Nella conferenza stampa di giovedì Mario Draghi ha parlato, tra i vari argomenti, anche di Recovery Fund. Ha ricordato come nella riunione tenuta con le regioni abbia sottolineato che il pacchetto di investimenti e di riforme andrà a coprire gli anni tra il 2021 e il 2026. Lo ha definito "un'opportunità che dobbiamo cogliere", in particolare in relazione a transizione ecologica e digitale, consapevoli della sua portata storica, in quanto occasione unica per migliorare le scuole e modernizzare la burocrazia: "È importantissimo spendere e spendere bene".

Quando sarà pronto il piano (PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) da presentare a Bruxelles?

"Il 30 aprile consegneremo il Piano - ha assicurato Draghi -. Con l'incontro di oggi è emerso inoltre che le Regioni e gli enti locali dovranno trovare un coordinamento. Ma non è un'impresa impossibile. È fuori discussione inoltre che il piano richieda nuove assunzioni, nuove competenze e formazione delle competenze attuali".

Ecco poi, dal punto di vista strutturale, come dovrà essere applicato, in base alla governance e alle sue principali direttrici. 

L'organizzazione del PNRR prevede due livelli, strettamente collegati tra di loro. La struttura di coordinamento centrale supervisiona l'attuazione del piano ed è responsabile dell'invio delle richieste di pagamento alla Commissione Europea, a seguito del raggiungimento degli obiettivi previsti.

Accanto alla struttura di coordinamento, agiscono una struttura di valutazione e una struttura di controllo. Le amministrazioni sono invece responsabili dei singoli investimenti e delle singole riforme e inviano i loro rendiconti alla struttura di coordinamento centrale, che invierà le relative richieste di pagamento alla Commissione Europea.

Sarà poi intenzione del governo costituire delle task force locali a supporto delle amministrazioni territoriali, per  migliorare la loro capacità di investimento e semplificare le procedure. 

La supervisione politica del piano è affidata a un comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio a cui "partecipano" i ministri competenti.

In questo quadro, ha aggiunto Draghi, gli enti territoriali hanno dunque quattro funzioni: 

  • Regioni ed enti locali hanno la responsabilità attuativa  delle misure loro assegnate. 
  • Le regioni supervisionano i progetti gestiti dagli enti locali e si assicurano che siano coerenti con le altre politiche regionali di sviluppo. 
  • Gli enti territoriali partecipano alle strutture di sorveglianza del piano e contribuiscono alla sua corretta attuazione. 
  • Per ultimo beneficiano degli interventi di assistenza tecnica e di supporto operativo che arrivano dalle task force.


Dopo questo riassunto, due sono le considerazioni naturali da fare. La prima riguarda la tempistica. Secondo le opposizioni guidate dal senatore Renzi, a gennaio con Conte il Recovery Plan era già in ritardo. Adesso che sarà consegnato a Bruxelles a fine mese, nessuno ha niente da dire, neppure sui tempi di discussione e di approvazione in Parlamento.

E che dire poi della governance. Il senatore rignanese, al tempo, aveva affilato i dentini per puntualizzare l'inopportunità di una governance esterna per l'attuazione del PNRR (tra l'altro richiesta da Bruxelles), perché ciò avrebbe messo in secondo piano il ruolo dei parlamentari che, al contrario, avrebbe dovuto essere preminente.

Però adesso, che in base a quanto dichiarato da Draghi persino i ministri sembrano destinati ad essere commissariati, il senatore Renzi (inutile parlare di opposizione visto che non esiste) non ha trovato nulla da eccepire. Anzi, nella sua ultima "enews" ha rinnovato la sua fiducia a Draghi.

A noi, invece, non resta che "rinnovare" la precedente certezza di quanto fossero strumentali le dichiarazioni di Renzi. Evidentemente, Conte non gli forniva le garanzie necessarie in merito alla realizzazione dei piani di investimento da lui immaginati e, viste le sue "relazioni internazionali", non è nemmeno detto che tali piani avessero come unico obiettivo gli interessi degli italiani.