Lunedì 15 giugno, località Ponte Milvio, ore 19 circa, mi accingo a tornare a casa dopo la solita corsa tra i ponti Mollo e della Musica. La piazza è colma di persone, sembra quasi un sabato sera.
Il mio primo pensiero va agli esercenti della zona che finalmente possono respirare ed effettivamente i locali sono affollati. Dopo un rapido sguardo mi accorgo che Ponte Milvio e tutto il circondario è la prima zona d’Italia “mask free”.
La cosa mi lascia stupito, tale condotta errata è perseguita da tutti, giovani e non è una novità, ma anche da adulti e anziani. Va bene per i consumatori di spritz seduti al tavolo, ma le persone che passeggiano hanno il dovere di indossare la mascherina.
Gli esercenti possono fare tutti gli sforzi che vogliono per far applicare le norme comportamentali ma sono vani se nel resto della piazza regna il caos e l’anarchia.
Giusto per rinfrescare la memoria a chi ce l’ha corta, in Italia continuano a morire decine di persone a causa del coronavirus. E’ di questi giorni la notizia di due cluster proprio nella capitale. Se uno, lo stabile alla Garbatella, pare circoscritto a poche unità, l’altro e mi riferisco all’Istituto San Raffaele Pisana, ha numeri rilevanti. Tale focolaio ha raggiunto e superato i 110 casi di positività con 5 decessi correlati.
La gente ha il diritto e il dovere di uscire di casa e divertirsi, resta però fermo il principio del rispetto delle norme comportamentale che sono semplici da seguire. Si rammenta la regola delle 3 M: metro (mantenere la distanza di sicurezza), mani (corretta e frequente igiene personale), mascherina.