Perché cercare di essere consapevoli quando è possibile evitare almeno di rimbecillirsi?
Potrebbe sembrare un gioco di parole e invece è un'osservazione molto potente. Si chiama “tecnica dell'inversione” e si applica con successo in svariati campi della ragione, in particolare nell'autovalutazione e nella determinazione degli obiettivi che si desiderano raggiungere.
Nel nostro esempio, anziché compilare la lista delle cose da fare per mantenersi informati e consapevoli, dobbiamo fare l'esatto contrario scrivendo la lista delle cose da fare per rimbambire a dovere o comunque mantenersi ben confusi e disorientati.
Potremmo iniziare così.
- Non leggere nulla, o al massimo qualche fumetto o romanzetto
- Guardare la TV per almeno un paio d'ore al giorno (ma di più è meglio), e rigorosamente su telenovelas, talk show pomeridiani e grandi fratelli
- Accusare sempre gli altri di ogni propria sventura
- Non provare mai a riflettere e verificare i fatti, ma fidarsi sempre e comunque del chiacchiericcio, del gossip, e di tutto ciò che scrivono e dicono gli altri (specialmente se sono di bell'aspetto)
- Lamentarsi almeno 3 volte al dì, e concludere ciascun piagnisteo con un luogo comune o un pensiero banale
- Usare il tempo libero esclusivamente per fare shopping, o guardare gli altri che lo fanno
- Pretendere approvazione esclusivamente dagli altri e cancellare il termine “autostima” dal vocabolario
- Mettere se stessi e/o i propri bisogni al centro del mondo
- Rispettare le regole solo se fanno comodo
- Apparire sempre e comunque e non badare mai all'essere
- Parlare e commentare tutto, specialmente argomenti di cui si ignora qualunque informazione
- E così via…
La lista si allunga un po' troppo, ma viene anche molto facile e scorrevole. Pensate che l'ho tirata giù così, di getto, mentre scrivevo quest'articolo. Perché è davvero semplice pensare alle cose sbagliate e negative riguardo un determinato argomento, e lo è paradossalmente per chiunque: specie per chi certi errori li commette con costanza o, addirittura, come regola (inconsapevole) di vita. Occorre solo un attimo di “raccoglimento” nella propria, onesta, intimità, e al riparo dai timori di chi magari potrebbe giudicare.
Ciò che garantisce la tecnica dell'inversione è anzitutto questa facilità di poter rappresentare l'esatto contrario di quello che vorremmo fare, e che già in qualche modio facciamo se ci sta limitando. Una volta che abbiamo organizzato tutto questo materiale negativo, sarà sufficiente evitarlo per raggiungere l'obiettivo che ci siamo prefissati. Nel nostro esempio, basta fare l'esatto opposto di tutto quello che ho scritto nella lista di sopra per diventare consapevoli e informati.
Durante il percorso arriveranno tanti stimoli per approfondire e direzionare le nostre attenzioni; sicuramente revisioneremo la lista altre volte aggiungendo ulteriori elementi che ci dovranno sempre evidenziare l'opposto dell'obiettivo che, invece, vogliamo raggiungere.
La tecnica dell'inversione si applica anche, e soprattutto, alla propria natura.
Non più “cosa sono e cosa mi piacerebbe fare”, ma “cosa non sono e cosa non potrò mai diventare”. Magari piace cantare, ma non si ha talento. E dunque è inutile pensare di poter diventare cantante se non si possiede il talento necessario. Abbiamo talenti in mille altre cose, ma prima di scoprirli dobbiamo liberarci di quelli che non abbiamo sicuramente. Quel che rimane siamo noi, unici, e dal potenziale unicamente limitato dalla nostra volontà.
Quest'ultima cosa la comprese anche lo scrittore e poeta Charles Bukowski, che si accettò nel suo stile di vita poco ortodosso, dedito ad alcol e donne, nonché nella sua narrazione quasi sempre autobiografica in “realismo sporco”, insistendo nel trovare finalmente la breccia per poter pubblicare i suoi lavori. E alla fine ebbe successo. Un successo che dunque non è dipeso dal “provare a ottenerlo” ma dal fare! Semplicemente fare ciò che era nella sua natura, accettandosi al di là del piacersi in qualcos'altro.
Per Bukowski l'inversione è stata proprio questa: l'evitare di essere qualcun altro.
base foto: Nato Pereira da Pixabay
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