“È stato saggio porre al centro della riflessione di questo incontro il Piano nazionale di ripresa e resilienza che ha puntualmente illustrato il ministro Fitto. Che vorrei ringraziare per il suo grande impegno inesausto su questo fronte così impegnativo” Con queste parole il presidente della repubblica Sergio Mattarella in occasione dell'appuntamento del Festival delle Regioni a Torino.

Si tratta di un importante attestato di stima per un ministro che fino ad ora è sempre stato nell'occhio del ciclone, non solo da parte di opposizione e media, ma anche da qualche esponente della maggioranza. Ricevere i complimenti del presidente Mattarella testimonia l'enorme sforzo compiuto da uno degli uomini che gode di maggior stima e considerazione da parte della premier Giorgia Meloni.

Qualcuno sommessamente vede in queste polemiche il tentativo di tarpare le ali al ministro verso un possibile ed ipotetico nuovo importante ruolo in Europa, dopo il voto del prossimo giugno. Ma il Pnrr, dopo le incertezze iniziali, che erano più che prevedibili e certo non possono e non devono essere addebitate al governo e al ministro Fitto, ora sembra avere preso un bel abbrivio, come ha appunto spiegato di fronte alla regioni il ministro qualche giorno fa.

“Nel momento nel quale noi definiremo la rimodulazione del piano complessivamente capiremo in via definitiva il numero degli obiettivi della quinta rata – ha detto Fitto nella tavola rotonda con le Regioni – e anche su questo penso che il lavoro che si sta facendo è molto positivo, c’è una proficua collaborazione con la Commissione Ue che è quella che abbiamo messo in campo fin dal primo momento”. D'altra parte la situazione del nostro paese, malgrado quello che si va dicendo da mesi, è quella in realtà meglio posizionata. E questo proprio grazie allo sforzo senza sosta di Fitto in questi mesi. La stessa Spagna, lodata dalla sinistra nostrana, come modello di efficienza, avrebbe addirittura, secondo quanto scrive il Mundo, nascosto alla commissione europea ben 52 modifiche del suo plan de recuperacion, che paga ritardi e intoppi ben più gravi dei nostri.

La ministra dell'economia Calvino ha dovuto più volte giustificarsi con i commissari europei e con l'opposizione del suo paese per i tanti ritardi e le tante incertezze sul secondo piano più grande del next generation Ue, che è comunque poco meno della metà del nostro. Il Banco di Spagna tre mesi ha lanciato un allarme sul piano spagnolo, avvertendo che nemmeno il 10% di esso era stato completato. E nel 2023 i dati mostrano un preoccupante ulteriore rallentamento nella spesa dei fondi. La stessa Spagna, intanto, ha ottenuto la seconda parte di aiuti quasi interamente a prestito dalla Commissione due giorni fa. Anche qui si chiude un lungo dibattito tenuto in Italia sulla convenienza o meno di chiedere tutti i fondi anche quelli a prestito da parte del governo italiano. Intervenendo a Sky tg 24 il ministro Fitto ha spiegato che l'esecutivo ha chiuso tutto l'iter e sta già lavorando per la quarta: come per la terza abbiamo fatto scelte importanti, in questi mesi abbiamo fatto 47 interventi per raggiungere gli obiettivi. Anche per la quarta rata, il governo ha chiesto di trattare con l'Ue, estrapolando e con la modifica di 11 obiettivi.

È quindi  è partita la richiesta di pagamento e il governo si augura di ottenere le risorse entro il 31 dicembre. L’idea che il Pnnr fosse un postulato e che non potesse essere modificato si è dimostrato chiaramente una emerita sciocchezza e bisogna dare atto al ministro che ha lavorato alacremente a questa soluzione fin dall’inizio del suo incarico noncurante di critiche e accuse di pressapochismo e di incapacità. Il piano europeo, infatti, è uno strumento certamente preziosissimo ma deve essere maneggiato con cura ed attenzione dal momento che oltre ¾ dello stesso sono a debito ( anche se a tasso agevolato) e vanno comunque ripagati. Inoltre c’è il tema delicatissimo dei tempi, perché la scadenza del 2026 appare come una tempistica troppo stringente per molte delle misure che all'inizio i governi Conte e quello di Draghi avevano inserito nel piano. E poi c’è il tema forse ancora più delicato delle riforme che chiede la Ue ma che anche sono una priorità per un paese che da decenni cresce meno degli altri paesi proprio a causa di quelle riforme strutturali, della giustizia, del lavoro, del fisco, della burocrazia statale, che nessuno ancora è riuscito a mettere in campo.

Quello delle riforme è un tema centrale per noi, non esiste un piano di spesa in investimenti che non sia accompagnato con un profilo molto forte di riforme. Non vogliamo ridurre l'ambizione delle riforme ma la stiamo ampliando ed elevando per adeguarla allo scenario, ha argomentato ancora il ministro. Le stesse riforme, ha aggiunto, non sono in discussione, noi stiamo facendo un'opera di verifica, che riguarda tutto il piano perché la differenza tra chi ha stabilito un target elevatissimo e chi lo deve realizzare non sfuggirà chi guarda oggi la situazione. E con la Ue, ha spiegato Fitto, ci sono tavoli per poter giungere ad un accordo anche su questo. Ed è per questo che occorre quella unità di intenti e quella coesione che per ora pare essere mancata, come da mesi denuncia il ministro.

Mesi fa il presidente della repubblica, proprio per sferzare le forze politiche ed economiche a lasciare da parte le polemiche, aveva usato un termine forse un po' desueto ed irrituale, ma certamente molto calzante “è il momento per tutti di mettersi alla stanga”. Si è trattata di una rievocazione di una espressione utilizzata da Alcide De Gasperi in un celebre discorso si rivolse al paese alle prese con la ricostruzione dalle macerie lasciate dalla guerra. Ma a giudicare dalle continue polemiche che si susseguono sul tema pare proprio che anche questo chiaro ed evocativo messaggio sia caduto un po ' nel vuoto.