Ancora una volta. Il giro di valzer della Repubblica italiana. Un fenomeno politologico che va avanti dalla fondazione dello stato postfascista dal 1945. Ricordiamo l'esempio classico del Pentapartito anni 80, una rielaborazione delle armate Brancaleone tutti assieme appassionatamente. Oppure. I continui alternarsi di scontri seguiti da incontri sottobanco con le forze contrapposte di centro, destra, sinistra. Il classico "Tarallucci e Vino".
Aggiungiamo le spartizioni di enti pubblici, i girotondi nelle varie comunali, provinciali, regionali, gli interessi azionari e finanziari su tutti i media, e via dicendo, ovvero la Prima Repubblica che prosegue solo nei suoi lati negativi nella Seconda. Inutile stare a parlare di ciò che è avvenuta in questa, dal 1995 ad oggi, è storia evidente e compiuta. Ora, però, c'è una svolta nuova, un cambiamento.
Governi non eletti dal 2011 ad oggi. Elezioni in cui non si gradisce chi ha vinto, e si mette Giuseppe Conte come premier. Si butta giù questo, lo si sostituisce con Mario Draghi che ha gli stessi componenti del vecchio governo, e in qualche modo prosegue la politica dell'avvocato pugliese.
Poi, tutti protestano, la scissione e la quasi fine dei Grillini, per... rimanere nel governo... e riappoggiare Draghi. Boh?...
Non siamo alla Repubblica delle banane, come dichiara Giorgia Meloni. Siamo nel mondo surreale e onirico del grande Dino Buzzati, e forse nelle visioni oniriche di un Borges o di un Marquez.
Con una differenza: che queste situazioni sono altamente disastrose per il paese Italia.