Anni fa, ricordo, si dibatteva su come migliorare il più possibile la qualità di un servizio erogato. Si era arrivati a livelli quasi filosofici di analisi tanto da immaginare che il servizio perfetto dovesse fluire in modo talmente efficiente da risultare “invisibile”.

Ci accorgiamo infatti molto più facilmente di ciò che non accade quando e come dovrebbe o crea disservizi e inciampi, e neanche notiamo tutto quello che nel frattempo ha funzionato perfettamente.

Bello, davvero, ma il problema diventò come fare a giustificare e ricavare un prezzo, adeguato al suo valore quindi, a qualcosa che non si vede, di cui non ti accorgi.

Il dibattito attuale sulle calamità naturali che sempre più spesso si abbattono su di noi e la solita litania sulla prevenzione che manca e non si fa, me lo ha fatto ricordare.

In politica si vendono idee, progetti e si compiono azioni (prodotti e servizi) per ricavarne consenso e voti (prezzo/ricavo) e si ragiona per tempi molto brevi.

La prevenzione politicamente non rende in primo luogo perché il risultato lo si vedrebbe solo nel tempo, e ci vorrebbero anni per verificare oggettivamente la sua efficacia. Ma soprattutto questo avverrebbe grazie a una assenza di cui ci dovremmo accorgere, a qualcosa che non accadendo neanche esiste: ci accorgiamo delle alluvioni, dei terremoti non certo della loro mancanza! Se piove molto e nulla si allaga chi se ne accorge? Se c’è un terremoto e le case non crollano neanche una riga sui giornali.

Molto meglio e più produttivo mostrare attivismo, capacità di intervento e partecipazione al dolore e alle sofferenze; questo dà visibilità e ritorno e spazio per tanti. E magari parlare anche di quella prevenzione che si dovrebbe fare, dando la colpa sempre a quelli di prima che non l’hanno fatta. Ecco perché la prevenzione non rende!