Ma in nome di quale popolo?
Queste elezioni amministrative offrono una chiave di lettura molto chiara: tra i partiti “tradizionali” è in corso una feroce lotta per il potere, il PD canta vittoria perché ha conquistato le poltrone dei principali capoluoghi ignorando la forte percentuale degli astensionisti. Ha retto lo “zoccolo duro” del partito composto da gente che vota a sinistra credendo di fermare la destra o per nostalgia del tempo che fu. La coalizione di destra ha perso per le stesse ragioni: entrambi vivono nel viziato mondo dei palazzi del potere, delle ville esclusive dei loro “compagni di merende” che sponsorizzano le loro carriere “politiche”.
L’astensionismo di fatto ha consegnato il Paese e il forziere del PNRR al “sistema” dimostrando che la partitocrazia non la si può sradicare disertando il voto, occorre una risposta ferma da parte della base partendo proprio dai comuni di appartenenza. Il problema della corruzione non la si combatte con le manette ma con una partecipazione responsabile e onesta dei cittadini partendo proprio dall’origine: i comuni, le economie locali, l’associazionismo sano, le attività socio/culturali, attività ambientaliste rette da seri programmi di salvaguardia. I cittadini devono riprendere in mano le redini della propria vita, reinserire nel tessuto sociale i valori che sono stati calpestati e disprezzati dall’arrivismo, dagli odi seminati dai vari comitati d’affari e dalle corti dei miracoli che sono fiorite localmente come validi fiancheggiatori degli interessi privati e partitocratici.
Lo posso ben dire per esperienza personale: da sempre il Comune di Bracciano è noto per essere la “fotografia” del peggio a livello nazionale: ho toccato con mano cosa vuol dire mettersi contro il “sistema locale” che è l’espressione più degradante del malcostume condito da una ripugnante ipocrisia che domina e agisce impunemente in questo squallido paese da più di cinquant’anni, senza distinzione tra destra e sinistra.
Perché il M5S così com’è stato organizzato da Grillo e Casaleggio non poteva reggere? Perché manca quello che ho appena detto: manca il collegamento con una base solida fondata su gruppi di cittadini sinceramente motivati che dovevano organizzarsi ed operare localmente per quel cambiamento tanto auspicato sin dalle origini del Movimento invece hanno lasciato che quello spazio venisse occupato dai figli del vecchio sistema che ha continuato ad incidere indisturbatamente, e quando dico figli mi riferisco ai parenti stretti degli “amministratori” di FI, AN con relativi addentellati nella loggia P2 e PD che ha dimostrato di essere all’altezza dei loro “antagonisti”.
Ormai sono anni che vengono usate le liste civiche per censurare l’appartenenza dei concorrenti al PD, FI, AN: il loro primario obiettivo è quello di arrivare ad occupare le poltrone e portare avanti interessi estranei ai bisogni della popolazione, non hanno una linea politica perché viene dettata loro dai comitati d’affari del nord che tramite loro operano su tutto il territorio nazionale a danno dell’imprenditoria locale che è stata spazzata via gradualmente attraverso una concorrenza sleale che ha aperto le porte ai capitali sporchi, all’imprenditoria d’assalto del nord influendo negativamente sulla vita pubblica, economica e culturale locale.
Ho visto titoli assurdi per giustificare un allontanamento della “politica” dai cittadini, oggi si assiste alla paradossale situazione di essere separati in casa; i cittadini trattati alla stregua degli ospiti indesiderati che ne patiscono le conseguenze; è l’85% della popolazione ad essere stata sistematicamente predata dei beni pubblici e della dignità.
