In Italia, chiunque abbia un ruolo politico di primaria importanza viene definito statista, al di là dei risultati che riesca a produrre. Gli italiani, influenzati in proposito dai media, riconoscono questa definizione come normale e dovuta, accettando passivamente che qualcuno si fregi di tale titolo anche senza meritarlo.
Secondo la definizione di statista che generalmente è riportata nei vocabolari, il termine è associabile ad una persona, uomo o donna, che abbia esperienza e competenza nell’arte di governare uno Stato. Questo vale sia per la politica interna che per la politica estera. Vediamo, pertanto, se Renzi possa essere o meno definito uno statista.
In Italia, specialmente negli ultimi giorni, è ritenuto normale celebrare Renzi come grande uomo politico perché qualche giorno fa il presidente degli Stati Uniti Obama gli ha dedicato quella che è stata la sua ultima cerimonia ufficiale con il capo di Governo di un'altra nazione alla Casa Bianca, essendo ormai a fine del secondo mandato.
Renzi, oggettivamente, è tutt'altro che un politico interessato al bene dell'Italia e, in particolar modo, al bene degli italiani. Il suo interesse preminente, lo ha dimostrato ampiamente, è quello di favorire chiunque abbia una posizione di potere, chiunque a cui, subito oppure in futuro, sia possibile chiedere o ricevere qualcosa in cambio. Naturalmente, uno come Renzi ha di sé una considerazione più che positiva, credendosi astuto, mentre coloro con cui tratta e scambia favori probabilmente lo considerano diversamente.
Che Renzi non agisca nell'interesse di tutti gli italiani ma solo nell'interesse di pochi e non sempre italiani, ne abbiamo avuto la riprova in questi giorni con le parole da lui pronunciate contro l'Unesco.
Il numero di americani di religione ebraica è molto basso, addirittura inferiore rispetto al numero di musulmani. Però gli ebrei americani hanno il controllo dei media, dal cinema alle tv, e di gran parte della finanza. Per questo, chiunque voglia diventare presidente degli Stati Uniti deve, per forza di cose, essere un sicuro alleato di Israele e delle sue politiche.
Per questo motivo, Renzi, distratto dalla campagna pro referendum, aveva dimenticato di pronunciarsi contro una mozione dell'Unesco di velata condanna contro Israele (peraltro più che dovuta nel merito) e subito, richiamato all'ordine, è intervenuto definendola inaccettabile e imponendo al ministro degli Esteri Gentiloni dichiarazioni e incontri di riparazione, dovuti all'astensione dell'Italia nel voto di tale mozione. Gli israeliani che si erano lamentati con gli americani sono adesso soddisfatti.
Renzi vede gli Stati Uniti come una specie di paese dei sogni, mentre gli Stati Uniti vedono in Renzi un burattino da utilizzare all'interno dell'Unione Europea. Tanto è il servilismo di Renzi nei confronti degli americani che appena arriva il maggior azionista di una multinazionale americana lui si precipita a fargli da guida turistica o, se proprio gli è impossibile, lo riceve a Palazzo Chigi come se si trattasse di un capo di Stato. Una sudditanza imbarazzante, che i più non vedono o fingono di non vedere.
Però, proprio grazie a questi piccoli esempi, non è possibile non notare quale sia l'enorme differenza tra un politico come Matteo Renzi ed un politico come Angela Merkel. Qualche giorno fa, a Monaco, in occasione del Medientagen 2016, Merkel, per prima in Europa tra i capi di Stato, ha sollevato il problema che motori di ricerca come Google o social network come Facebook o Twitter possono diventare, ma forse già lo sono, per la vita democratica di una nazione.
Per tale motivo Merkel ha detto «dass Algorithmen transparent sein müssen», gli algoritmi devono essere trasparenti, devono diventare pubblici. Se uno chiede ad un responsabile di Google, ammesso che sia abbastanza bravo da riuscirlo ad individuare, anche vagamente delle spiegazioni solo appena approfondite su come funziona il loro motore di ricerca gli viene risposto con una risata. Quello è il segreto dei segreti e non può essere divulgato a nessuno.
Però la Merkel, essendo una politica che pensa agli interessi del suo paese e delle persone che vi abitano, giustamente fa notare che l'attuale situazione non può escludere che Google visualizzi, in base alle richieste ricevute, certe informazioni e non altre, in funzione di un particolare interesse, qualunque esso sia. E ciò, non c'è bisogno di ulteriori approfondimenti, è un pericolo per la democrazia.
Lo stesso vale per i social network che promuovono commenti e opinioni influenzando il modo di pensare e di comportarsi della gente. Siamo certi che alcune di queste opinioni non siano promosse a danno di altre in base a particolari disegni o particolari interessi? No, non ne abbiamo alcuna certezza e garanzia.
Proprio per tale motivo, la trasparenza degli algoritmi è una necessità sempre più impellente e che adesso gli Stati europei comincino a chiederlo è sicuramente un'ottima cosa.
Ritornando all'argomento dell'articolo, viene da sorridere pensando a come la Merkel affronta i giganti americani della comunicazione rispetto ad un Renzi che invece va a visitare Google per farsi regalare gadget e stringere mani.
E ritornando al quesito iniziale, è abbastanza evidente che, grazie alla Merkel, abbiamo un esempio di cosa sia e di come debba comportarsi una statista. Ed abbiamo anche l'evidente dimostrazione che Renzi non può essere definito uno statista. Al contrario, sulla base delle sue scelte e del suo modo di agire, abbiamo invece un perfetto esempio di cosa sia un utile idiota.
Post Scriptum. Per evitare qualsiasi equivoco, riporto la definizione di utile idiota così come è descritta su Wikipedia. "La formula utile idiota, nel gergo politico, veniva usata per stigmatizzare l'atteggiamento di chi, all'interno dei paesi occidentali, simpatizzava per il sistema politico sovietico, e per definire l'atteggiamento del governo Sovietico nei loro confronti. L'espressione sottendeva l'implicazione secondo cui, nonostante le persone in questione pensassero ingenuamente di essere alleate dei Sovietici o di altri Comunisti, in realtà erano da questi ultimi tenuti in scarsa considerazione e sfruttati cinicamente. Il termine oggi è usato in senso più ampio per descrivere qualcuno che sembra essere manipolato da un movimento politico, un gruppo terroristico, un potere economico, indipendentemente dal fatto che si tratti di entità ispirate all'ideologia comunista."