Cronaca

La classe non dirigente

Le società moderne sono complesse. Come un mosaico del quale ogni pezzo deve trovare il suo posto perchè tutto il resto stia insieme. Se anche solo un pezzo si incastra male, o si deteriora, il  puzzle a poco a poco si piegherà, prima impercettibilmente, poi in modo evidente, fino a deformarsi del tutto. Questo può accadere molto lentamente, come nel caso del quadro il cui chiodo si stacca dal muro dopo decenni, o precipitevolissimevolmente.

In ogni caso, dopo, nessun pezzo resterà al suo posto. 

Alcuni dei pezzi del puzzle, tra i più importanti, si chiamano: lavoro, sanità, sicurezza, istruzione,  giustizia, carceri, bilancio dello Stato, debito dello Stato, industria, agricoltura, turismo,  diritto, pubblico impiego, commercio, export, fisco, partecipazioni, equilibrio dei poteri, processi di riforma, antitrust, media, mercati finanziari, ricerca, intelligence, rapporti internazionali, pace sociale, consenso. 
E molti molti altri che un cittadino comune forse nemmeno immagina, me compreso.

A tenere insieme tutti questi componenti è chiamata la cosiddetta classe dirigente, non solo politici, ma anche manager del settore privato.

Devono conoscere tutti i tasti di questa complessa console,
comprenderne bene tutti i meccanismi, conoscerne le interrelazioni.
Sono responsabili ben formati, nella migliore delle ipotesi, anche se a volte questo non è, ma non è questo il punto del mio ragionamento. Hanno studiato nelle migliori università spesso, e spesso si
sono laureati col massimo dei voti. A volte invece non sono nemmeno laureati, pur avendoci provato, ma nemmeno questo è il punto. Hanno grande esperienza nel mondo del lavoro e la mettono a disposizione
della cosa pubblica, a volte invece sono al primo impiego dopo la non-laurea, ma nemmeno questo è il punto. O meglio è un punto, ma di un altro ragionamento, un'altra volta.

La formazione e l'esperienza, ad ogni modo, non mi pare siano l'elemento distintivo di cosa sia veramente una classe dirigente, queste due sono preliminari, condizioni necessarie, non sufficienti. 

Chiamo l'etimologia a testimoniare, vostro onore.

Dirigente è chi dirige, chi indica la direzione e punta la prua di questa gigantesca nave lì. Se trova uno scoglio, devia. Se le condizioni del mare e del vento mutano, rivede la rotta sulla mappa e dà una nuova prua, come si dice in gergo marinaresco.
Comunque e sempre, senza eccezione, c'è una direzione da comandare, una precisa scelta da compiere.
Chi non prende direzione, non naviga, è un naufrago. O arrivano a salvarlo, o affonderà.
Scegliere di non decidere non è una decisione sana, porta al disastro; se l'abisso non si apre sotto i piedi è, come si dice?, culo.
Decidere nei problemi quale direzione prendere, non significa dare un ordine, con autorità, incrociando le dita perchè tutto vada bene, o fottendosene delle conseguenze, alla Schettino; scegliere una direzione significa prendersi tutte le responsabilità che quella scelta di direzione comporta, con autorevolezza.

Formazione ed esperienza sono ingredienti; scegliere la rotta il piatto da portare a tavola. La ragione di tutto.

Di questa sostanza è fatta una classe dirigente.

Il mio Paese si trova dopo alcuni decenni di vita repubblicana nelle condizioni di un naufrago. Tutti i nostri problemi attuali appaiono talmente vasti da non essere risolvibili più da alcuno. Decenni e decenni di decisioni rimandate, non prese per convenienza spiccia o immediata, per paura, o per interessi di parte. 

O per tutte queste ragioni insieme. I fenomeni lunghi quanto la vita  umana per solito non appaiono in tutta la loro evidenza. La lunghezza del processo, dunque la sua lentezza, rende quasi invisibili i dettagli, che sfuggono ai radar della consapevolezza dei più. Oggi a svantaggio di chi ci prova si aggiunge una memoria ballerina, individuale come di gruppo, che quasi si azzera ogni mattina al risveglio. 
E si dimentica non quello dell'anno prima, ma quello di ieri. La consapevolezza di un viaggio in cui qualcosa non funziona, se il viaggio è lungo, presto si assopirà.  Come in nave, o in treno, quando l'attenzione con cui seguiamo il panorama dal finestrino, i suoi dettagli, piano piano lascia spazio al torpore, poi al sonno. 

Quello col quale siamo andati avanti per decenni a scegliere di mandare al potere, al timone, chi non aveva scelto, chi non sceglieva, chi non lo avrebbe fatto, mai, per convenienza o incapacità. 

Quando il viaggio è molto breve, l'attenzione non ha tempo si farsi un giretto altrove, il sonno non arriva subito, e i dettagli del viaggio rimangono più netti.

