TACCUINO #51
1. Introduzione
Il cosiddetto mito di Prometeo e il "narcisismo patologico", pur operando in ambiti apparentemente distinti — il primo radicato nella mitopoiesi collettiva, il secondo nell’indagine psicopatologica — condividono una dinamica centrale: la sfida al limite ontologico. Entrambi configurano una tensione tra il desiderio di trascendenza e l’autodistruzione, emergendo come paradigmi esistenziali di una ribellione contro i vincoli strutturanti dell’essere.
Questo studio esamina il concetto di pulsione prometeica, una forza propulsiva che spinge al superamento delle barriere materiali e conoscitive, e il narcisismo patologico, un’espressione di fallimento ontologico caratterizzata da sterilità evolutiva. Attraverso un’analisi critica, si esploreranno le convergenze tra queste due manifestazioni, con particolare enfasi sui temi del controllo, del limite e dell’autodistruzione strutturale, ponendo in risalto le implicazioni filosofiche, psicologiche e bioetiche di tali dinamiche.
2. La Pulsione Prometeica: Un’Illusione di Trascendenza
La pulsione prometeica, simbolizzata dal mito del fuoco donato agli uomini, rappresenta l’archetipo dell’impulso umano verso il dominio della natura tramite innovazione e tecnica. Questo slancio trasgressivo si configura come una negazione del limite, percepito non come elemento costitutivo dell’essere ma come ostacolo da rimuovere. La pulsione si manifesta in ambiti che spaziano dall’arte alla scienza, con un’enfasi sulla trasformazione della realtà per adattarla ai bisogni umani.
L’ambizione prometeica, tuttavia, è intrinsecamente ambivalente. Da un lato, essa rappresenta la forza creativa che ha permesso il progresso tecnologico e culturale; dall’altro, porta con sé il rischio di un’implosione sistemica. Il dominio tecnico e scientifico, emblematicamente rappresentato dalle moderne intelligenze artificiali, mette in evidenza una vulnerabilità intrinseca: nell’atto di superare ogni confine, l’umanità rischia di cadere vittima delle proprie creazioni. Questo paradosso riflette la tensione fondamentale tra aspirazione trascendentale e realtà ontologica, in cui il limite si rivela inevitabile e costitutivo.
3. Narcisismo Patologico: L’Errore Ontologico
Il narcisista patologico costituisce un esempio di aberrazione esistenziale: incapace di evolvere o risolversi, è confinato in una dimensione di ripetizione sterile. La sua esistenza è definita dalla negazione del limite, vissuto come una minaccia alla propria grandiosità anziché come un elemento strutturante dell’essere. Il narcisismo patologico opera come un processo entropico, in cui l’individuo consuma risorse relazionali ed esistenziali senza produrre alcun valore evolutivo o trasformativo.
A livello ontologico, il narcisista rappresenta un’espressione estrema della pulsione prometeica. La sua illusione di controllo è profondamente autodistruttiva: nel tentativo di dominare, dissolve sé stesso e tutto ciò che lo circonda, perpetuando un ciclo sterile di annichilimento. Questo fallimento riflette un’errata comprensione del limite come ostacolo anziché come fondamento ontologico, portando a un’esistenza precaria, arida e destrutturata.
4. Convergenze Tra Pulsione Prometeica e Narcisismo
a. Illusione di Controllo:
entrambi i fenomeni condividono l’illusione di poter controllare ciò che è ontologicamente irriducibile. La pulsione prometeica si manifesta nel desiderio di assoggettare il mondo naturale tramite l’ingegneria e la tecnologia; il narcisista, nel suo microcosmo, tenta di dominare l’altro ignorandone la complessità irriducibile. Questo desiderio di controllo, comune a entrambi, non considera le implicazioni relazionali e sistemiche del proprio agire, portando inevitabilmente a conseguenze distruttive.
b. Negazione del Limite:
sia la pulsione prometeica sia il narcisismo rifiutano il limite come principio strutturante. Nel mito di Prometeo, il limite imposto dagli dèi è violato a favore di un progresso che però si rivela distruttivo. Analogamente, il narcisista percepisce ogni limite — sia esso relazionale o personale — come un vincolo inaccettabile da negare. Questo rifiuto del limite comporta una destabilizzazione delle strutture che sostengono l’individuo e il collettivo.
c. Autodistruzione Intrinseca:
l’autodistruzione è una caratteristica condivisa. L’umanità, guidata dalla pulsione prometeica, rischia di annientarsi attraverso un sovrasfruttamento delle risorse e la creazione di sistemi incontrollabili. Il narcisista, nel suo deludente microcosmo, riflette questa dinamica distruttiva, consumando ciò che lo circonda senza mai risolversi. Questa autodistruzione evidenzia una mancanza di equilibrio tra aspirazione e realtà, un fallimento che si ripete a diverse scale.
d. Sterilità Evolutiva:
la struttura esistentiva del narcisista è bloccata, incapace di crescita o trasformazione. Analogamente, l’umanità, se guidata esclusivamente dalla pulsione prometeica, rischia di intrappolarsi in un progresso materiale che esclude una maturazione interiore. Questa sterilità si manifesta non solo nella sfera personale ma anche in quella collettiva, limitando le possibilità di evoluzione autentica.
e. Narcisismo come Microcosmo della Pulsione Prometeica
il narcisismo patologico, nella sua incapacità di accogliere il limite, riflette su scala individuale le stesse dinamiche della pulsione prometeica. L’illusione di trascendenza, comune a entrambi, conduce paradossalmente non all’elevazione, ma alla dissoluzione. Il narcisista consuma sé stesso e l’altro in un ciclo sterile; la cosiddetta umanità, similmente, rischia di distruggere il pianeta e le proprie fondamenta esistenziali. Pianeta, la qual cosa rimane indifferente nel corso dei tempi. Questo parallelismo suggerisce che il narcisismo possa essere visto come una manifestazione individuale di dinamiche più ampie, rivelando le tensioni intrinseche tra aspirazione e limite.
f. Conclusione: Il Limite come Ontologia dell’Essere
la pulsione prometeica e il narcisismo patologico, pur operando a scale differenti, convergono nel loro rifiuto del limite come principio fondante. Tuttavia, è proprio nel limite che si radica la possibilità di una trascendenza autentica: esso non rappresenta una barriera, bensì la condizione stessa di ogni creazione e significato. Questo riconoscimento implica una riformulazione delle dinamiche esistenziali, in cui il limite non è più vissuto come ostacolo ma come fondamento di una maturazione autentica.
Il paradosso umano, espresso nella frase: “Noi siamo ciò che osserviamo. E osserviamo ciò che ci sfugge”, cattura questa tensione fondamentale. La ribellione contro il limite, lungi dal trascendere la condizione umana, la disintegra. Solo accettando il limite come struttura costitutiva, l’umanità potrà superare le dinamiche autodistruttive incarnate dalla pulsione prometeica e dal narcisismo patologico, aprendo la strada a una trasformazione autentica e sostenibile.