Secondo quanto riporta l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, è di almeno 53 morti, di cui 6 bambini, il bilancio del bombardamento avvenuto martedì notte in Libia nel centro di detenzione di migranti di Tajoura, a est di Tripoli.


Di seguito la dichiarazione congiunta rilasciata in proposito da Unhcr e Oim.

Il bilancio scioccante delle vittime dell'attacco avvenuto martedì notte contro il Centro di detenzione di Tajoura, a est di Tripoli, attesta la profonda preoccupazione espressa a più riprese dall'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in relazione all'incolumità delle persone trattenute nei Centri di detenzione. Inoltre, quest'ultimo episodio di violenza conferma i pericoli segnalati sia dall'OIM sia dall'UNHCR rispetto all'opportunità di ricondurre migranti e rifugiati in Libia dopo averli intercettati o soccorsi nel Mare Mediterraneo.

Le due organizzazioni condannano fermamente questo e ogni altro attacco alle vite dei civili. Inoltre, esse chiedono che sia posta immediatamente fine alla detenzione di migranti e rifugiati. È necessario garantire che siano protetti in Libia.

Tuttavia, un tale attacco merita più di una condanna. UNHCR e OIM credono che sia necessaria un'indagine approfondita e indipendente che determini le dinamiche di quanto accaduto e ne individui i responsabili affinché ne rispondano. Le coordinate di questi Centri di Tripoli sono ben note ai combattenti, i quali sanno anche che i detenuti di Tajoura sono civili.

Presso il Centro di Tajoura erano detenuti almeno 600 rifugiati e migranti — fra i quali donne e minori. L'attacco aereo non ha causato solo decine di morti, ma anche dozzine di feriti. È per questa ragione che si prevede che il bilancio finale delle vittime sarà molto più elevato.

Incluse le vittime di Tajoura, sono circa 3.300 i migranti e i rifugiati che restano detenuti in modo arbitrario dentro e fuori la città di Tripoli in condizioni che possono essere definite solo disumane. Inoltre, migranti e rifugiati restano esposti a un numero crescente di rischi, dato che nelle vicinanze gli scontri si sono intensificati. Questi Centri devono essere chiusi.

L'OIM e l'UNHCR stanno facendo il possibile per garantire assistenza con l'invio di squadre mediche, mentre una squadra più eterogenea inter-agenzie delle Nazioni Unite è in attesa di autorizzazione per visitare l'area. L'UNHCR e l'OIM ricordano a tutte le parti coinvolte in questo conflitto che i civili non devono essere presi di mira, ma devono anzi essere protetti conformemente sia alle norme internazionali sui rifugiati sia alle norme internazionali sui diritti umani.

Il perdurare del conflitto nella capitale libica ha costretto quasi 100.000 cittadini libici a fuggire dalle proprie case. L'UNHCR, insieme all'OIM e agli altri partner, ha ricollocato oltre 1.500 rifugiati dai Centri di detenzione prossimi agli scontri verso aree più sicure. Separatamente, le operazioni di Rimpatrio Volontario Assistito effettuate dell'OIM hanno permesso a più di 5.000 persone vulnerabili di fare ritorno in 30 differenti Paesi di origine, fra Africa e Asia.

L'OIM e l'UNHCR sollecitano l'intero sistema delle Nazioni Unite a condannare questo attacco e la pratica della detenzione in Libia. Inoltre, le due organizzazioni rivolgono un appello alla comunità internazionale affinché garantisca corridoi umanitari che permettano di evacuare migranti e rifugiati fuori dalla Libia. Per l'incolumità di tutti in Libia, si auspica che gli Stati più influenti intensifichino gli sforzi per cooperare affinché si metta fine con urgenza a questo terribile conflitto.


Ma anche l'Unicef non ha mancato di ricordare quanto avvenuto a Tajoura.

L'UNICEF condanna l'attacco (di martedì notte) al centro di detenzione per rifugiati e migranti a Tripoli, in Libia, che ha ucciso e ferito molte persone. Chiede a tutte le parti di salvaguardare le vite di tutti i migranti, ovunque si trovino e da qualsiasi luogo provengano.

“L'attacco sul centro di detenzione di Tajoura è terribile sotto molti aspetti. I rifugiati e i migranti in Libia, fra cui ci sono dei bambini, sono detenuti in condizioni deplorevoli. Non dovrebbero essere degli obiettivi, né dovrebbero essere detenuti a causa del loro status migratorio”, ha dichiarato il Direttore generale dell'UNICEF Henrietta Fore.

“Condanniamo l'attacco al centro di detenzione di Tajoura, che ospita almeno 600 migranti e rifugiati – fra cui bambini; ma chiediamo anche protezione per tutti i bambini, in particolare per quelli non accompagnati, e di porre fine alla loro detenzione”, ha dichiarato AbdelRahman Ghandour, Rappresentante speciale dell'UNICEF in Libia.

Una missione inter-agenzie – composta da UNSMIL, OCHA Libia, UNHCR Libia, OIM Libia, UNMAS, UNFPA Libia e UNICEF Libia – ha visitato Tajoura per valutare i bisogni e la risposta umanitaria, in particolare le necessità di protezione dei sopravvissuti, rifugiati e migranti nel centro di detenzione di Tajoura.


Intanto, Alarm Phone ha riportato quanto gli è stato comunicato da un volontario e attivista della Tunisian Red Crescent, Chamseddine Marzoug, in relazione ad un naufragio avvenuto ieri sera al largo di Zarzis, di fronte alle coste della Tunisia. Solo 5 persone sembrano essere sopravvissute, mentre 80 sono quelle disperse.

I 5 sopravvissuti sono stati portati a Zarzis dalla Marina Tunisina. Chamseddine Marzoug ha poi fatto sapere che uno di quei sopravvissuti è morto una volta giunto in ospedale.