Migrazione e Sviluppo. Con Giorgia Meloni oggi al “Processo di Roma”, per la prima volta i massimi rappresentanti di oltre 20 Stati. L'intervento del Presidente del Consiglio.
ROMA - (Ernesto Genoni) - Al via la Conferenza internazionale su Sviluppo e Migrazione. Dopo la cerimonia di accoglienza con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e gli interventi di apertura, le sessioni di lavoro. Su iniziativa del Governo italiano, infatti, sono riuniti oggi a Roma, presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, i leader di quasi tutti gli Stati della sponda Sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, gli Stati Ue di primo approdo e alcuni partner del Sahel e del Corno d’Africa, i vertici delle Istituzioni europee e delle Istituzioni finanziarie internazionali per affrontare le emergenze e lanciare una strategia di sviluppo condivisa.
Un grande onore per il Governo italiano, e per me, accogliervi a Roma per questa conferenza dedicata allo sviluppo e alle migrazioni. - Ha esordito così Giorgia Meloni stamani, nel suo intervento di apertura della Conferenza internazionale su Sviluppo e Migrazione, una iniziativa del Governo italiano. - Voglio ovviamente ringraziare il Ministro Tajani, il Ministero degli Esteri, voglio salutare la delegazione del Governo italiano che è presente qui oggi, c'è anche la presenza del Vice Premier Matteo Salvini, il Ministro degli Interni, ma devo ringraziare soprattutto voi, uno a uno, per aver accettato l'invito del Governo italiano a prendere parte a questa iniziativa che io spero possa essere la prima di molte altre iniziative.
Il fatto che attorno a questo tavolo siedano i massimi rappresentanti di oltre 20 Stati, molti a livello di Capi di Stato e di governo, e che ci siano diverse organizzazioni internazionali, dimostra non solo l'amicizia che intercorre tra le nostre Nazioni, dimostra soprattutto la consapevolezza che ciascuno di noi ha che, per affrontare efficacemente le grandi sfide che abbiamo di fronte, è fondamentale che siamo capaci di lavorare insieme. Io credo che sia la prima volta che in tema di migrazione e sviluppo si incontrino gli attori che sono intorno a questo tavolo. Gli Stati europei del Mediterraneo di primo approdo delle rotte migratorie, gli Stati del Magreb, diversi Stati del Sahel, africani, medio orientali di origine e transito dei flussi, Paesi del Golfo, insieme a questi, come dicevo, le principali organizzazioni internazionali, i massimi rappresentanti dell'Unione europea, l'Unione africana.
Un'iniziativa che è unica nel suo genere, un'iniziativa nella quale personalmente credo fortemente. Questo non vuole essere un format chiuso, anzi noi lo consideriamo l'inizio di un percorso, un percorso che ci piace chiamare “processo di Roma”, che deve rafforzare sempre di più il dialogo tra noi ma anche essere aperto ad altri contributi. Su una cosa voglio essere chiara. Quello che noi inauguriamo oggi è soprattutto un dialogo tra pari, basato sul reciproco rispetto, perché quello tra Europa e Mediterraneo allargato non può essere un rapporto “competitivo” o addirittura conflittuale. Non deve essere un rapporto fatto di interessi contrapposti da mediare, perché i nostri interessi, alla prova dei fatti, sono molto più convergenti di quanto noi stessi a volte riconosciamo. Così in quel rapporto io vedo soprattutto grandissime opportunità, che sono opportunità comuni e che possono però essere esplorate pienamente solamente partendo da un rapporto basato sulla lealtà e sulla franchezza.
Allora voglio essere io la prima a essere franca. So che per molti di voi in passato l'Europa non ha sempre considerato come propri i problemi del resto del mondo e che più in generale l'Occidente ha, a volte, dato l'impressione di essere più attento a dare lezioni piuttosto che a dare una mano. E probabilmente anche questa diffidenza che poi ha reso difficile a volte andare avanti nella soluzione di dossier che erano strategici, ma sicuramente è stato così per quello che riguarda il dossier migratorio. Noi abbiamo spesso approcciato la questione delle migrazioni e più specificamente dell'immigrazione non governata, dell'immigrazione illegale, come un tema che contrapponeva i Paesi di partenza e di transito da una parte e i Paesi di approdo dall'altro. Invece non è così. Perché l'immigrazione illegale di massa danneggia tutti, danneggia ciascuno di noi. Nessuno ne trae vantaggio se non le organizzazioni criminali che si arricchiscono sulla pelle dei più deboli, dei più fragili e che poi utilizzano la loro forza anche contro gli Stati, condizionandone le istituzioni, mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini, l'economia, la stabilità politica, l'equilibrio democratico. E prima ancora degli Stati, tutto questo riguarda le persone, perché al centro dei flussi migratori ci sono soprattutto loro, le persone: vite, speranze, paure, sofferenze. Usati, sfruttati da organizzazioni criminali che seguono solamente la logica del profitto. E ognuno di noi ha negli occhi e nei propri ricordi la morte di chi non è riuscito a superare i viaggi della speranza, la disperazione dei sopravvissuti che hanno perso le persone care. E allora è nostro dovere occuparci, ovviamente, dei nostri Stati, ma è nostro dovere anche occuparci del destino di queste persone. Ecco perché io penso che dobbiamo iniziare insieme un percorso di dialogo che però deve portarci a centrare obiettivi concreti. E allora io provo in apertura di questa Conferenza a suggerire qualche punto specifico di discussione, rimanendo ovviamente attenti a quelli che doveste suggerire voi e aggiungere durante il dibattito.
