Al di là delle colpe politiche di Evo Morales, come la volontà di reinterpretare la costituzione per potersi candidare nuovamente alle elezioni presidenziali, quello che è accaduto in Bolivia è stato di fatto un colpo di Stato a cui, però, adesso fa seguito quella che potrebbe diventare un vera e propria guerra civile.
Morales era il rappresentante di una parte della popolazione, in precedenza solo usata dal potere che la sfruttava e la emarginava. Una volta acquisiti i propri sacrosanti diritti, quella parte di popolo boliviano non vuole rischiare di perdere tutto.
Quindi, se prima delle dimissioni di Morales a protestare erano i supporter di Mesa, arrivato secondo alle presidenziali, dopo a farlo sono stati i supporter dell'ex presidente, sebbene vi sia una differenza sostanziale tra le due proteste.
Infatti a fronteggiare gli attuali manifestanti, ci sono forze di polizia ed esercito che finora hanno causato la morte di 24 persone oltre al ferimento di numerose centinaia.
"Chiediamo che il governo di fatto di Áñez, Mesa e Camacho - ha comunicato via social Evo Morales - identifichi gli autori intellettuali e materiali delle 24 morti in 5 giorni a causa della repressione della polizia e dei militari. Denuncio alla comunità internazionale questi crimini contro l'umanità che non dovranno rimanere impuniti".
Intanto, la autonominatasi presidente Áñez non ha ancora rilasciato alcuna comunicazione sulla data di nuove elezioni, mentre la protesta continua - in particolare intorno a Cochabamba dove gli scontri tra forze di sicurezza e coltivatori di coca venerdì scorso hanno causato 9 morti - con i blocchi delle vie di comunicazione tra le principali città della Bolivia.
Nel Paese i beni primari, per questo motivo, iniziano a scarseggiare e domenica, ad esempio, a La Paz per le strade c'erano lunghe file di persone che cercavano di procurarsi del cibo.
A fronte di questo, il ministro Jerjes Justiniano ha dichiarato che il governo ha attivato un "ponte aereo" per aggirare i blocchi stradali attorno alla capitale eche conta di poter fare lo stesso in altre città.