I profeti della stampa si sono dilungati in sterili calcoli opportunistici: sono con il pallottoliere a far di conto per l’elezione del nuovo Presidente, le alleanze, le prossime amministrative, le politiche senza tener conto che il 60% degli elettori preferisce non rendersi complice di questi “massacratori” delle istituzioni e del sistema legislativo. I quattro neuroni che girano nelle loro scatole craniche hanno sentenziato che è la democrazia ad essere in crisi. Errore: non è in crisi la democrazia perché di fatto non si è mai tradotta in una realtà concreta, vi è una crisi di rigetto tra una grande percentuale di cittadini e il sistema partitocratico; vi è uno scollamento tra i cittadini e le istituzioni che non rispondono alle esigenze di giustizia, di buon governo, di rispetto dei diritti e della dignità degli esseri umani; non sopportano più l’andazzo della grande imprenditoria d’assalto che ha mandato il conto dei loro facili arricchimenti a milioni di persone che si trovano in gravi difficoltà; gli elettori sono in crisi con un sistema che ha cancellato un patrimonio e ha lasciato una mare di debiti da pagare a chi non ne ha la responsabilità; è in crisi con uno stile di vita che sta conducendo verso l’impoverimento di valori e sentimenti, verso un’aridità irreversibili che spegne la vita, l’entusiasmo, la speranza. È il 60% che vuole un cambiamento radicale che porti il Paese fuori da uno stallo che sta soffocando il futuro e la dignità di chi vive e lotta tutti i giorni per rimanere fedele ai propri principi, di chi vuole scegliere in libertà cosa fare della propria esistenza senza recare danno agli altri, riappropriarsi della capacità di immaginare un presente e un futuro in base alle proprie capacità e aspirazioni.
Le persone oneste sono stanche di subire la violenza, i ricatti e l’isolamento che gli viene servito ogni giorno per screditarli dinanzi a una collettività prona e vigliacca: “colpiscono uno per educarli tutti” per dimostrare il loro potere e che l’onestà non paga.
Conte deve accettare che il suo modo di far politica lo rende diverso; è una pia illusione allearsi con il PD che rappresenta il vecchio da rottamare; la nomenclatura del sistema non vuole condividere nulla con un personaggio così naturalmente antisistema: è un leader naturale che ha una visione politica del Paese radicalmente diversa dall’interpretazione miope ed egoistica della partitocrazia. È un leader che ha in sé la forza del cambiamento che tanta gente auspica, quel cambiamento ormai necessario e indifferibile per cercare di salvare il salvabile: è un grande mediatore ma anche un individuo deciso, coerente e onesto, è questo che lo fa stimare da molti. Ma non si può delegare ad una sola persona il peso di decenni di errori, violenze, corruzione, ognuno si deve assumere la sua parte di responsabilità e di impegno nei campi della vita pubblica che gli sono congeniali.
La nuova classe dirigente deve scaturire da una base responsabile, cosciente dei propri diritti e dei propri doveri, impegnata a cercare le verità negate e portarle alla luce, mettere a sevizio della collettività la propria intelligenza e capacità per il bene comune con perseveranza e pazienza ma queste persone devono essere aiutate con un sincero spirito collaborativo e costruttivo.
È in quell’85% della popolazione che si celano le risposte alle problematiche politiche, economiche, ambientali e sociali del Paese, occorre cercare, trovare e valorizzare coloro che rispondono alle prerogative essenziali per lanciare nuove basi per un paese rinnovato e proiettato verso un futuro costruttivo e pieno di speranza.
L’allontanamento dalle urne di una percentuale così consistente di cittadini sottolinea che chi ha vinto le elezioni rappresenta gli interessi del suo partito e non quelli della maggioranza dei cittadini: i cinghiali di Roma sono stati “sfrattati” dai loro habitat naturali, la cementificazione del territorio ha determinato la “transumanza” di quelle povere bestie in città, restituiamo loro dei territori dove vivere in pace e nutrirsi e vedrete che se ne restano tranquilli nei boschi.
Solo in un paese extraterrestre come il nostro accade che un governo di eletti viene sostituito da uno di non eletti sorretto da una ammucchiata generale.
Il taglio dei rami secchi tocca a noi cittadini di buona volontà isolando gli individui inidonei che finora hanno devastato la cosa pubblica con la loro mentalità opportunistica e predatoria.