E’ un melodramma gioioso in due atti il nuovo libro pubblicato nella collana “I Diamanti della Narrativa” dell’Aletti editore, dal titolo “Momò e Milua”, scritto da Loredana Ciferni, nata a Montesilvano, in provincia di Pescara, e laureata in Lettere Moderne. «Questo libro - racconta l’autrice - parla della vita postuma di un personaggio di un’opera famosa di Puccini “Madama Butterfly”.

Si tratta di suo figlio, il bambino che io ho chiamato Momó, che in giapponese significa “mamma”, vezzeggiativo con cui immagino Madama Butterfly chiamasse suo figlio, in attesa del ritorno di Pinkerton, suo padre; ma non fece a tempo e il bambino tenne quel nome. Parla della sua vita in America, della sua crescita e dell'educazione che ricevette, delle sue vicissitudini, in ultima analisi da quando venne portato in America da Pinkerton e Kate, dopo il suicidio della madre, al giorno del suo matrimonio con Milua. Milua la figlia del suo “salvatore” Susumo-San, maestro di arti marziali incarna l'elemento salvifico del “simile che cura il simile”». 

Nel descrivere lo stile dell’opera, il termine “gioioso” sta ad indicare «un compromesso tra la tragedia e la commedia, e quindi tra lo stile elegiaico/epico e lo stile comico/grottesco». «Ho cercato uno stile naturale ma elegante - afferma la scrittrice - nella raffinata ricerca dei sentimenti sinceri dei due giovani cuori alle prese con la ricerca del vero amore e, quindi, della gioia di vivere. Mi piace scrivere racconti, soprattutto il racconto breve, non disdegno l'aforisma e lo stile sobrio della novella d'autore». Il libro si caratterizza per una scrittura creativa e prosastica, tendente alla “contaminazione” dello stile alto-medio-elegiaco, per osservanza allo stile del Dolce Stil Novo, con la contemporaneità attuale.

Originale l’idea di partire da un’opera tanto conosciuta come “Madama Butterfly” «Fondamentalmente - spiega l’autrice - nasce dalla necessità di dare una risposta agli amori “cattivi” che svuotano le persone. In breve, mi riferisco alle tragiche vicende che sono accadute ai giovani, che venivano rapiti, tolti ai propri affetti per sempre e a volte strappati anche alla vita stessa, seguendo l'illusione del momento sui social ed in altri settori. L'ottimismo con cui andavano incontro al nemico pensando che fosse il “principe azzurro” mi ha fortemente colpito, soprattutto per la scissione enorme che si era creata tra la loro bella illusione e la concreta mancanza di buoni sentimenti altrui». «L’obiettivo dell’opera - conclude la scrittrice Ciferni - è quello di trasmettere al lettore la speranza di un tempo sereno e un mondo migliore». 

Federica Grisolia