La passione per l’uso scaramantico dei simboli esoterici possiamo non condividerla ma non è un buon motivo per guardare con sufficienza o addirittura con inquietudine chi questa passione la coltiva. Confessiamolo, chi di noi nel momento decisivo di un verdetto niente affatto scontato, vissuto con trepida attesa, non vorrebbe avere a portata di mano un cornetto rosso, un ferro di cavallo o che so, un paio di gufetti? Ce ne vergogneremmo un po’, ma sentiremmo un sentimento di profonda gratitudine per un amico che, senza farsene accorgere da nessuno, ci infilasse tra le spalle uno zainetto con sopra disegnata una manciata di gufi. L’importante è che queste cose siano fatte con discrezione.

Ma si sa, la discrezione non è di questo mondo dove c’è sempre uno smartphone pronto a fotografare le nostre debolezze, anche le più nascoste e innocue.

È ciò che purtroppo, suo malgrado, è capitato a Matteo Renzi. Qualcuno, chissà forse un gufo contro il quale quelli dello zainetto avrebbero dovuto agire e non ne sono stati capaci, lo ha visto attendere il treno per Roma con quel fardello colorato sulle spalle e zac lo ha immortalato e via Instagram ha mandato la foto a tutta l’Italia.  E lì giù critiche a non finire. Chi se l’è presa con il povero Matteo per lo “zainetto arrogante”, in verità soltanto scaramantico, chi con il fotografo per aver svelato un gesto che sarebbe dovuto restare un piccolo segreto per pochi intimi. Insomma una grande confusione, tutti contro tutti.

In realtà nessuno è da biasimare, né Matteo Renzi né il fotografo, certo indiscreto ma non necessariamente malintenzionato. Tanto è innocua quella fotografia che, a pensarci bene, potrebbe persino essere un selfie. Neppure in questo caso ci sarebbe stato qualcosa da ridire: tutti i ragazzi, si sa, fanno i selfie e li mandano in giro.  Le debolezze degli altri (una debolezza per i volatili esoterici poi, figuriamoci!)  dovrebbero suscitare in noi innanzitutto una grande tenerezza e, nel caso specifico, anche qualche fondata speranza.

Proviamo a rifletterci. La storia dello zainetto, per come si è messa, non è stata proprio delle più felici, ma potrebbero venirne fuori conseguenze strepitose. Quali?  Matteo Renzi potrebbe trarne come prima conclusione, e sarebbe già questo un risultato non da poco, che i gufi, in qualsiasi salsa abbia voluto condirli, hanno fatto ormai il loro tempo. La seconda conclusione potrebbe essere quella di considerare giunto il momento, doloroso quanto si vuole ma non più rinviabile, di smettere definitivamente di servirsene. Se poi il vuoto lasciato dai gufi fosse insostenibile e si accorgesse di non poter proprio fare a meno di ispirare a un simbolo esoterico la propria comunicazione politica, la soluzione ci sarebbe: basterebbe sostituire i gufi con le civette, decisamente più simpatiche e soprattutto più rassicuranti per il futuro dell’Italia, comunque lo si pensi.

Sì le civette, proprio quelle che le nonne di una volta tenevano sul comò. Non ci piacevano tanto ma gradivamo che fossero lì a ricordare a chi le guardava “l’importanza della saggezza, della profonda consapevolezza e soprattutto della luce che penetra l’oscurità e inevitabilmente porta alla sapienza, alla rivelazione e alla soluzione dei problemi”.

Dunque, “Basta con i gufi, ispiriamoci alle civette”.  Il suggerimento non viene dalla cerchia dei fedelissimi di Matteo e tuttavia potrebbe rivelarsi prezioso. Un gesto di lealtà.

Se fosse questo il nuovo slogan del dopo primarie, se il nuovo/vecchio segretario lo adottasse e lo mettesse in pratica, si potrebbe magari ricominciare a parlare del Partito Democratico come del PD e non del PdR e chissà, perfino provare a credere che il centro-sinistra non sia finito. 

Se è questo il risultato che Matteo Renzi ha in mente, non perda tempo, corra a casa di una delle sue adorate nonne, si faccia regalare tre civette, le metta sul suo comò e non smetta mai di guardarle.

La proposta non gli piace?

Allora, imbracci lo zainetto con i gufetti buoni, faccia piazza pulita dei gufi cattivi in carne ed ossa e realizzi il suo irresistibile programma, Senza però preoccuparsi di venire nelle nostre case a raccontarcelo. Lo conosciamo già: “non lasciare il monopolio ai complottisti”, “portare il popolo a combattere il populismo”, “le alleanze con le persone e non coi partiti”, “puntare dritto al sistema semipresidenziale alla francese”.  

Non ci convince affatto, anzi ci preoccupa molto e tuttavia tenteremo di farcene una ragione.