Quando un collaboratore di giustizia è abbandonato dallo Stato, la mafia diventa più forte e più credibile. Come se si dicesse: la mafia conta più dello Stato.

Per le istituzioni è certamente una sconfitta. Senza i collaboratori di giustizia la lotta al cuore della criminalità organizzata è impossibile. Falcone stesso riconobbe, in più occasioni, che senza Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno, Antonino Calderone e Francesco Marino-Mannoia non avremmo mai potuto avere il maxi processo di Palermo che segnò per la prima volta nella storia di “Cosa Nostra” la fine del mito di inespugnabilità della mafia.

Grazie all’apporto dei collaboratori di giustizia i risultati delle indagini spesso portano a condanne pesanti e scalfiscono dall’interno la struttura granitica e impenetrabile delle mafie.

Molti collaboratori di giustizia e i loro familiari (di cui spesso ci si dimentica l’esistenza), asseriscono di essere abbandonati al loro destino. Alcuni li conosco personalmente e devo riconoscere che le loro affermazioni corrispondono al vero.

Se allo Stato i collaboratori di giustizia tornano utili (e lo sono), perché consentono di conseguire ottimi risultati giudiziari, proprio per questo, uno Stato che vuole realmente combattere le mafie, deve offrire loro massima tutela con nuove misure previste da una legge ad hoc, eliminando le criticità che fisiologicamente caratterizzano la vita dei collaboratori e dei loro familiari.

Il Servizio Protezione Testimoni negli Stati Uniti (denominato WITSEC ), è un ottimo punto di riferimento cui ispirarsi. Negli ultimi trent’anni, ha protetto circa ventimila collaboranti, oltre i loro familiari, senza mai alcuna vittima. Un risultato eccellente se si pensa alla pervasività e al potere delle mafie americane.

Il Servizio Protezione americano offre un’ampia tutela fornendo ai collaboratori e ai loro familiari una nuova identità. Fornisce documenti nuovi, alloggio e assistenza sociale, scolastica e sanitaria. In sostanza, negli Stati Uniti, i collaboratori di giustizia e i loro familiari inseriti nel programma di protezione iniziano una nuova vita con una diversa identità che consente di evitare di essere individuati da chi è interessato a farli tacere per sempre. Il sistema di protezione americano per chi collabora con la giustizia funziona davvero.

Perché, allora, non ispirarsi a esso nella riforma del settore di cui ha assolutamente bisogno il nostro Paese?



Il prof. Vincenzo Musacchio è associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA), oltre ad essere ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera, il giurista è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia nella seconda metà degli anni ’80.