Approfittando dell'uscita del film "Hammamet" di Gianni Amelio, è partita una clamorosa opera di riabilitazione della figura dell'ex leader socialista Bettino Craxi. L'argomento è di sicuro molto delicato, visto che parliamo di uno degli assoluti protagonisti della politica italiana degli anni '80 e di una delle principali figure di Tangentopoli, perciò è necessario capire cosa sta succedendo e perché.

Il modus operandi dei nuovi amici di Craxi è molto semplice: parlare della sua figura politica, dei suoi successi, e minimizzare o addirittura tralasciare le sue vicende giudiziarie. Anche la narrazione dei successi politici è però molto di parte, visto che nessuno parla della crescita spropositata del debito pubblico durante gli anni del suo governo (dai 400.000 miliardi di lire del 1983 a 1.000.000 di miliardi di lire del 1987) e dell'impennata del rapporto deficit-pil (69% nel 1983, 92% nel 1987). Chi dice che Craxi rese l'Italia una potenza economica, dimentica di dire che indebitò il paese in modo mostruoso. Certo, poi ci fu Sigonella, in cui davvero agì da grande statista, ma non credo che la gestione corretta di una crisi possa da sola determinare la grandezza di un uomo politico.

Se la narrazione del Craxi politico è distorta, quella del Craxi imputato è totalmente stravolta. Dei suoi tanti processi poco si parla, solo Matteo Renzi si azzarda a dire che fu condannato perché "non poteva non sapere", qualcun altro addirittura incolpa delle sue condanne la CIA che volle punirlo per Sigonella. Siccome le condanne dell'ex leader PSI riguardarono vantaggi economici acquisiti grazie al suo ruolo politico, credo sia impossibile una valutazione del personaggio senza comprendere la sua vicenda giudiziaria. Bettino Craxi fu condannato in via definitiva a 10 anni di carcere per le tangenti ENI-SAI e per finanziamenti illeciti alla Metropolitana milanese; altri quattro procedimenti a suo carico furono cancellati solo perché morì prima della loro conclusione, ad essi bisogna poi aggiungere la condanna a 4 anni di carcere per le tangenti All Iberian che cadde in prescrizione in appello nel 1999. Bisogna poi ricordare che la magistratura nella motivazione delle sue sentenze appurò come i soldi non finissero nelle casse dei partiti, ma direttamente su conti dei prestanome di Craxi, e come lo stesso ex leader socialista li usasse prima di tutto per vantaggi propri.

Il nostro "grande statista", quello che Berlusconi paragona a De Gasperi, avrebbe scontato 10 anni di carcere sicuri più chissà quanti altri se non fosse fuggito ad Hammamet. Anche la sua permanenza in Tunisia è da anni oggetto di una clamorosa mistificazione. I figli da sempre parlano di "esilio", ma a Craxi nessuno impedì di tornare in Italia, fu lui che non volle perché intenzionato a evitare l'arresto. Non fu perciò un esilio, ma una latitanza. Questa specificazione può sembrare una sottigliezza ma non lo è, perché si cerca di far passare per un perseguitato chi fu soltanto un delinquente in fuga dalla giustizia; si vuole dare la dignità di un esule, di un partigiano, a un ladro.

Analizzata per sommi capi la mistificazione, credo sia importante vedere chi la sta promuovendo per capirne le ragioni. Il più acceso sostenitore della rivalutazione di Craxi è Berlusconi, che con le sue reti sta dando ampio risalto a libri, film e commenti a favore dell'ex leader socialista. Ovviamente la Lega, alleata dell'ex premier, sta spalleggiando l'operazione mettendo a disposizione le reti RAI, che controlla da un paio d'anni. A ruota poi seguono i figli di Craxi, che mai hanno smesso di promuovere la figura del padre, e altri personaggi politici come Matteo Renzi.

Silvio Berlusconi fu condannato per il processo All Iberian (reato poi prescritto) insieme a Craxi; da lui ricevette parecchi aiuti (anche leggi ad personam) e con lui ebbe un ottimo rapporto. Non può essere però soltanto questa la ragione che lo spinge a impegnarsi tanto in questa operazione di stravolgimento storico. Dobbiamo tener conto che la rivalutazione di Craxi, la trasformazione del simbolo di Tangentopoli da colpevole a martire, trasformerebbe in un momento tutta la percezione della vicenda giudiziaria e del pool di Mani Pulite: di colpo tutti i condannati diventerebbero vittime di una furia giustizialista e i magistrati si trasformerebbero in eversori. Questa inedita narrazione di Tangentopoli collimerebbe con quella che Berlusconi cerca di venderci da quando è entrato in politica, quindi la rivalutazione di Craxi gli permetterebbe di completare un disegno cominciato tanti anni fa. Trasformare il più grande processo della storia d'Italia in un disegno eversivo screditerebbe ancor di più la magistratura, facendo il gioco dei politici corrotti come il pluricondannato Berlusconi.

Il tentativo di rivalutazione di Craxi perciò, a mio modo di vedere, nasce dal bisogno di ripulire le tante figure sporche presenti oggi nella nostra politica.