Quando la mafia non esisteva...
Ogni giorno mi domando cosa ci sia da salvare in questo Paese alla deriva, abbiamo perso anche la dignità e il rispetto a livello internazionale, persino nelle serie tv americane, inglesi, francesi e nord europee escono fuori delle battute al vetriolo nei nostri confronti: “Pizza, maccaroni, mafiosi, corrotti, ecc.”
Considero le reazioni alla scarcerazione di un pentito di mafia il peggior spettacolo di ipocrisia mai visto in vita mia, recitata da una classe politica pericolosamente deviata e in preda ad una crisi di onnipotenza.
Il giudice Falcone non era uno sprovveduto né tantomeno inconsapevole delle tacite complicità della mafia con una notevole e rispettabile parte “deviata” dello Stato per questo è stato isolato e poi eliminato lasciandoci il frutto della sua esperienza: la legge antimafia che prevede un trattamento particolare per coloro che forniscono informazioni verificabili sull’organizzazione e fatti delittuosi. Falcone ha fatto crollare il muro di omertà che celava segreti ben più inconfessabili dei suoi delitti e traffici illeciti.
Brusca è un individuo che ha commesso molti delitti ma, allo stesso tempo, ha permesso di far luce proprio su quei delitti che sarebbero rimasti sepolti nell’omertà, un’arma più “micidiale” di quei stessi crimini.
Se ben si guarda è quell’omertà che ha maggiormente difeso i “rispettabili” membri di governo contigui alla mafia che si sono avvicendati dal dopoguerra ai nostri giorni; gli alti funzionari pubblici che lo Stato lo hanno sfruttato e mal rappresentato tradendolo, per arrivare fin giù, al più piccolo che passava informazioni che avrebbero danneggiato indagini o fatto uccidere degli innocenti. Ma la “cultura mafiosa” ha contaminato anche la maggioranza dei cittadini italiani che la vivono acriticamente noncuranti del danno che producono a chi a quella cultura non si sono adeguati e, ancor peggio, l’hanno combattuta con le loro semplici scelte quotidiane.
Perché la scarcerazione di Brusca ha destato tanto scandalo soprattutto nella stragrande maggioranza dei “politici”? Perché sono delle monete false che circolano liberamente facilitate da una collettività miope e opportunista che ha fatto un patto con la mentalità mafiosa adottandola e trasmettondola come patrimonio culturale alle nuove generazioni. È ipocrita affermare che è mafioso solo chi giura sul santino ed è “pungiuto”; è ipocrita affermare che solo chi uccide per la mafia è un assassino spietato, c’è di peggio!
Il termine “pentito” nel linguaggio dei media non rispecchia ciò che Falcone ha inteso realizzare con la sua normativa che viene sempre insidiata da una classe politica ipocritamente garantista: rappresenta la strada per rompere il patto mafioso di omertà che lega indissolubilmente gli affiliati all'organizzazione. Il sistema giudiziario deve avere prove per accusare un cittadino e portarlo dinanzi ad una corte per essere giudicato, senza la testimonianza di chi era presente e/o era stato parte attiva nella commissione dei reati non si poteva perseguire e combattere la mafia. Chi infrange quel patto e permette allo Stato di difendersi legalmente può godere di benefici: era e rimane l’unica strada percorribile. Riina e Provenzano non hanno avuto alcun beneficio di legge perché hanno custodito i loro segreti fino alla fine garantendo ai loro complici istituzionali di sopravvivere ai loro crimini ma avevano anche capito che il loro tempo era terminato occorreva lasciare il campo alla nuova mafia, quella dai colletti bianchi che maneggia miliardi. Nessuno considera che questo fenomeno esisteva dall’800 e che dal dopoguerra in poi la mafia contadina operava nel tessuto sociale della Sicilia senza paura perché “giuridicamente non esisteva” quindi non poteva essere condannata. Tale realtà criminale si è potuta sviluppare perché era comoda ai proprietari terrieri che volevano mantenere la popolazione nell’ignoranza e nella necessità per sfruttarla facendola lavorare senza alcuna garanzia: oggi ufficialmente si critica la Cina ma ipocritamente gli industriali occidentali usano gli schiavi messi a disposizione da quel sistema feudale che invece ufficiosamente apprezzano molto.
Quando negli anni ’60 lo Stato finanziò le opere pubbliche nel sud e in Sicilia la mafia iniziò ad evolversi: attraverso la partecipazione con imprese subappaltanti gradualmente accumulò notevoli capitali liquidi che investì nella droga divenendo una potenza economica attiva e in competizione con uno Stato che non riusciva ad usare correttamente l’unica arma che aveva nei suoi confronti: applicare la legge!
