Tutto è nato in seguito ad una interrogazione parlamentare della senatrice australiana Concetta Fierravanti-Wells che ha chiesto chiarimenti sui circa 47mila trasferimenti di denaro che negli ultimi sette anni dal Vaticano sono arrivati in Australia

Una prima risposta l'ha fornita a dicembre l'Australian Transaction Reports and Analysis Center (AUSTRAC) che ha fatto sapere che, in totale, la cifra trasferita in quel periodo corrisponde a 2,3 miliardi di dollari australiani. 

In Australia, le autorità ecclesiastiche locali hanno detto di non saperne niente e di non aver mai avuto notizia di simili trasferimenti di denaro. Le autorità vaticane si sono dichiarate altrettanto sorprese.

Secondo AUSTRAC, che fino alla prossima settimana non comunicherà ulteriori informazioni riguardo alla vicenda, i trasferimenti hanno avuto il loro culmine nel 2017, anno in cui in 12 mesi in Australia sono arrivati 581,3 milioni di dollari australiani.

In Vaticano non sanno che cosa dire e neppure che cosa pensare, considerando che l'intero budget annuale della Santa Sede si aggira intorno ai 330 milioni di euro.

Inoltre, seppure siano un centinaio le istituzioni che giuridicamente fanno riferimento al Vaticano, nessuna di esse ha a disposizione risorse tali da consentire di effettuare tali trasferimenti di denaro. Invece, per quanto riguarda lo Stato Vaticano, i trasferimenti di denaro sono gestiti dall'IOR, la Banca vaticana, e dall'APSA, l'Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede, con quest'ultima che in Australia, a partire dal 2014, ha inviato meno di 800mila euro (980.000 dollari), principalmente per il pagamento di viaggi, stipendi e spese per la propria ambasciata.

Neppure i trasferimenti dell'IOR, che da tempo ha risolto gran parte delle sue problematiche relative al riciclaggio, sarebbero tali da giustificare il flusso di denaro verso l'Australia che, al momento, rimane pertanto un mistero.

In Vaticano, come tesoriere (per la precisione Prefetto della Segreteria per l'economia) dal 2014 al 2017, ha prestato servizio il cardinale australiano George Pell, fin quando è stato costretto al ritorno in patria per rispondere dell'accusa di abusi sessuali su due minori di 13 anni, per la quale è stato prima condannato a 6 anni di reclusione per essere poi prosciolto il 7 aprile 2020.

Pell, che attualmente risiede a Roma, contattato dalla Reuters sulla vicenda dei trasferimenti di denaro dal Vaticano in Australia, ha preferito non rilasciare alcun commento.