Questo è il momento del furore, della ferocia e dell’odio, del dolore, della vendetta, dell’angoscia, della paura e dello sgomento, della disperazione e della rabbia, mentre nel cielo i corvi volano in cerchio in attesa di ricavarne qualche boccone.
Ognuno ha per sé i suoi motivi e le sue ragioni, i suoi interessi e le altrui responsabilità, e tutti sono prigionieri di un automatismo di azione/risposta che si autoalimenta e che chissà quando e come ha avuto inizio. Un groviglio inestricabile di torti e ragioni e rancori che sembra vivere di sé stesso ormai.
Quel groviglio di fatti ed episodi e situazioni da cui noi, spettatori non paganti del perpetuo gioco del bianco o del nero, finiamo per scegliere e mettere in sequenza quelli che supportano ciò che abbiamo scelto di credere; scelto da che parte stare in certezze riposanti.
Ma questo è il momento del frastuono delle bombe, dei fucili e dei coltelli, delle carni e dei cuori lacerati, e delle lacrime. È il momento per piantare altri semi di odio e rancori che, alimentati dal sangue versato, sapranno crescere ancora rigogliosi.
E non c’è all’orizzonte un Alessandro che scelga di tagliare di netto il nodo inestricabile, per provare a spezzare la sequenza. Nessuno che provi ad aprire la propria mente a un "pensiero laterale" per uscire dallo schema con una idea diversa e spiazzante, perché il dopo non sia uguale al prima. Ma questo è per i pochi che, come me, ancora volessero credere nelle leggende. Purtroppo.