Le favole che vengono raccontate ai bimbi la sera servono per conciliare il sonno, la favola de “Il gabbiano Jonathan Livingston” raccontata da Bach a milioni di adulti è servita a restare svegli, ancora è lì che aspetta tutte le menti che vogliono svincolarsi dalla brutalità del mondo tecnologico per ritrovare la gioia di imparare a volare libere negli spazzi luminosi della vera conoscenza.

Il gabbiano Jonathan è un “diverso” vuole imparare a migliorare le tecniche di volo e non passare il tempo esclusivamente a pescare per nutrirsi per questo è considerato “strano” dal resto dello stormo. Cerca in tutti i modi di adattarsi al modello comportamentale del resto dei gabbiani ma inutilmente: la passione per il volo è troppo forte e questo lo porterà ad essere dapprima emarginato e poi esiliato dallo stormo.

Si ritira presso scogliere solitarie dove continua a coltivare la sua passione per il volo portandola alla massima perfezione possibile nella dimensione materiale in cui vive. Jonathan continua la sua esistenza senza mai tradire sé stesso perché questo lo rende unico e quando la sua esperienza terrena è al termine un gabbiano luminoso lo accompagna in una dimensione superiore dove, sotto la sua guida, continuerà a perfezionarsi nella sua grande passione.

Si era elevato ad una dimensione superiore ma scopre che ve ne sono delle altre per cui Jonathan continua a perfezionarsi, incontrerà altri gabbiani luminosi che volano meravigliosamente e aspirerà ad imparare a volare annullando lo spazio e il tempo, alla fine riesce a spostarsi con il solo pensiero.

A quel punto sente la nostalgia dello stormo che lo aveva esiliato e desidera ritornarvi per insegnare quanto aveva appreso ad altri gabbiani che come lui desideravano coltivare la passione per il volo. Raccoglie intorno a sé tutti i reietti e inizia ad istruirli, con il tempo il gruppo si infoltisce sempre di più fin quando lo stormo finalmente accetta la “nuova filosofia del volo” praticata degli emarginati.  

Agli allievi Jonathan non impartisce solo semplici lezioni di volo, ma anche insegnamenti morali: spiega loro che il volo è l'espressione della libertà di ogni gabbiano e serve ad elevarsi sempre di più, per aspirare alla perfezione che consiste nel comprendere il segreto dell'amore. I giovani allievi poco comprendono le parole del maestro, ma migliorano costantemente sotto la sua guida.

Jonathan dedica tutto se stesso alla cura dei suoi compagni, poi arriva il momento che sente chiaramente che la sua missione nel mondo materiale si è conclusa e sceglie come suo successore Fletcher, un gabbiano che aveva seguito e appreso più degli altri i suoi precetti e che è ormai pronto per prendere il suo posto alla guida del gruppo, così saluta l’amico dicendogli che vi sono altri gabbiani che hanno bisogno della sua opera e scompare alla sua vista.

Fletcher affronta con coraggio il suo nuovo incarico certo che un giorno ritroverà il suo maestro, inizia la sua esperienza diffondendo la sua filosofia della libertà e nuove tecniche di volo lungo tutta la costa rispondendo alle domande sul suo mentore.

Il tempo passa, i primi allievi iniziano a morire e vengono sepolti, alla fine anche Fletcher lascia la dimensione materiale e i gabbiani dello stormo quando non lo vedono più sulla scogliera o sulla spiaggia comprendono che doveva essere accaduto un mutamento importante per questo iniziano a compiere dei rituali per mantenere viva la memoria dei due maestri. Ma il tempo e i riti fanno scomparire ogni contenuto degli insegnamenti delle due guide ma grazie ad un gruppo di giovani gabbiani animati dall’amore per il volo avviene una rinascita.

Un giorno Anthony, un giovane gabbiano appassionato di volo inizia a sperimentare nuove tecniche di velocità, deciso anche a morire pur di non trascorrere una futile vita a pescare. Mentre sta volando, gli passa più volte vicino a grande velocità un gabbiano che egli decide di seguire, cercando di fermarlo, ma il gabbiano continua a volare. Alla fine Anthony, ormai stremato, riesce a bloccarlo e a chiedergli chi sia perché non lo aveva mai visto nello stormo, e il gabbiano gli risponde solamente: “Chiamami Jon.”

Avevo letto questo stupendo libro quando ero giovane, parlò al mio “spirito libero” poi il tempo e le esperienze di vita ne hanno cancellato il ricordo perché sono caduta nei tradizionali e vuoti rituali che commemorano le cose morte.

Qualche giorno fa Jonathan Livingston si è riaffacciato alla memoria e ha fatto rinascere nella mia anima il desiderio di ritornare a volare.