"Sono sempre stato orgoglioso di indossare questa maglia. Vivere e giocare per la città: ci vuole personalità, un carattere forte. Seguivo scrupolosamente i consigli dei senatori Bruscolotti e Vinazzani, i quali mi misero davanti la realtà della tifoseria partenopea, che voleva massimo impegno e pochissime distrazioni. Per un paio danni fui il rigorista della squadra, poi ironia della sorte, segnai il mio unico gol su azione proprio nella gara scudetto vinta contro la Juve. Fu il momento più bello: mi piace pensarlo come una sorta di risarcimento per quell'autogol che qualche anno prima feci contro il Perugia".
Undici stagioni in azzurro, stopper titolare nell'anno del primo storico scudetto, compie oggi gli anni uno dei calciatori con più presenze nella storia del Napoli: auguri a Moreno Ferrario.

Quando ero piccolo, verso i 6-7 anni subito m’innamorai della maglia del Napoli. Quel celeste chiaro o per meglio dire azzurro chiaro che infondeva a me amore e tenerezza e quei calciatori da Castellini a Pellegrini a Ferrario a Dirceu a Frappampina a Celestini che mi davano tenerezza. Sapere che quei colori appartenevano alla squadra della mia città mi faceva tanto piacere come se fossi in colloquio con degli dei, degli angeli buoni.

Ricordo all’inizio degli anni 80, quelle gare sofferte, quei pareggi e vittorie soprattutto grazie ai calci di rigore, trasformati da Moreno Ferrario che riallietavano il mio animo di bambino. Poi come in tutti i sogni apparve l’impossibile: Diego Armando Maradona.

Avevo 9 anni e già compravo tutti i giorni il giornale per sapere se veniva a Napoli oppure no. Alla fine del calciomercato, un tira e molla col Barcellona, Ferlaino, il Presidente azzurro lo acquisto auspice Totonno Juliano. Non feci mai più un sogno cosi bello.