Di Vincenzo Petrosino - Oncologo Chirurgo - Salerno -

Il Carcinoma della prostata è una delle patologie neoplastiche più frequenti nell’uomo.

Esso rappresenta circa il 20% di tutte le neoplasie diagnosticate tra gli uomini a partire dai 50 anni di età. Può insorgere molto subdolamente e non dare segni se non tardivi.

Senza entrare in discussioni scientifiche che potrebbero non essere ben comprese, diciamo subito che il cancro della prostata per la sua enorme possibilità terapeutica è un cancro da "scoprire presto". Nelle sue fasi iniziali di sviluppo è totalmente asintomatico e per questa ragione la diagnosi precoce risulta difficile.

Al crescere della massa tumorale cominciano i sintomi tipici della malattia. Difficoltà nella minzione ,sensazione di mancato svuotamento della vescica e presenza di sangue nelle urine o nello sperma. 

Tali sintomi però possono essere collegati anche a problemi prostatici di natura benigna come, ad esempio, l'ipertrofia prostatica. Ecco perché in caso di sintomi del genere è opportuna rivolgersi al medico ed orientare la diagnosi Il tumore della prostata cresce spesso lentamente e per tale motivo i sintomi possono rimanere assenti per molti anni.

La sopravvivenza dei pazienti con carcinoma alla prostata, non considerando la mortalità per altre cause, è attualmente dell’88% a 5 anni dalla diagnosi, in costante e sensibile crescita.

Come per la prevenzione del cancro della mammella della donna, così il cancro della prostata necessita di diagnosi tempestiva e precoce , è una patologia che se non resta confinata all’organo da facilmente metastasi loco regionali e a distanza , specialmente ossee.

La prostata è una ghiandola della grandezza di una castagna che circonda l’uretra maschile  è disposta dietro la vescica e davanti al retto. Per la sua posizione anatomica quando la porzione ghiandolare si ingrossa , vengono compresse le vie urinarie e quindi ecco la necessità di cure mediche e spesso di intervento chirurgico di Turp (per la iperplasia benigna).

Questa ultima situazione è ben diversa dal cancro che ha spesso insorgenza dalla parte più esterna della ghiandola. Le cause reali del carcinoma prostatico rimangono ancora sconosciute. È possibile però individuare alcuni potenziali fattori di rischio che aumentano la probabilità di ammalarsi, anche se non sono direttamente responsabili dell’insorgenza della patologia.

E’ comunque certo che alcuni fattori dietetici e comportamentali, oltre all’età, possano essere associati al tumore della prostata. Una dieta ricca di grassi, soprattutto saturi come fritti e insaccati e l’eccessivo consumo di carne rossa e latticini (quindi anche di calcio), aumenterebbero l’incidenza. Importante è per la prevenzione una dieta a base di frutta e verdura fresca , ricca di sostanze antiossidanti (come accade un po’ anche per altri tipi di cancro).

Anche l’esposizione a metalli quali il cadmio riveste un fattore di rischio (noi abbiamo trovato metalli pesanti nel sangue di pazienti affetti da diversi tipi di cancro).

Riferimenti:
link.springer.com/article/10.1007/s10534-018-0091-9
symbiosisonlinepublishing.com/cancerscience-research/cancerscience-research52.php

Importante è anche la familiarità, infatti uomini con un parente stretto (padre, zio o fratello) con questo tumore presentano  un maggiore rischio di ammalarsi (soprattutto se la neoplasia è stata diagnosticata a più di un familiare, anche prima di 65 anni).

In questi pazienti ritenuti a rischio è bene effettuare una prima visita all’età di 40 anni. Anche l’eccesso di androgeni , la vita sedentaria e le continue infiammazioni prostatiche ( prostatiti oggi così comuni nei giovani ) sono considerati importanti fattori di rischio. Per quanto riguarda la diagnosi precoce importante è la visita con esplorazione rettale, l’ecografia trans rettale e il PSA.

Per quanto riguarda il PSA bisogna stare attenti e considerare che varia con l’età, con i rapporti sessuali, con gli stress tipo andare in bici e moto e ovviamente può essere aumentato nella ipertrofia prostatica benigna e anche nelle prostatiti. Esistono due scuole di pensiero basate sui risultati dei due studi di screening con PSA: la prima (americana) incentiva la prescrizione di esami diagnostici preventivi a tutti gli uomini con più di 50 anni (come l’antigene prostatico specifico, PSA). La seconda (europea) sottolinea come la letteratura non abbia ancora confermato la reale utilità di una diagnosi precoce, in assenza di sintomi, nel migliorare la sopravvivenza e le probabilità di guarigione. Comunque va dosato il PSA libero e totale e il rapporto esistente. Comunque ogni diagnosi è sempre clinica e prende in considerazione più esami.

Oggi ad esempio molto attendibile è la risonanza multi parametrica , esame non invasivo e semplice che consente di vedere bene la ghiandola prostatica e di escludere o indirizzare il medico verso biopsie mirate. In base ai risultati, all’età del paziente e alla eventuale invasione loco regionale le terapie possono andare da una semplice vigile attesa alla prostatectomia radicale che di solito oggi viene eseguita con l’ausilio di robot, che salvaguardano anche la potenza sessuale dell’ammalato.

Senza dilungarmi in tecniche e altro deve passare forte e chiaro il seguente messaggio: il tumore della prostata si può guarire. Più la diagnosi è tempestiva più la qualità della vita sarà migliore e le terapie meno invasive. Bisogna rompere paure e tabù vari, spesso una semplice visita può davvero salvare una vita. Nulla, specie nel caso dei tumori in genere, può sostituire la funzione del medico esperto.