Primo, contrasto all'immigrazione illegale. Secondo, governo di flussi legali di migrazione. Terzo, sostegno ai profughi e ai rifugiati e soprattutto, la cosa più importante di tutte, perché altrimenti tutto quello che facciamo sarà insufficiente, una cooperazione ad ampio raggio per sostenere lo sviluppo in Africa e più in generale nei Paesi di provenienza delle rotte dei migranti, affrontando alle radici e le cause profonde delle grandi migrazioni.
Riguardo il tema del contrasto all'immigrazione illegale, io penso che la nostra priorità dovrebbe essere quella di rafforzare la collaborazione operativa tra le nostre forze di polizia, le autorità giudiziarie dei differenti Stati, l'impegno a perseguire i trafficanti, gli esseri umani, di aggiornare le legislazioni quando fossero carenti, così che il lavoro fatto da una Nazione non venga poi reso vano da una dimensione delle reti di trafficanti che ormai è estremamente estesa. L'Italia già mette ad esempio a disposizione di quegli Stati che intendano usufruirne, l'esperienza e la professionalità dei propri magistrati, dei propri funzionari di polizia per attività di formazione e per suggerimenti in tema di norme necessarie. Lo abbiamo fatto in passato con i Paesi di provenienza e transito e siamo ovviamente ancora più disponibili oggi. Accanto a questo io penso che occorra ragionare di come insieme possiamo occuparci di quelle che sono le principali armi che vengono usate per questo commercio, che sono le imbarcazioni delle reti di trafficanti, sempre più inadeguate a compiere le traversate per le quali i trafficanti si fanno pagare migliaia di dollari, disinteressandosi del fatto che in molti casi quelle imbarcazioni si ribalteranno e provocheranno la morte di chi è salito a bordo, perché a quel punto chi è salito a bordo avrà già pagato. E poi io credo sia fondamentale la cooperazione per colpire il cuore di queste mafie che sono le reti finanziarie e, da questo punto vista, credo e propongo che sarebbe utile un coordinamento tra le nostre strutture di intelligence perché noi parliamo sempre degli scafisti ma lo scafista è l'ultimo anello di una catena sempre più lunga in queste organizzazioni. E poi è importante lavorare in termini di cooperazione per migliorare i centri presenti nei Paesi di origine, di transito, una migliore gestione degli strumenti di rimpatrio, soprattutto per quello che riguarda gli strumenti volontari.
E, punto secondo, combattere l'immigrazione illegale, combattere le reti di trafficanti ci consente soprattutto di offrire nuove opportunità di migrazione legale. Noi dobbiamo interrogarci su come possiamo cogliere i frutti positivi delle migrazioni e questo è possibile soltanto con una gestione fondata sulla cooperazione tra di noi. L'Italia e l'Europa hanno bisogno di immigrazione, per questo noi non possiamo continuare a dare il segnale che verrà premiato chi entra illegalmente a discapito di chi vorrebbe farlo legalmente. Come non possiamo dare il segnale che da una parte siamo aperti a far entrare molte persone, ma dall'altra non ci occupiamo del destino che quelle persone avranno quando si ritroveranno nelle nostre Nazioni, perché quella non è solidarietà. Il Governo che presiedo ha già dato da questo punto di vista un forte segnale. Noi abbiamo programmato un Decreto flussi per la prima volta triennale, aumentando le quote rispetto al passato di ingressi legali, immaginando quote privilegiate per gli Stati che collaborano per fermare la rete di partenze illegali e con ingressi fuori quota aggiuntivi per i lavoratori che seguono percorsi di formazione prima di partire. È il modello che cerchiamo di promuovere anche in Europa, un modello sul quale ovviamente è fondamentale la collaborazione anche vostra.
