Era il 1987 ed il romanziere Whitley Strieber pubblicò il volume “Communion, una storia vera”. Fu un successo a livello internazionale, poiché Strieber aprì una breccia nel muro di silenzio e di paura eretto per occultare il tema dei rapimenti. A distanza di quasi trent’anni il resoconto dell’autore non pare, però, aver promosso l’abbrivo di indagini altrettanto coraggiose, di riflessioni altrettanto profonde.
Strieber dà il meglio di sé non nelle mediocri opere narrative, aduggiate da un fiacco ambientalismo, ma nei saggi, appunto in “Communion” e nell’inevitabile prosecuzione “Contatto con l’infinito” (titolo originale, "The breakthrough"). E’ quindi un peccato che la sua ricerca sia caduta quasi del tutto nell’oblio. Tanto rumore per nulla dunque? No, giacché “Communion” è una pietra miliare nella storia dell’ufologia e non tanto per le sconvolgenti esperienze di cui l’autore ci rende partecipi, ma per le risonanze emotive e per gli echi filosofici che esse suscitano. Con rara acutezza il Nostro, attraverso paure, dubbi, domande, scopre inattesi orizzonti, lacera il velo dell’ignoto per rivelare in parte una realtà inquietante, nondimeno quasi numinosa.