Il viaggio è quello sul treno Covid-19: destinazione un massacro sanitario ed economico annunciato dagli altoparlanti della stazione di partenza. 
Eppure la classe dirigente ancora una volta ha fatto la solita scelta, quella di non scegliere.

Solo che ora i fatti sono tutti insieme, contenuti nello spazio di poche settimane. Chi non li vede questa volta non è chi si è addormentato nel viaggio, ma chi non sa vedere o se ne frega da sempre. Chi fuori dal finestrino non ha mai voluto guardare, e ha preferito guardarsi il dito, o l'avvenenza del passeggero di fronte.

La sequenza di dichiarazioni, smentite solo il giorno successivo, i decreti emanati a raffica quasi quotidianamente,  che completano o correggono la leggerezza o l'errore contenuti nel precedente. La gara sui media a chi fornisce più risposte, anche a caso, iscritti politici e virologi, o presunti. Le mascherine che prima non servono, poi servono, poi ohh che diamine!, mancano le mascherine!!! State lontani almeno 1 metro e mezzo tra voi, santo cielo, anzi forse non basta. Un metro, sì... basta un metro, un metro e scrivetelo a caratteri cubitali su quel Decretone. 

Gli ospedali che curano, ma anche che diffondo il virus, inadeguati a contenerlo, perchè non progettati per quella epidemia, sarebbero costati troppo. E non si poteva pensare davvero che un classico film all'americana diventasse realtà! I medici mancano!, quelli che era meglio mandare in pensione, anzi no sono da richiamare; ma i concorsi sono sospesi!, allora i giovani medici è meglio che aspettino, anzi no richiamateli, tutti.  Anzi chiamate pure i cinesi e i cubani.

E i soldi presto!, ne servono tanti per il sistema ospedaliero, che deve reggere, anzi no da qualche parte bisognerà pur tagliare sulla finanziaria; anzi sì presto attivatevi nelle gare di solidarietà, perchè ne servono di più, fate vedere al mondo il cuore degli italiani. Le terapie intensive che si devono fare, forse, ma no non serve ancora, anzi presto facciamolo! Siamo in ritardo! Grazie Ferragni, grazie Fedez. 

Il virus è lontano e non arriverà; il virus è ovunque, dunque fermiamo tutto. Sarete tutti rimborsati. Forse sì, ma quelli no. Anzi anche quelli sì, ma gli altri no. Proprio no. Forse.

No anzi non fermate tutto tutto, pazzi, questo sì, questo no. Anzi questo sì. Anzi questo no. Forse. Allora limitiamo i supermercati, soprattutto nel week end. Anzi no, i supermercati h24. Facciamo un decreto del Presidente del Consiglio, facciamo l'ordinanza del sindaco, della regione. Facciamo come dice Confindustria, anzi come dice il sindacato. Anzi non vale. Anzi sì. Anzi no, conta quel che dice Conte. In diretta Facebook! No vale Fontana. No valgono tutti e due, ma solo se uno è ancor più duro dell'altro. Fontana lo dice pure con la mascherina.

Se ti troviamo in giro senza motivo ti prendi 200 euro di multa, anzi 1.000, anzi da 1.000 a 5.000, e te lo scriviamo pure sulla fedina penale. E se ti becchiamo in macchina te la confischiamo, forse. Se hai un  motivo esci solo se hai stampato questo, anzi questo, anzi no questo. Anzi questo.
Se poi per scappare a tutto questo te ne esci alle 06:30 del mattino a correre solo solo, va bene, anzi no, se corri sei un criminale.

E invece corre tutto là fuori, e nessuno lo ferma.

Corre il tempo, il numero dei morti, i numeri finti dei tamponi, quelli dei sintomatici, dei ricoverati, delle terapie intensive, dei numeratori, dei denominatori. Dei morti.

Li contiamo tutti,  sì certo. Sono tutti accuratamente riportati come la bibbia del villaggio globale, li puoi anche consultare online, a 1 euro al mese, sulla tua news preferita. 

I numeri non si discutono, quelli no. Ma poi un tale, un sindaco, dice che no, che muoiono nel suo comune anche in casa e sono 3 volte di più, e nessuno li conta. Anzi no. Anzi sì. Nemmeno i numeri si salvano in questo melting pot fumoso e ribollente.

Gli anziani non li portano nemmeno più in terapia intensiva, dicono. Non è vero niente, certo che sì. Ma in fondo, a pensarci bene, anche no. Sono vecchi a cui manca comunque poco. Forse.

La scuola? La scuola sarà chiusa fino al 3 aprile, anzi si riapre dopo Pasqua. Anche se forse è già finito l'anno scolastico.
Ma non temete, anche questa volta saranno ancora tutti promossi. 

Eletti ed elettori. Perché questo si è certo. 

Quest'estate dove si va in vacanza? Perché anche questo è certo: il 31 luglio sarà tutto finito. In Italia abbiamo una gran bella classe non dirigente.

Autore gianpoz
Categoria Cronaca
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