Due uomini portavano il turbante e volevano fare il bagno in una piscina, presso una struttura privata del bresciano. Dopo aver pagato il biglietto venivano avvertiti che con il turbante non avrebbero potuto fare il bagno, perché i materiali non sarebbero stati idonei alla balneazione; venivano allora offerte gratuitamente delle cuffiette da indossare al posto dei turbanti, ma i due uomini si rifiutavano. Pertanto la struttura provvedeva a rimborsare i biglietti, e le due persone andavano via.

«Sembrava tutto tranquillo», racconterà il gestore della struttura. Tuttavia, uno dei due signori aveva deciso di scrivere una recensione negativa e pungente sulla struttura, definendo la regola su turbanti e cuffiette “oscena” e ripetutamente la indicava come “una schifezza che fa molto schifo” (sic!).

Come reagireste voi nei panni del gestore della struttura? Pensateci qualche istante.

Se fossimo tutte persone di sano e robusto temperamento, con solo una minoranza incline a comportamenti scomposti come quello del signore che si vendica con una recensione negativa priva di critica apprezzabile, potremmo pensare che il gestore avrebbe potuto evitare d’ingaggiare polemiche semplicemente ignorando la buzzurrata. Al massimo replicando in maniera educata e facendo notare che il giudizio era piuttosto infelice e probabilmente ingiusto.

Avrebbe potuto dire che non esistono rigide norme di legge sull’abbigliamento di chi vuole usare una piscina privata. Le molteplici tecnologie utilizzabili per realizzare una piscina e poi garantirne igiene e salubrità, sono prerogative e scelte imprenditoriali comunque compatibili con la legge, e garantite dal responsabile della sicurezza presso la struttura. Per non parlare di molte norme trasversali (regionali e locali) che vanno anch’esse considerate. Quindi indicare come “schifezza” una regola tesa a garantire un certo grado d’igiene derivato da scelte libere e altre norme di legge, è non solo ingiusto e scortese, ma anche abbastanza arrogante e ignorante. Se infine si considera anche che la regola delle cuffiette in piscina è molto diffusa e praticamente applicata ovunque.

Forse, in tal modo, il gestore avrebbe fatto una migliore figura. Ma anche lui ha purtroppo deciso per una replica alquanto scomposta:

Che fa schifo, è quel turbante sudaticcio che avevi in testa. Se vuoi farti il bagno con quella monnezza, lo fai a casa tua, non da noi. È colpa di gente come te ed i tuoi amici se l'integrazione è complicata, tu comandi a casa tua e non in quella degli altri. Vergognatevi, tu ed i tuoi amici !!!

Decisamente esagerata. Si può capire, ma non si può ovviamente giustificare. Perché le recensioni negative “bruciano” e comportano spesso perdite di clienti o mancato guadagno. E quando sono palesemente ingiuste, come quella rilasciata dall’uomo col turbante, fanno certamente arrabbiare. In casi come questo ricordo sempre una parte illuminata del nostro codice penale (e non solo), laddove prevede le c.d. scriminanti e attenuanti, a cui parecchi non fanno caso.

La questione, a ben vedere, è simile a quella di persone che hanno particolari preferenze alimentari e pretendono di poterle soddisfare presso qualunque ristorante. Talvolta l’indisponibilità produce altrettante ritorsioni con recensioni ingiustamente negative e reazioni dei gestori sopra le righe.

Come che sia, l’episodio che ci occupa ha innescato la solita querelle di insulti social verso il gestore, tacciato immediatamente di razzismo. Ex adverso ha anche suscitato sentimenti ed evocazioni di “vannaccismo”, sulle esagerate pretese e tutele delle minoranze che avrebbero sempre ragione anche quando innescano loro stessi polemiche, provocazioni o compiono atti ingiusti. Insomma, non si accetterebbero gli effetti della causa prodotta. Un po’ come lanciare un sasso che rompe una finestra e accusare come unico responsabile il proprietario, che non riflettendo ritira subito il sasso addosso all’incivile procurandogli un bel bernoccolo.

E così, di esagerazione in esagerazione. Un’escalation di opinioni giustizialiste da ogni latitudine.

Ho la sensazione che tutto questo non sia un bene, e che sia molto pericoloso evocare il vannaccismo. Le minoranze vanno tutelate in tutte le forme e modi possibili, così come razzismo e omofobia vanno rimossi in ogni aspetto della vita sociale. Ma non esageriamo! Altrimenti si presta il fianco a quel vannaccismo da evitare convintamente. Non tutte le “scaramucce” sopra le righe sono degne di tanta attenzione e articoli - ad esempio - come quello di ieri su Fanpage:

Non lo fanno tuffare in piscina perché ha il turbante: “Il bagno con quella monnezza, lo fai a casa tua”https://www.fanpage.it/milano/non-puo-tuffarsi-in-piscina-perche-ha-il-turbante-il-bagno-con-quella-monnezza-lo-fai-a-casa-tua

Troppo sbilanciato a far notare i torti (indubbi) del gestore nell’usare quelle parole; e meno attento al contegno di chi si è voluto vendicare contro una struttura, che a suo modo di vedere applicava una regola ingiusta. In generale è quello che si legge anche altrove.
Traspaiono giudizi netti e sbilanciati in una direzione, anche severi rispetto ai successivi chiarimenti del gestore (nervosi, ma più civili e chiari della prima reazione). Giudizi poco temperati, insomma, per dare un senso a queste riflessioni. 

Ricordiamoci di Aristotele e della sua Etica Nicomachea, che ha gettato le basi per lo studio dell’etica stessa, nel bene e nel male, e nella cui opera annoverava la temperanza tra le virtù imprescindibili dell’essere umano. Ma la ritroviamo anche nei cinque precetti del buddhismo, come praticamente in ogni altra filosofia di vita consistente in coraggio, rettitudine e apertura mentale!

Ecco cosa ci vorrebbe: più apertura mentale. Troveremmo subito la quadra con la temperanza.

Base foto: particolare della “Temperanza”, Piero del Pollaiolo (olio su tavola, 1470), presso Galleria degli Uffizi, Firenze