Nonostante siano trascorse decine di anni un insegnamento del prof di economia appartiene ancora al mio modo di pensare.

Un insegnamento riassunto in queste parole: “Senza le capacità ed il lavoro della risorsa umana ogni azienda, con i suoi impianti, le sue attrezzature, i suoi macchinari, i suoi computer, sarebbe solo una cattedrale nel deserto, incapace di produrre e quindi senza alcun valore.”

Parole che il prof ci ricordava quando con le nostre masturbazioni mentali discutevamo di capitale e lavoro.

Ricordando quella lezione provo insofferenza per il cinismo e la miseria morale di ogni politicante che, foraggiato dalle lobbies, si propone di anteporre la riapertura dei siti produttivi al superamento della emergenza che ogni giorno provoca migliaia di malati e morti.

Ho l’amaro sospetto che tanta aridità sia figlia di questa inaccettabile idea: “dobbiamo ricominciare subito a fare business ed a guadagnare, non possiamo mandare in fumo altri punti di PIL … e chi se ne fotte se il rientro nelle fabbriche potrà diffondere la pandemia e causare più malati e morti”. 

Forse non sarà così, almeno spero, ma di certo in queste ore a gettare benzina sul fuoco è ancora il Centro Studi di Confindustria che  denuncia: “… la caduta dell’attività produttiva stimata per marzo, se confermata da ISTAT, è del -16,6% e le prospettive sono in forte peggioramento”.

Ma il vero obiettivo dell’intervento del CSC lo si comprende poco dopo: “… bisogna evitare ritardi nella implementazione delle misure di sostegno alle imprese ed ai lavoratori”.

Avrei trovato opportuno che CSC menzionasse i lavoratori prima delle imprese, ma almeno li ha citati.

A mio parere, invece, è assolutamente prioritario che il Governo concentri i suoi sforzi sulle forme di sostegno ai lavoratori, alle famiglie, ai disoccupati, ai precari, ai pensionati, ai bisognosi.

Questo perché, se è vero che “ la spesa delle famiglie italiane è in contrazione”,  solo immettendo liquidità nelle tasche delle fasce più deboli e numerose sarà possibile far crescere i consumi e dare impulso alle attività produttive connesse.

Certo, sono soggetti che non acquisteranno auto di lusso, aerei, yacht, vacanze esotiche, e neppure carri armati, … ma soddisferanno i bisogni primari delle loro famiglie.

Risultato  socialmente meritorio !

Altrettanto importanti ed urgenti, però, sarebbero provvedimenti di sostegno a quanti ogni giorno dal loro lavoro traggono i mezzi per il sostentamento delle famiglie, e che la emergenza costringe oggi alla inattività. 

Penso, per esempio, alle piccole botteghe, agli artigiani, agli ambulanti che, soprattutto nei paesini, nei borghi, nelle frazioni isolate offrono servizi unici alle comunità locali.

Così come, se è vero che la struttura portante del nostro sistema economico è costituito da Piccole Medie Imprese (PMI), è a loro che dovrebbe rivolgersi l’attenzione del Governo per assicurare sostegno e risorse finanziarie anche al fine di progettare la ripresa.  

Non condivido, invece, la petulanza con cui politicanti ed imprenditori martellano il Governo affinché dispensi, subito e senza discernimento, profluvi di denaro a tutte le imprese manifatturiere.

I postulanti pretendono che ad ogni azienda sia erogato un prestito di importo pari al 25% del valore del suo fatturato.

Prestiti si erogati dalle Banche ma garantiti dallo Stato, cioè da tutti noi.

Credo comunque ridicola ed insensata la scelta del fatturato come parametro di riferimento anche perché ci sono aziende che, pur con fatturati consistenti, perdono barcate di denaro.

Nessuna persona di buonsenso, difatti, sceglierebbe mai il fatturato come rilevatore della redditività di una impresa, mentre proprio la redditività è fattore indispensabile per sperare che un domani il prestito possa essere onorato.

Ecco perché, ricordando le difficoltà in cui è già incappato il sistema bancario, subissato da caterve di crediti deteriorati (aperture di credito, mutui, finanziamenti, leasing, etc.), è legittimo domandarsi se la concessione indiscriminata di prestiti, magari a soggetti noti alle banche come pessimi pagatori, non rischi di scaricare sui nostri figli e nipoti una zavorra  insostenibile.

Però già mi sembra di udire il ragionamento dei soliti politicanti da strapazzo: “… ma chi se ne fotte se non pagheranno i debiti ! … noi per adesso concediamo loro quello che vogliono” … ed allora mi taccio !