Quello che emerge nei processi contro la mafia è l’aspetto militare e parzialmente la parte affaristica ma non quella determinante della politica. Quella parte è sepolta dal “segreto di Stato” - di fatto o di diritto - usato impropriamente per coprire le complicità e i crimini di coloro che hanno condiviso nel periodo più oscuro della nostra storia moderna interessi sia politici che economici con un fenomeno criminale che ormai non è più afferrabile con le attuali conoscenze.
Il principio costituzionale del “mandato libero da vincoli” era stato introdotto per garantire una migliore rappresentanza degli interessi dei cittadini e non ciò in cui è stato di fatto trasformato, un meccanismo atto a fare i propri interessi e del comitato d’affari di appartenenza posto in essere tramite leggi elettorali ad hoc votate da un Parlamento opportunista che ha perduto la sua primaria funzione costituzionale. Quante volte avete sentito la frase: “Abbiamo il consenso dei cittadini”? Perché non dicono sinceramente come l’hanno ottenuto? Comprandolo con favori di vario tipo che tutti conosciamo perfettamente. Questa è la “mentalità mafiosa” che questi “faccendieri della politica” hanno inculcato sin dall’inizio in una collettività sempliciotta e in condizioni modeste: i cittadini votavano DC dopo aver chiesto al parroco consiglio, dall’altra parte c’erano altri poveri ed ignoranti però anticlericali che senza paura della scomunica votavano i partiti di sinistra.
Incominciamo a non farci prendere in giro da Salvini e dai radicali che stanno usando l’istituto referendario per confondere le acque; la Lega pensasse a restituire agli italiani i 49 milioni di euro che hanno fatto sparire; Berlusconi provveda ad andare in pensione e portare a spasso il cane che di danni ne ha fatti a sufficienza “sdoganando” i fascisti e facendo eleggere le sue escort al Parlamento e in altre amministrazioni pubbliche pagandole con il denaro dei contribuenti, tralasciando dell’Utri e quant’altro per non rovinarci la giornata. Letta da parte sua sta continuando il lavoro a danno del M5S iniziato da Renzi. Sarebbe ora che i 5S abbandonassero il governo e senza i “vaffa…” ricominciassero a fare della sana politica attiva.
La scarcerazione di Brusca fa scandalo però non fanno scandalo le morti delle terre dei fuochi: la “rispettabile” imprenditoria del nord ha scaricato e continua a scaricare impunemente rifiuti tossici mortali in varie parti del territorio nazionale per risparmiare sui costi e accumulare profitto che portano all’estero oltre a prendere sussidi statali per mantenere aperte le loro attività e non pagare le tasse. Non ha fatto scandalo il “segreto di Stato” posto alle dichiarazioni di Carmine Schiavone che indicava i siti dove erano stati interrati i rifiuti nucleari e tossici scarto delle produzioni industriali, non solo, i “politici” coinvolti in quello scempio hanno avuto il coraggio di dichiarare che lo hanno fatto per non creare allarme nelle popolazioni a rischio perché non vi erano finanziamenti pubblici per provvedere al risanamento dei luoghi: hanno lasciato morire la gente senza muovere un dito. Quando mai devono essere i cittadini a pagare lo scempio provocato per puro profitto da quei “rispettabili” criminali del nord? Quanto valgono le vite dei cittadini che vengono mietute dalle patologie mortali provocate da quei veleni? Perché non hanno detto che erano imprenditori del nord che gestivano tutte le discariche a livello nazionale attraverso società finanziarie e la criminalità organizzata aveva un ruolo relativo e limitato nello sporco mercato. Perché non hanno fermato i veri responsabili e non li hanno processati? Perché non li hanno obbligati a pagare il risanamento dei luoghi e i danni alla popolazione?
Come mai i Riva hanno sfruttato le acciaierie di Taranto senza provvedere a modernizzare gli impianti rendendoli sicuri per i lavoratori e l’ambiente? Come mai la Procura di Taranto ha cercato di arginare un tale scempio e pezzi di istituzioni hanno vanificato con atti contrari ogni tutela permettendo a questi “rispettabili criminali” di lucrare, fare debiti e abbandonare il tutto quando ormai rappresentava un ulteriore danno per i contribuenti?
