Le arti figurative sono il frutto di una libertà, che non conosce schemi, soprattutto se a sublimarle sono pittori dalla natura autodidatta: è il caso di Salvatore Accolla, artista aretuseo scomparso il 31 ottobre 2020, il quale amava l’arte in tutte le sue forme e manifestazioni. La sua ispirazione proveniva da Ortigia, luogo, in cui abitava insieme al suo fedele cane Righel.

I suoi dipinti nascevano dalla fantasia: gli bastava un pensiero, una parola, una canzone, e l’immaginazione con un pennello dinanzi ad una tela si trasformava totalmente in arte. Caratteristica eminente delle sue opere sono i soggetti senza occhi, a simboleggiare la pressoché assenza di sentimenti e la quasi totale alienazione nell’odierna società umana.

Persone senza volto, perché uniformate ad un’unica volontà senza l’occasione di esprimere un proprio, autonomo pensiero. Definito da molti osservatori il “Picasso siracusano”, Salvatore Accolla racchiuse nelle sue opere una molteplicità di correnti pittoriche, che cambiavano di anno in anno.

Le opere dal 2012 al 2018 sembrano propendere, per la capacità creativa, al celebre pittore spagnolo: infatti, la semplificazione dei lineamenti, la ricostruzione delle forme con l’eliminazione dei dettagli superflui, la monumentalità delle teste rappresentano il preludio alle deformazioni lineari di stampo fauvista nei dipinti del 2019, nei quali trionfa il rifiuto della spazialità ed il colore viene concepito nella purezza delle sue tinte in un contesto dagli esiti decorativi. Non a caso egli preferì un’astrazione figurativa composta da forme semplificate e colori compatti approfondendo il messaggio universale del ritorno alla semplicità ed all’umanità.

Nel 2020, ultimo anno della sua esistenza, le opere rappresentano un presagio alla morte: il cromatismo appare più cupo, prevalgono lineamenti molto marcati di colore nero ed i soggetti sembrano dissolversi nell’ambiente, che li circonda.

Degni di rilievo sono le due opere dal titolo “L’urlo”: la chiara analogia all’opera di Munch è tuttavia personalizzato nello stato angoscioso, in cui molto palese è quello sguardo atterrito con le mani premute sulle orecchie per non sentire nulla all’interno di uno sfondo cupo e rovente, che inesorabilmente lo circonda in una tragica visione del vivere.

La concezione funesta del proprio futuro è insita anche nei quadri raffiguranti animali, vestigia preistoriche nonché paesaggi della Sicilia sud-orientale con i suoi tramonti e le sue dune.

Di particolare interesse è il ritratto del fratello, poiché unica realizzazione di un soggetto rappresentato con occhi e pupille. Nonostante il paesaggio sia brullo ed arso, il protagonista è rappresentato con vividi occhi cerulei, che racchiudono la vita e la speranza in un futuro mondo migliore. Egli ha partecipato a varie mostre ed è stato sempre presente alle esposizioni di beneficenza, dove il ricavato andava per l’adozione dei bambini meno fortunati.

Salvatore Accolla ha voluto rappresentare un vissuto preconizzando scenari imminenti, la cui negatività dei valori può essere rimossa soltanto con la riaffermazione di quei princìpi improntati alla solidarietà, che sono alla base del progresso e dello sviluppo condivisibile in ogni comunità umana.