Salute

Emancipazione

TACCUINO #35

Nota: Potrete leggere i Taccuini di PsykoSapiens in Substack . . .

1. L’illusione dell’emancipazione
  
1.1. Emancipazione come inganno sociale

 
L’uomo e la donna non sono mai stati emancipati in senso reale. Ciò che chiamiamo "emancipazione" è una costruzione sociale che maschera nuove forme di subordinazione:
  
Rivoluzione industriale: presentata come il grande balzo verso il progresso umano, ma ha trasformato l’uomo in una macchina, subordinata alle leggi del profitto e del lavoro alienante. La "libertà" promessa si è tradotta in una dipendenza ancora più stringente dal sistema economico.

Rivoluzione sessuale e femminista: sebbene abbiano spezzato alcune catene evidenti, hanno creato nuove schiavitù: l’iper-sessualizzazione della donna, la pornografia come norma sociale, e l’idea che "libertà sessuale" significhi conformarsi a modelli mediatici distruttivi. Panorama osceno e degradante degenero.

 
1.2. L’emancipazione come sopravvivenza al pensiero pensato
  
Ogni rivoluzione sociale si fonda su ideali che finiscono per schiacciare chi li ha creati:
 

Le idee di libertà, uguaglianza, e diritti si trasformano in strumenti di controllo. Antichità condit. Cristianesimo docet. 

L’individuo è costretto a sopravvivere dentro un sistema che lo definisce attraverso questi stessi ideali, ignorando la sostanza della sua esistenza materiale.

 
2. Lo squallore reso naturale
  
2.1. Pornografia mediatica e bordello a cielo aperto
  
Il mondo contemporaneo ha reso familiare ciò che dovrebbe suscitare vergogna e disgusto:
  
Pornografia come norma: l’iper-sessualizzazione non è più confinata a contesti specifici, ma permea ogni aspetto della vita pubblica e privata. La pornografia, in senso ampio, si manifesta nel modo in cui i corpi sono ridotti a merci e spettacoli.

Bordello sociale: l’eros, che dovrebbe essere un’espressione intima e umana, è stato trasformato in un prodotto industriale. La pornografia sociale si estende oltre il sesso: spettacolarizzazione delle emozioni, manipolazione dei sentimenti, e degradazione del valore dell’essere umano.

 
2.2. La vergogna come ultimo baluardo
  
La vergogna, che un tempo era un riflesso naturale di difesa, viene nascosta o ridicolizzata:
  
Gli "indumenti intimi" non sono più un simbolo, non smbolo, di protezione della dignità, ma un accessorio estetico.

La vergogna si dissolve nella teatralità della società, dove ogni gesto è esposto e spettacolarizzato.

 
3. L’uomo come parassita non necessario
  
3.1. Parassitismo esistenziale
  
L’uomo, nella sua condizione attuale, non è altro che un parassita della terra:
  
Dipendenza dalla natura: l'uomo consuma risorse senza produrre nulla di essenziale per l’ecosistema. È un predatore che non restituisce nulla, un consumatore che distrugge.

Non necessarietà: la natura non ha bisogno dell’uomo. Se l’umanità scomparisse, il mondo naturale continuerebbe ad esistere e prosperare? Imploderebbe nella dimensione di senso, dall’uomo attribuita?

 
3.2. Evoluzione come stasi
  
L’uomo non evolve:
  
Le cosiddette rivoluzioni e progressi sono solo variazioni dello stesso ciclo di sfruttamento, alienazione e autodistruzione.

La sua "natura" non è quella di un essere razionale o superiore, ma di un organismo incapace di vivere in armonia con l’ambiente e con sé stesso.

 
4. L’uscita dal teatro macabro
  
4.1. Superare la dualità dell’inganno
  
Materia come verità: l’uomo deve riconoscersi come parte della materia, non come suo padrone o creatore.

Uno e uno cosa: l’uomo non è separato dalla terra, ma è terra. Deve accettare la propria condizione materiale senza sovrastrutture ideologiche.

 
4.2. Rivoluzione viscerale e non pensata
  
La vera rivoluzione non è pensata, ma vissuta:
  
Non si basa su ideali o ideologie, ma sul ritorno alla sostanza dell’essere.

È un gesto radicale di abbandono del superfluo, una riconciliazione con il caos e la materia.

 
5. Conclusione: verso una filosofia della verità materiale
  
Occorre l’atto di coraggio, che altro non è che l’atto d’intelligere, sin troppo spesso abbandonato, nell’uomo morto, che resta morto: smascherare le ipocrisie del progresso e dell’emancipazione per rivelare la condizione reale dell’uomo. Se l’uomo vuole essere qualcosa di diverso da un parassita non necessario, deve abbandonare l’illusione del progresso e riconciliarsi con la realtà viscerale e materiale della sua esistenza.
  
Nessun antidoto per creare l’uomo oltre l’uomo morto.

Autore PsykoSapiens
Categoria Salute
ha ricevuto 234 voti
Commenta Inserisci Notizia