Chi non è rimasto scandalizzato dalla dichiarazione del ministro Cingolani che, “stranamente ignaro” della gravità della situazione ambientale di Taranto ereditata dal suo ministero, sta considerando di chiudere lo stabilimento perché è ormai un vuoto a perdere e forse non conviene neanche risanare l’ambiente circostante: strano individuo che prende la salute delle persone e dell’ambiente a nobile motivo per abbandonare un impianto ormai reso inservibile e pericoloso dalle volontarie omissioni e collusioni di un manipolo di squallidi speculatori. Che destino ha riservato a quella parte di territorio? Essere abbandonato dopo aver arricchito individui senza scrupoli: Brusca al confronto è un fiorellino di campo! I Riva & C. sono stati condannati a pene considerate pesanti. Il 14 aprile scorso è morto in carcere Bernard Madoff il re della truffa che ha messo in ginocchio i fondi pensionistici americani, portato alla rovina migliaia di risparmiatori e fatto suicidare molte sue vittime, il tribunale americano lo aveva condannato a 150 anni di carcere senza possibilità di uscire e così è stato. Perché tanta severità? Perché ha rovinato un sistema sano sabotandolo per puro profitto e perché rimettere in circolazione un individuo del genere significava mettere di nuovo a rischio la vita degli americani. I Riva & C. tra l’appello e la Cassazione se la caveranno alla grande, ho letto i trucchetti che il loro padre ha usato per non tirare fuori neanche un euro per i danni provocati su persone e ambiente tanti anni fa (era stato condannato penalmente) è morto libero e senza aver pagato un centesimo.
Il Recovery Fund sta andando quasi interamente nei forzieri della Confindustria e quelle risorse che sono di tutti i cittadini finiranno come sono sempre finiti.
La colpa del governo Conte è stata di tentare di ripristinare le regole del buon governo che tiene conto delle esigenze e dei diritti dell’intera collettività, il rispetto dell’ambiente e una corretta modernizzazione del Paese. La sua caduta è stato un golpe bianco reso possibile per la presenza nei posti chiave delle istituzioni di persone inadatte, per i troppi segreti del potere economico che domina incontrastato a colpi di atti secretati, per una legislazione debole che permette di passarla liscia ai “soliti ignoti” ogni volta che incappano in qualche “incidente di percorso”.
Non si può considerare la Confindustria la culla dell’economia italiana, rappresenta una realtà obsoleta e miope che si regge utilizzando il denaro pubblico e un sistema bancario taroccato che impoverisce ogni anno di più il Paese, creando gravi diseguaglianze e povertà. Non sente la necessità di rinnovarsi, non ha idee nuove e competitive, non cura la ricerca anzi, tramite i suoi galoppini al Parlamento crea delle fondazioni private per la ricerca ma finanziate totalmente con denaro pubblico dove di ricerca se ne fa poca ma si vive da signori alle spalle dei contribuenti. Se esce qualche idea buona allora l’imprenditoria privata se ne appropria gratuitamente e la sfrutta per fare profitto.
Il “Made in Italy” ormai non esiste più, la Pernigotti è stata acquistata dai turchi, i migliori marchi italiani di abbigliamento, gioielli, profumi, pelletteria di alto livello sono stati venduti ai francesi e agli americani e con loro sono spariti posti di lavoro. Gran parte del sistema bancario sta passando in mano ai francesi; persino le compagnie telefoniche hanno trasferito nei paesi dell’est i call center per pagare due soldi gli operatori sottraendo anche quell’ultima spiaggia di lavoro agli italiani. Le imprese manufatturiere hanno utilizzato denaro pubblico per dislocare nei paesi dove si pratica la schiavitù le produzioni che, senza il controllo di qualità, vengono vendute a prezzo pieno sul mercato nazionale ricavando profitti stratosferici, per giunta evadendo il fisco: la liquidità del Paese si riversa all’estero senza ritornare. A queste condizioni quanto potremo resistere?
Salvini, Berlusconi e lo stesso PD adottando un’errata interpretazione del principio garantista vogliono disintegrare ogni regola e controllo che possa “turbare” gli affarucci delle grandi imprese finanziati con denaro pubblico e, in particolar modo, uscire indenni dalla “grande abboffata” del Recovery Fund.
Seguendo la conclusione del processo denominato “patto tra stato e mafia” tra quelli che hanno ammazzato Falcone oltre a Brusca vi era “gente rispettabile” delle istituzioni: quel delitto portava la firma non solo della mafia ma di rispettabili rappresentanti delle istituzioni che dovrebbero essere considerati peggiori dei mafiosi perché erano e sono tutt’ora pagati dai cittadini che hanno tradito, coloro che non hanno mantenuto la fedeltà al giuramento che hanno fatto di essere fedeli alla Costituzione e allo Stato, che mentendo hanno tradito la fede pubblica. Basta guardare gli amministratori locali che con le loro firme permettono ai capitali sporchi di ripulirsi nel commercio e nell’edilizia distruggendo l’ambiente e avvelenando l’economia sana.
Stiamo in mezzo ad un mare in tempesta e ormai ci stiamo schiantando contro gli scogli perché abbiamo lasciato il timone della nave in mano a “cattivi capitani”.