Il terzo punto è il sostegno a profughi e rifugiati, che è un dovere al quale nessuno può sottrarsi nel pieno rispetto del diritto internazionale. Chi fugge dalle guerre, chi fugge dal terrorismo, dalla fame, dalle catastrofi naturali, ha il diritto di mettersi in salvo, anche quando questo comporta attraversare i propri confini. Però anche su questo serve, diciamo così, chiarezza, perché questo diritto non può comportare automaticamente la possibilità di essere accolti ovunque nel mondo. Il peso maggiore inevitabilmente tende a ricadere sulle Nazioni che sono confinanti. Quello che accade ad esempio alla Turchia, primo Stato al mondo per numero di profughi accolti sul proprio territorio, è quello che oggi accade ad esempio alla Polonia in tema di aiuto ai profughi del conflitto ucraino. E allora il primo impegno qui non può che essere potenziare il sostegno non solo economico per quegli Stati che si ritrovano a fare carico di grandi flussi di rifugiati, che è un dovere di solidarietà certamente ma è anche il modo migliore per evitare ulteriori situazioni di instabilità. E poi accanto a questo il potenziamento dei corridoi umanitari, legali, sicuri, anche verso Stati più lontani, come appunto l'Europa. Anche sotto questo aspetto l'Italia è in prima fila nel contesto europeo. E ho lasciato per ultimo, dichiarando a monte, che era però il punto più importante, la quarta questione, quella senza la quale, come dicevo, ogni altro sforzo che facciamo sarà inevitabilmente vano. Il quarto punto è la collaborazione ad ampio raggio per sostenere lo sviluppo in Africa e in generale nei Paesi di provenienza dei migranti, affrontando alla radice le cause profonde che stanno alla base delle grandi migrazioni. In un'epoca nella quale si presta molta attenzione al diritto a migrare, noi non stiamo prestando sufficiente attenzione al diritto a non dover emigrare, a non dover scappare dalle proprie case, a non dover abbandonare la propria terra, a non dover lasciare i propri familiari in cerca di una vita migliore. Noi italiani siamo oggi terra di immigrazione, ma siamo stati terra di emigrazione diversi anni fa e conosciamo molto bene le storie difficili di chi abbandona le proprie terre, i propri cari, in cerca di condizioni migliori. E sappiamo bene anche che l'emigrazione comporta un grande costo economico, oltre che umano, per la Nazione che la vive, perché molto spesso quella Nazione si priva delle migliori energie che ha, si priva dei suoi giovani, magari dopo aver sostenuto il costo della loro crescita, della loro formazione. Per questo, in un'ottica di partenariato a vantaggio reciproco, credo che il primo obiettivo di questa Conferenza debba essere quello di lanciare iniziative e progetti di sviluppo per la regione del Mediterraneo allargato, dell'Africa Sub-Sahariana, attraverso la pianificazione e la realizzazione congiunta di iniziative e progetti che dal mio punto di vista dovrebbero concentrarsi prevalentemente su ciò che è strutturale e quindi su sei settori principali che individuo personalmente, ma anche qui sono assolutamente in attesa di ascoltare il vostro contributo. Agricoltura, energia, infrastrutture, educazione e formazione, sanità, acqua, igiene. Per questo l'obiettivo dei nostri lavori deve essere anche il reperimento delle risorse necessarie per realizzare queste iniziative di sviluppo, coinvolgendo non solo gli Stati e le organizzazioni internazionali, ma anche valorizzando le iniziative private e imprenditoriali. Mi piacerebbe cioè che ci dessimo l'obiettivo anche di medio termine di un fondo per lo sviluppo, che però preveda una fondamentale novità, e cioè che la sua gestione, come utilizzarlo, si decida con il contributo fondamentale dei Paesi che ne utilizzeranno le risorse. L'Italia nella sola cooperazione allo sviluppo è già impegnata per poco meno di un miliardo di euro in Africa. A queste risorse si sommeranno quelle a favore del clima, 3 miliardi nei prossimi anni e le molte iniziative delle nostre grandi e medie imprese. È la nostra parte in un complesso molto più ampio di risorse che possiamo attivare e siamo ovviamente pronti a fare ancora di più in un'ottica di partenariato strategico. Ma il partenariato, anche su questo voglio essere franca, deve essere paritario, non predatorio, multidimensionale, di lungo periodo, deve essere fondato sul rispetto e non su un approccio paternalistico degli uni sugli altri, sulla solidarietà, sul rispetto della sovranità di ciascuno, sulla condivisione di responsabilità, sulla tutela della legalità, perché questo è l'unico modo serio di rafforzare il nostro legame, di fidarci l'uno dell'altro sempre di più e di favorire lo sviluppo e la prosperità dei nostri popoli. Queste sono le ragioni, e concludo, che muovono questo appuntamento e sono certa che la discussione che ci accingiamo ad avviare in questa sessione e in quella successiva, che coinvolge anche le organizzazioni e le istituzioni finanziarie internazionali, ci indirizzerà verso approdi ambiziosi e condivisi.