Dopo aver preso batoste elettorali in tutte le ultime elezioni, dopo esser venuto meno alle promesse relative a Taranto, Muos, Tap e Tav, il Movimento 5 Stelle ha deciso di cambiare strategia per quanto riguarda le proprie scelte comunicative e politiche.


Di Maio - in base al nuovo corso - ogni volta che si fa intervistare in radio, in tv o sui giornali (cosa che avviene praticamente ogni giorno, e addirittura più volte al giorno), nonostante sul blog del movimento parli di stampa serva e bugiarda, è diventato oramai la controfigura di un democristiano dei bei tempi andati.

Impossibile disturbare Andreotti, Fanfani o Moro per fare paragoni con Di Maio... ma almeno un Remo Gaspari riesce comunque ad evocarlo.

Nella frenetica necessità di dimostrare l'assoluta correttezza di ciò che i 5 Stelle hanno fatto finora al Governo, Di Maio affronta puntigliosamente qualsiasi argomento, finendo per negare persino l'evidenza, anche a sprezzo del ridicolo.

Così, ad esempio, in relazione alla vicenda Alitalia Di Maio non potendo negare che, pur di chiudere la questione, accetterebbe che lo Stato si accordasse persino con Belzebù (che in quel caso avrebbe le sembianze della famiglia Benetton) evita di ammettere la contraddizione in cui finirebbe il Governo accettando di stare in società con Atlantia, sottolineando che il caso Alitalia non influirebbe però sulla futura decisione dell'esecutivo in relazione alle concessioni autostradali.

Ma sarebbe inutile chiedere a Di Maio perché i Benetton di Autostrade sono il male assoluto, mentre gli stessi Benetton che eventualmente entrerebbero in Alitalia sarebbero invece degli imprenditori credibili e lungimiranti. Di Maio non risponderebbe, proprio come un qualsiasi Remo Gaspari.


Inoltre, il capo politico dei 5 stelle - per quanto riguarda le scelte politiche - non è più disposto ad assecondare tutti i desideri dell'amico Salvini che, da qualche tempo a questa parte, è diventato meno affidabile di quanto non veniva assicurato dallo stesso Di Maio fino a poco tempo fa. Oggi, disturbando pure Berlinguer, tira in ballo la questione morale, trovando "sconvolgente che si arrivi a minacciare persino la caduta del governo per non mollare una poltrona di un loro sottosegretario indagato per corruzione in un’inchiesta dove c’è di mezzo anche la mafia".

Per il Movimento, "il Paese ha ben altri problemi a cui pensare... noi abbiamo messo delle proposte sul tavolo: il salario minimo, il taglio degli stipendi dei parlamentari, una legge per togliere la sanità dalle mani dei partiti, la legge sul conflitto d’interessi. Risposte? Zero!"

"Sulla questione morale - continuano i grillini - il MoVimento 5 Stelle non fa passi indietro e alla Lega chiediamo di non cambiare sempre discorso, ma di tirare fuori le palle su Siri e farlo dimettere. Lo sappiamo: ci vuole coraggio a fare quello che fa il MoVimento. Noi quando qualcuno sbaglia (o abbiamo anche il minimo dubbio che abbia sbagliato), gli chiediamo di mettersi in panchina. E così è stato fatto per Siri".

Dopo aver permesso a Salvini, con il loro attivo supporto, di far credere agli italiani che i problemi del Paese fossero dovuti alla presenza dei migranti (oltretutto adesso miracolosamente scomparsi) e al fatto di non poter impunemente sparare a chiunque possa essere anche scambiato per un delinquente nel momento in cui entra in un edificio di loro proprietà, i grillini adesso hanno finalmente capito che è meglio smetterla. Si sono resi conto che non è necessario collaborare con così tanta lena alla promozione dell'immagine del ministro dell'Interno. Ci pensa da solo a farsi propaganda e praticamente al momento è questa la sua unica attività. Evidentemente, per Salvini fare il ministro è un lavoro part-time, una mezz'ora la settimana è più che sufficiente.

A Di Maio è stato necessario un anno per capirlo! Ma a questo punto Salvini ha tutto l'interesse a far cadere il governo, attendendo solo il momento più opportuno per farlo, a partire dal prossimo Consiglio dei ministri che si svolgerà mercoledì 8 maggio.