Nozze a doppio binario
Dal film “Culo e camicia”, regia di Pasquale Festa Campanile, episodio “Un uomo, un uomo…e Evviva, una donna!”, con Renato Pozzetto e Leopoldo Mastelloni del 1981: “ quello che conta in amore sono i sentimenti”. Il nostro amatissimo Renato è stato protagonista, più di una volta, di pellicole che affrontavano, in epoca più spinosa, il tema dell’unione “diversa”, segnatamente in “La patata bollente” e “Nessuno è perfetto”. L’atmosfera piccolo borghese che allora regnava ancora sovrana imponeva il lieto fine dell’unione con una donna, lasciando aperte le porte al dibattito, che oggi si è felicemente avviato verso i binari del riconoscimento di ogni tendenza e identità.
Sappiamo quanto abbiano dovuto penare star come Rock Hudson, solo il nome più famoso e al contempo risaputo, per rimanere a galla nell’olimpo della celebrità, ricorrendo a finti matrimoni o esplosive relazioni con colleghe “complici”; un altro caso, forse meno noto, è quello di Raymond Burr (il Perry Mason televisivo, ma anche molto altro) il quale, nelle interviste, arrivò a vantare tre ex mogli e una figlioletta morta per incidente, che nessuno aveva mai veduto. E ancora accade, ma, per ora, ci asteniamo dal fare nomi.
Di converso poco è stata affrontata la problematica contraria, ovvero l’escursione dell’uomo impegnato col suo simile, nel territorio femminile, se non forse, almeno nella massima serie cinematografica, ne “Il vizietto”, una coproduzione italo/francese del 1978, con Ugo Tognazzi e Michel Serrault:gli americani limitandosi a parodie o criptotrame dove ognuno poteva pescare il filone a lui più consono.
Seriamente, sono esistite vicende che hanno sconcertato i fan e soprattutto i media, che ancora oggi non risistemano o non riescono a inquadrare, ammesso vogliano e possano, alcune svirgolate di celebrità; e, per il vero, hanno lasciato perplessi anche noi.
Perché, un conto è camminare sul filo per un po’, come accadde a Rupert Everett, che ben presto affrontò con successo la condizione e ci giocò su in “Il matrimonio del mio migliore amico” (1997, con Julia Roberts); altro è essere riusciti, grazie alla propria arte e ai giusti contatti a sdoganarsi, pur senza assumere atteggiamenti ideologici che possono alienare simpatie, ovvero spettatori o fruitori di musica, e poi spiazzare tutti con “matrimoni a sorpresa”.
Ci avventuriamo dunque su tre personaggi diversamente noti, ma abbastanza rappresentativi di questi colpi di scena, partendo dal più “debole” in fama: Helmut Berger, classe 1944, splendido modello austriaco, lanciato da Luchino Visconti, che lo adorava, poi transitato per ruoli minori, fino all’oblio e, si dice, all’indigenza. Grazie all’unione con il regista italiano, nessuno contestò mai l’assetto esistenziale di Helmut che però, nel 1994, stupisce tutti sposando l’italiana Francesca Guidato, che lo denuncerà per bigamia quando Berger, forse dimentico dell’atto improvvido, convolò a nozze con l’amico Florian, nel 2015.
Segue il luminoso Freddy Mercury (1946/1991) stella che non smette di brillare. All’inizio preoccupato (lui, o il suo management) di nascondere le origini indiane, che forse potevano turbare il pubblico britannico ancora legato al ricordo di Lord Mountbatten, si dotò di regolamentare fidanzata, Mary, che in seguito si fece la sua vita; ma, alla morte dell’artista, risultò cospicua coerede e lui definiva qualcosa come “per sempre mia moglie”, rifiutando tenacemente di dichiararsi di una sponda sola.
Veniamo ora all’imaginifico vate del pop, all’irripetibile bardo Sir Reginald Kenneth Dwight, ovvero Elton John, oggi 73 anni e da tempo assente dalla creatività, cessata più o meno negli anni ottanta, si sussurra per problemi di droga con cui l’artista ha lottato. A parte questo, mai avemmo dubbi sulle sue preferenze e mai ce ne importò di meno. La sua musica che partecipa del divino ha sfondato ogni barriera, consentendo di percorrere in un baleno gli scalini della tolleranza, dell’accettazione e coming out per i meno baciati dalla sorte. Ragion per la quale quando, nel 1984, il venerato singer sposò una sua collaboratrice tecnico del suono, la tedesca Renate Blauer, ci mancò il fiato, ci parve quasi un tradimento. Vero che Elton recuperò presto posizioni, accasandosi poi con David Furnish, con cui condivide una doppia paternità, ma il trauma fu grande.
Sì, sì, abbiamo capito che ne sapete parecchio anche voi, ma vi assicuriamo che siamo al corrente di un sacco di cose anche noi; e, se fate i bravi, ve le racconteremo.