Dalla sede del ministero che presiede, quello degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, questo venerdì il ministro Di Maio, insieme a quello della Giustizia Bonafede, ha presentato il piano "Rimpatri Sicuri", un decreto interministeriale che non avrà necessità di ricevere il via libera da parte del Consiglio dei ministri.

Che cosa ha detto Di Maio?

Che il decreto prevede una revisione delle procedure attualmente in corso con lo scopo di ridurre i tempi di rimpatrio, per i migranti che non abbiano diritto di stare in Italia, da 2 anni a circa 4 mesi.

Di Maio ha poi elencato un numero di Paesi (Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia Erzegovina, Capo Verde, Ghana, Kossovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Senegal, Serbia, Ucraina) da cui è provenuto oltre un terzo dei migranti arrivati in Italia nel 2019.

Perché li ha elencati? Perché con il nuovo decreto le persone provenienti da quelle nazioni, se non avranno il diritto di rimanere nel nostro Paese, saranno rimpatriate, per l'appunto, in 4 mesi: "Un primo passo - ha detto Di Maio - che rende il nostro Paese un Paese meno burocratizzato e più consapevole del fatto che chi sta qui è consapevole di poter stare qui".

Quali saranno i prossimi step per migliorare questo piano?

Implementare il fondo rimpatri per favorire la conclusione di accordi con i Paesi di provenienza dei migranti, in modo da riportare indietro le persone arrivate in Italia e rafforzare le relazioni con Paesi come Marocco e Tunisia con cui ratificare gli accordi sui rimpatri, oggi già esistenti ma solo in linea teorica.

Inoltre, Di Maio ha posto l'accento sull'aspetto cooperazione e sviluppo come reale strumento per fermare le partenze. Poi, ha parlato anche della necessità di avviare una grande azione di diplomazia per stabilizzare la Libia, definita "uno dei nostri punti critici nel Mediterraneo", perché rappresenta una delle vie per l'accesso in Europa.

Il piano presentato da Di Maio è stato elaborato e condiviso insieme alla ministra dell'Interno Lamorgese.