Le divisioni politiche e la concorrenza strategica miete sempre come prima vittima la cooperazione scientifica. È quanto sta accadendo in Artide, con conseguenze negative visibili sul piano della ricerca scientifica. La guerra in Ucraina ha sfortunatamente interrotto la condivisione di dati fra i Paesi i cui territori insistono sul Circolo Polare. I sette membri del Consiglio Artico hanno immediatamente isolato l’ottavo componente, cioè la Russia.
Al netto delle considerazioni politiche, in questo modo hanno inficiato tutte le conclusioni dei successivi studi sulla fauna, la flora e il clima dell’Artide. La Federazione Russa infatti detiene circa la metà dello spazio artico e dunque delle rilevazioni, delle cifre e di altri elementi fondamentali per la scienza. E se è vero che il clima è il tema dominante sui media e nella società di oggi, fornire dati incompleti o deviati è un peccato che i Paesi occidentali non dovrebbero commettere.
Nel frattempo, Stati potenti come la Cina e l’India si stanno affacciando nella “corsa all’Artide” cercando di superare in ampiezza altri Paesi, pur non avendo alcun territorio in quella regione. Dunque se non vengono coinvolti in maniera equilibrata ed equa, potrebbe avvenire l’ennesima spaccatura politica del nostro mondo, con effetti pesanti sulla ricerca e sullo sfruttamento delle risorse. Le considerazione ecologiste che vanno per la maggiore in Occidente non fanno presa nelle società di altri continenti e sono smentite dalle azioni delle stesse multinazionali canadesi o britanniche. Perciò è il momento di cooperare a tutti i livelli e garantire un futuro prospero alle prossime generazioni.