Forse il movimento cinque stelle se avesse al proprio interno “il Padreterno” caccerebbe anche lui, vediamo perché
(di Vincenzo Petrosino, Salerno) Il Movimento cinque stelle è come l’albero con troppi rami, alla fine deve essere potato. Diceva un vecchio potatore che “la pota l’ha inventata l’asino” e in realtà non si capisce bene se si tratta di auto potatura di rami vigorosi o di altro.
Quando un ramo dell’albero sale troppo in alto zac… un colpetto e giù. Ma tutto questo nel movimento accade anche nella famosa base. Se un ramo è più vigoroso, ecco partire l’asino potatore e zac… via il ramo e resta il potatore…
Certamente, è evidente a tutti che il Movimento ha sempre esagerato in questa pratica di espulsioni. Chi ama la campagna conosce pure che un albero troppo potato non solo può morire ma diventa anche brutto da vedere.
Il Movimento 5 Stelle con la scusa di essere puro ha sempre visto in queste espulsioni un modo di controllare non tanto la dissidenza quanto il non allineamento o anche il controllo delle teste pensanti, finendo così per creare pochi colonnelli e generali e molti “caporali”: una logica politica che ha anche le sue ragioni.
E tra una espulsione e l’altra è diventato davvero un “brutto albero da vedere”.
Comunque a questo punto considerato il tracollo progressivo che sta vivendo, può essere anche una buona tattica mantenere solo quei 20 o 30 ex terminali di rete, quindi tra passaggi in altre formazioni politiche ed espulsioni, alla fine grazie alla legge elettorale possono poi riprendersi la poltrona alle prossime elezioni solo quei 20-30 evitando lotte tra “onorevoli colleghi”, ex terminali di rete.