È molto facile parlare dei problemi altrui, sia particolari che generali, soprattutto quando non se ne ha alcuna esperienza reale. I professionisti della comunicazione ci passano confortevolmente la vita a proferir sentenze e giudizi; è economico e privo di rischi usare il fiato e le corde vocali come unico capitale impiegato nello svolgere un’attività che riserva notorietà, potere e benessere.
È comodo parlare dei morti sul lavoro, alla fine dell’anno si fa il bilancio per confrontare le statistiche che non comprendono l’ingiustizia, il dolore, il vuoto incolmabile per la perdita di una persona cara, le famiglie distrutte; e che dire degli sfruttati impiegati nei campi e accatastati in luridi “camper” dove possono riprendere fiato e rimettersi nella posizione eretta dopo dodici ore passate in ginocchio o piegati in due a raccogliere ortaggi per quattro euro al giorno.
La parola “povertà” è stata finalmente sdoganata come una realtà diffusa durante i due governi Conte: prima era impronunciabile. Fino agli anni ’70 la collettività aveva un basso tenore di vita, la percentuale di analfabetismo era altissima e colpiva soprattutto le donne; un cappotto doveva durare anni e le scarpe si sfondavano subito; i bambini giocavano con giocattoli acquistati nei mercati settimanali a pochi soldi o giocando a campana, a nascondino e via dicendo.
La sanità pubblica si riduceva al medico condotto e agli ospedali pubblici dove i medici vi dedicavano tutta la loro esistenza. Le medicine erano a pagamento e di conseguenza le farmacie erano vuote.
Enrico Mattei e Adriano Olivetti furono i due outsiders che condussero fuori dal pantano dell’arretratezza e della miseria un Paese in mano a forze antidemocratiche dopo la loro restaurazione da parte dei vincitori negli anni ‘50. Sono quasi ott’anni che viviamo in una tragica contraddizione: avere una Costituzione democratica mai realizzata e le leve del Paese affidate alle solite caste di fede oscurantista.
Nessuno parla delle lotte condotte nelle fabbriche dagli operai, nelle campagne dai contadini, semplici padri e madri di famiglia, per ottenere condizioni di lavoro e di salario dignitosi, previsti dalla Costituzione. Venivano isolati e trattati da appestati, subivano violenze fisiche e psicologiche, durante gli orari di lavoro venivano rinchiusi in stanze a fare nulla: i semplici (nell’accezione più nobile del termine) non sono mai degli eroi ma è grazie a questi esseri umani di buona volontà, senza cultura classica, scientifica o universitaria ma pieni di passione per i loro ideali di uguaglianza, dotati di perseveranza e spirito di sopportazione che oggi molti godono di un buon tenore di vita. Ma tutte le cose buone vengono deviate dalla cattiva coscienza di chi è al potere.
Con il benessere la popolazione raddoppiava, non vi era la possibilità di collocare tutte le nuove generazioni in un sistema economico ormai infartuato perché sottoposto ai limiti degli alleati che non volevano un Paese autonomo e progredito: negli anni ’60 veniva chiusa tragicamente la parentesi positiva e costruttiva di Olivetti e Mattei e iniziava il viaggio di ritorno alle origini.
La povertà e le malattie gravi sono divenute uno strumento per eliminare i diritti di moltissimi esseri umani, hanno tolto loro la voce, le loro grida di dolore vengono soffocate dall’indifferenza di quella parte della collettività che si è arricchita timbrando il cartellino (o facendolo fare ad un complice) e dedicandosi a proficue attività al nero. Questi delinquenti sono decine di anni che truffano i cittadini onesti due volte: hanno fatto chiudere le attività artigianali per concorrenza sleale facendo lavori a basso prezzo; percependo uno stipendio senza lavorare hanno sistematicamente e sfacciatamente raggirato l’Ufficio delle Entrate e l’Ufficio IVA portando l’INPS a non avere fondi per pagare le pensioni. Sono le persone oneste che continuano a pagare gli stipendi a questi parassiti ricevendo in cambio sacrifici e povertà. Alla faccia della Repubblica democratica fondata sul lavoro!
L’attuale classe politico/dirigenziale è il frutto avvelenato del degrado culturale post ’68: lauree regalate con la tessera del partito o pagate: malasanità e malcostume scaturiscono da questa enorme truffa proposta da una classe politica corrotta ed accettata da una collettività affamata di riscatto per questo ancor oggi girano negli ospedali medici/assassini; avvocati, commercialisti e notai si prestano ad operazioni estremamente opache, sfruttando e truffando i loro clienti (naturalmente senza generalizzare); le “forze dell’ordine” aggrediscono cittadini inermi, li torturano e fanno loro cantare gli inni fascisti e non vi sono leggi per punire un simile oltraggio (vedi scuola Diaz di Genova); una classe dirigente pubblica che persegue interessi di casta, dove le carriere sono scandite dai dossier in mano ai pupari che tirano le fila dietro le quinte.
Quanti sacrifici hanno fatto le famiglie normali per far studiare i propri figli nella speranza di dar loro un avvenire migliore per poi ritrovarseli nei call centre a piazzare pentole e bicchieri. L’Italia è un Paese tradito e, allo stesso tempo, traditore per questo è sceso un assordante silenzio che strazia le coscienze che non si sono addormentate.