Le solite parole che suonano, come spesso accade, come monito nei confronti del popolo italiano. Perché secondo Laura Boldrini la "Rabbia" è naturalmente provocata dal popolo italiano, perché secondo Laura Boldrini il "Risentimento" è naturalmente provocato dal popolo italiano, perché secondo Laura Boldrini il "Senso di esclusione" è naturalmente provocato dal popolo italiano.

Perché secondo Laura Boldrini, sempre più infervorata e con l'enfasi della migliore attrice di teatro, "Se noi li teniamo ai margini li faremo diventare peggiori, tireremo il peggio sentimento fuori da loro, essere messi da parte, di sentirsi rifiutati. Abbiamo bisogno di persone che si sentono rifiutate e che si sentono in diritto di danneggiare?"

E pur di persuadere o costringere dalla necessità assoluta di varare una nuova legge di cittadinanza, lo Ius Soli, la Presidente della Camera dei deputati utilizza il ricatto. Se questa legge non venisse approvata in tempi brevi, cioè entro la fine della legislatura ci sarebbero ripercussioni negative sulla nostra società a causa di persone che avrebbero l'alibi per iniziare una condotta violenta nei confronti della collettività. Quindi gli italiani andrebbero incontro a dei rischi a causa del disagio sociale provocato da una legge non approvata.

Del resto la Presidente non fa altro che riprendere e rilanciare il ricatto che 26 musulmani moderati avevano già formulato sottoscrivendo il "Manifesto contro il terrorismo e per la vita".

 Con questo documento, pubblicato dal Corriere della Sera in data 2 settembre 2004, si voleva, tra le altre cose, sensibilizzare lo Stato italiano perché si accelerasse l'iter per la concessione della cittadinanza. Per evitare "rabbia, risentimento e senso di esclusione". Così un paragrafo del Manifesto si esprimeva:

" (...)Sollecitiamo pertanto le autorità italiane a agevolare il processo di «cittadinizzazione» dei musulmani d’Italia, accogliendo senza indugi e ritardi come nuovi cittadini coloro che vivono nel rispetto delle leggi e nella condivisione dei valori comuni. Oggi più che mai è necessario ancorare i musulmani d’Italia a un’identità italiana forte e condivisa, espressione di un sistema di valori credibile e convincente. Il rischio è che taluni musulmani, specie i più giovani nati e cresciuti in Italia, se abbandonati a loro stessi e in preda a una crisi di identità, possano finire soggiogati e cooptati dall’ideologia dei gruppi estremisti. In quest’ambito sosteniamo la proposta del ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu di una Consulta dei musulmani d’Italia quale strumento per favorire il dialogo tra lo Stato e la maggioranza dei musulmani moderati.(....) "

Che con la cittadinanza si possa fornire una chiave per l'integrazione mi sembra che sia una tesi da dimostrare. Al contrario, la cittadinanza dovrebbe essere data alla fine di un percorso culturale. La cittadinanza dovrebbe essere la testimonianza di condivisione e di integrazione dei valori della società in cui si vive.  

Ma questo non accade quasi mai. La condivisione e l'integrazione sono quasi sempre delle chimere. La convivenza tra persone di comunità diverse va gestita solo con l'impegno dello Stato per far rispettare le proprie leggi. Altro non si può chiedere.

Mentre la prima generazione di immigrati è dedita sopratutto a risolvere i problemi materiali della vita quotidiana, lavoro, casa, ricongiungimento familiare, sono le seconde e terze generazioni, quelle che hanno ricevuto la cittadinanza dalle autorità dei luoghi in cui sono nate, a vivere un rapporto conflittuale con la società in cui vivono. E la causa non è necessariamente di natura economica. Il risentimento sociale nasce là dove la cultura ereditata dai padri non trova riscontro nella sua applicazione nella vita pratica di tutti i giorni. Di fronte a questa dicotomia, da una parte una società liberale e in continuo cambiamento (società liquida), dall'altra il modello di una società che impone le leggi di un dio che regola la vita dell'uomo in tutte le sua azioni, la scelta ricade su posizioni che soddisfino il bisogno di appartenenza. L'appartenenza è quella culturale legata alle origini della propria famiglia. Perché l'uomo ha bisogno della propria identità, ha bisogno di sapere da dove viene, di conoscere le proprie radici, di mantenere le proprie tradizioni. Perché la ricetta che propone l'integrazione come la soluzione per creare nuovi cittadini felici e in sintonia tra loro non esiste.