Ogni giorno siamo abituati a leggere di episodi di bullismo e comportamenti violenti. Ultimamente non solo tra coetanei, ma anche verso gli insegnanti. La domanda è sempre la stessa: come si può intervenire per dare una riposta definitiva contro questo fenomeno.
Nell’epoca in cui la crisi educativa si estende dalla famiglia alla scuola, abbiamo assistito anche ad episodi in cui genitori danno un pessimio esempio mettendo in discussione l’autorità scolastica.
Un’indagine di Amnesty International ci fa sapere che 7 persone su 10 ritengono che questi fenomeni siano in crescita. Secondo il 45%, la colpa è della cassa di risonanza dei social e della conseguente emulazione. Mentre per il 26% la colpa è del continuo incitamento all'odio riportato nei media. Per 1 italiano su 4 il bullismo è sempre esistito, adeso c’è soltanto l’incremento delle denunce.
Su oltre 2500 studenti, 1 ragazzo su 3 afferma di aver assistito personalmente ad atti di bullismo; per il 90% è un fenomeno molto diffuso all'interno delle scuole, per il 42% è la scuola il contesto con più violenza.
Il bullismo prevede che ci siano atti di violenza intenzionale, fisica, da parte di un soggetto prepotente ed orientato sempre a procurare nei confronti di una vittima danni prolungati nel tempo... mentre in questo ultimo periodo si disegna il bullo solo come un prepotente e basta, fornendone così un identikit errato. Nella scuola materna almeno 1 bambino su 3 è vittima di atti di prepotenza, anche se non possiamo parlare di atti di bullismo, ma solo di atti di disturbo.
Anche il cyberlullismo può essere fermato dando delle regole. I genitori devono controllare i telefonini fino ai ragazzi di15 anni, impedirne loro l’uso notturno, poiché i ragazzi fino a quell'età sono immaturi e non possono farne un uso sempre corretto.
Il bullismo, però, è frutto essenzialmente di una carenza educativa da parte delle famiglie. Oggi i genitori accontentano i figli in tutto e per tutto, non ponendo loro mai dei limiti e rendondoli per tale motivo incapaci di relazionarsi con i coetanei. Poi, ad aggravare il problema, si aggiungono anche le tecnologie digitali...