Dopo aver iniziato la propria carriera diplomatica nel 1984, dal 1985 al 1987 è stato impiegato presso il dipartimento delle Pubbliche relazioni . Dal 1987 al 1991 è stato segretario di legazione a Tokyo, dove nel 1988 è stato nominato segretario di legazione di prima classe. Dal 1991 al 1995 ha lavorato a Bonn, dove nel 1995 è stato nominato consigliere. Dal 1995 al 1996 è stato membro della Task Force della Presidenza Italiana dell'Unione Europea. Dal 1996 al 1997 ha lavorato a Roma. Dal 1997 al 1998 è stato impiegato presso la Segreteria di Stato. Dal 1998 al 2002 è stato consigliere presso la sede dell'ONU , dove è stato nominato consigliere di prima classe nel 2000. Dal 2002 al 2006 è stato membro dello staff consultivo del Primo Ministro, dove è stato promosso a vice-capo nel 2005. Dal 2006 al 2007 ha diretto il dipartimento Sud America. Dal 2007 al 2011 è stato Console Generale a New York . Dal 2011 al 2012 è stato inviato speciale del ministro degli Esteri per Afghanistan e Pakistan. Dal 20 agosto 2012 al 4 agosto 2017 è stato Ambasciatore a Tel Aviv... e come non citare il fatto che sia pure tenente della riserva dei Carabinieri!

Ora, qual è stata la disgrazia di Francesco Talò, la persona a cui appartiene il po' po' di curriculum riassunto qui sopra? Quella di chiudere la carriera come consigliere diplomatico di Palazzo Chigi... e soprattutto di Giorgia Meloni.

Durante la conferenza stampa odierna, commentando la figura di palta conseguente allo scherzo telefonico dei comici russi, la premier ne ha attribuito la responsabilità ad un errore compiuto dal consigliere Francesco Talò che, per tale motivo, ha presentato le proprie dimissioni... a tre mesi dalla pensione!

Così, in conferenza stampa, Giorgia Meloni si è espressa sulla vicenda: 

"Verso la fine della telefonata ho avuto un dubbio sul tema del nazionalismo ucraino, che è un tema che pone solo la propaganda russa. Ho avuto questo dubbio... L'ho segnalato al mio ufficio diplomatico e credo ci sia stata una superficialità nel mio ufficio diplomatico nel procedere alle verifiche. Questa è la ragione per cui il mio consigliere diplomatico, ambasciatore Francesco Talò, ha rassegnato le dimissioni. Lo considero un gesto di grande responsabilità. ... L'ufficio diplomatico non ha verificato dopo la mia segnalazione che qualcosa a me non tornava. Credo sia l’errore principale che è stato fatto dall’ufficio diplomatico. A me non è tornato un alert sulla telefonata e questo non mi ha consentito di muovermi. È la cosa che io ancora adesso considero più superficiale rispetto al fatto che la telefonata sia stata fissata. Non essendomi tornato un alert ho dato per scontato che le cose fossero corrette. Questa situazione è stata gestita con una leggerezza che ha esposto la nazione".

Punto A. Nessun giornalista crede che un diplomatico esperto come Talò possa farsi "fregare" da un comico che si spaccia per un politico africano parlando inglese con forte accento russo.

Quello che invece tutti credono è che all'origine della figuraccia, una delle tante, di Meloni ci sia l'ombra tuttofare della sua pari quota, in senso di altezza, Patrizia Scurti... quella che la segue in ogni dove a un passo di distanza portando borse, appunti e quant'altro.

È la Scurti che, direttamente o indirettamente, secondo i più avrebbe dato a Meloni la possibilità di fare una figuraccia. Talò si è sacrificato per consentire a Meloni di salvare il .... alla sua ombra tuttofare, a cui evidentemente non vuole o non può rinunciare.

Punto B. La cosa più grave di questa vicenda è che, con il primo che le telefona e che non conosce, lei si lascia andare a considerazioni che dovrebbe tenere per sé. Inoltre, certe telefonate sono "preparate" in precedenza, con temi ben definiti e con risposte già concordate con il proprio consigliere diplomatico. E invece Meloni parla come se l'avesse chiamata la vicina facendo dichiarazioni su argomenti a cui un politico africano non dovrebbero interessare.

E per concludere, a rendere ancor meno credibili le scuse di Meloni, il fatto che lei si sia fatta venire dei dubbi sul nazionalismo ucraino, quando invece, durante la telefonata, al suo interlocutore ha detto di non sapere chi fosse Stepan Bandera!