Questa mattina, Di Maio ci informava di aver ricevuto dall'Anac una risposta sulle criticità sollevate dal suo ministero, questa volta quello dello Sviluppo Economico, sulla gara che ha permesso ad ArcelorMittal di acquisire la proprietà dell'Ilva... almeno in teoria.
Secondo l'Anac, stando alle parole di Di Maio
- la procedura di gara è stata un pasticcio,
- a causa di questo primo pasticcio l’azienda che ha vinto sembrerebbe non abbia rispettato alcuni termini ambientali,
- il tema dei rilanci era scritto male...
- tanto che l'affidamento ad un'altra azienda che aveva partecipato al bando sarebbe stato forse più corretto.
Ed allora, che cosa ricava Di Maio da tutto questo?
"Queste criticità sono molto gravi. Questo governo e io in primis non possiamo continuare a fare finta di niente come è stato fatto per troppo tempo.
Chiederò quindi immediatamente:
1) chiarimenti ai commissari dell'Ilva,
2) l'avvio di un'indagine interna al ministero,
3) Un parere all'avvocatura di Stato.
L'unica cosa che avrebbe dovuto dire, però, Di Maio non l'ha detta. Infatti, se il bando di gara non era scritto bene e lasciava molti spazi a dubbi o problematiche varie, allora perché non annullarlo e rifare la gara ex novo?
Glielo ha ricordato pure il suo predecessore al ministero, Carlo Calenda.
Caro @luigidimaio hai detto in Parlamento cose gravi e false. Minacciare indagini interne al Mise è vergognoso. La responsabilità sulla gara e’ mia. A differenza tua non ho bisogno di inventarmi manine. E assumiti la responsabilità di annullare la gara se la ritieni viziata.
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) July 20, 2018
Ma Di Maio, invece di prendersela con l'ex responsabile del Mise, minaccia indagini interne... come se la responsabilità politica e giuridica di quella gara non ricadesse comunque sull'ex ministro Calenda! Ma per Di Maio è molto più facile fare la voce grossa con chi non può replicare o con chi non ha megafoni per far sentire la propria replica.
E poi si arrabbiano se li chiamano populisti!
Prende la palla al balzo anche il sindacato che, visti i rapporti non certo idilliaci con la nuova proprietà, cerca di tirar acqua al proprio mulino. Così Re David di Fiom: «La Fiom ha sempre sostenuto la mancanza di trasparenza in diversi passaggi dell'operazione di vendita dell'Ilva, a partire dal contratto. Molti documenti ci sono stati negati, malgrado le nostre richieste.
Questa mancanza di trasparenza non ha consentito mai, nei fatti, l'avvio di una trattativa reale. Il nostro sindacato è interessato alla ricerca della soluzione migliore, nel pieno rispetto della legalità e delle osservazioni formulate dall'Anac, dal punto di vista industriale, ambientale e occupazionale, oltre alla salvaguardia della salute.»
Ma Re David riconosce anche che è necessario fare i conti con il tempo, «visto che le risorse consentono la prosecuzione dell'amministrazione straordinaria fino a metà settembre. Bisogna che il governo garantisca la continuità produttiva e salariale, la messa in sicurezza degli impianti, in attesa di una decisione in merito.»
Anche in questo caso, la sindacalista ha messo il dito nella piaga: "fare qualcosa". Per il ministro Di Maio, a parte denunciare i problemi causati da altri, annunciare future battaglie contro profittatori di ogni genere, ordine e grado... prima o poi dovrà pure venire il momento di decidere e di fare qualcosa.