono in questo mondo. Ma il Padre delle misericordie, quando lo si conosce temporalmente, non si dice mandato, perché non ha alcuno dal quale ricevere l’essere o dal quale procedere. Per questo “la Sapienza divina esclama: Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo, e dello Spirito Santo è detto: Egli (Gesù) procede dal Padre, ma il Padre da nessuno”.[3]

sac. prof. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. dr Grzegorz Łydek

  

 
[1] Cf.  PIERLUIGI SGUAZZARDO, Sant’Agostino e la teologia trinitaria del XX secolo, cit.,  p. 322.
[2] Cf.  SANT’AGOSTINO, Le lettere, cit., pp. 50-55.  
[3] Cf. SANT’AGOSTINO, Le lettere, cit.,  p. 57.