In fondo, ai democratici non ha convenuto che Hillary Clinton vincesse le primarie. Nell'ennesimo scandalo portato alla luce da Wikileaks, il Partito Democratico, tramite le migliaia di email rese pubbliche, avrebbe agito per far sì che la moglie di Bill Clinton vincese le primarie e si candidasse a sfidare il rappresentante del GOP. Nella fase di selezione dei candidati il partito, per tradizione, deve essere neutrale. In questo caso non lo è stato.

La Clinton ha vinto così le primarie e la Convention di Philadelphia, al Wells Fargo Center, si appresta ad indicarla ufficialmente come sfidante di Donald Trump.  Si è trattato di una classica operazione di potere che ha dato per scontato che l'elettorato democratico si sarebbe poi adeguato ai desiderata dei vertici del partito.

Però, alla prova dei fatti, non sembra che il risultato sia quello ottenuto. All'inaugurazione della Convention, nel momento in cui Bernie Sanders ha dato il proprio appoggio alla sua ex rivale nelle primarie sono partiti fischi dai suoi sostenitori. E ogni volta che il nome della Clinton è stato pronunciato, di nuovo contestazioni dai sostenitori di Sanders.


Solo gli interventi di Michelle Obama e della senatrice Elizabeth Warren, paladina anti Wall Street che nelle speranze di Sanders avrebbe dovuto essere scelta come vice presidente, che hanno dato il loro appoggio incondizionato a Hillary Clinton, sono riusciti a riportare, almeno temporaneamente, la calma e l'apparente appoggio alla  candidata vincitrice delle primarie.

Ma i problemi rimangono. La Clinton sarà, a meno di incredibili sorprese, quasi sicuramente indicata come sfidante di Trump, ma gli elettori che la voteranno non lo faranno certo entusiasticamente e non si daranno certo da fare per promuoverne il voto presso amici e parenti.


Lo scandalo wikilieaks e l'innata antipatia unita alla scarsissima capacità comunicativa della Clinton potranno essere determinanti per una sua sconfitta, unite al voto degli Stati i cui abitanti hanno visto progressivamente venir meno le possibilità di trovare lavoro a causa delle scelte economiche di Bill Clinton che hanno spinto le multinazionali americane a delocalizzare la loro produzione in paesi con manodopera a basso costo.

In genere, le Convention sono una spinta promozionale per un candidato. Questa di Philadelphia non sembra funzionare per Hillary Clinton che i sondaggi danno indietro di tre punti rispetto a Trump. E che la Clinton, rispetto al tycoon newyorkese fosse sfavorita lo dicevano già dei sondaggi effettuati durante le primarie che, al contrario, indicavano Sanders facilmente vincente su Trump.