Il confronto che è andato in onda ieri sera sulla La7 tra il Prof. Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte costituzionale, e Matteo Renzi, ci ha presentato , se mai ce ne fosse ancora bisogno, un Italia a due facce.
Da una parte quella dell'eccellenza, dello studio, della serietà, della professionalità, della pacatezza, dell'intelligenza, dello stile, incarnata dal giurista.
Il Prof. Zagrebelsky ci ha riportato indietro nel tempo, quando in Italia si esprimevano le proprie posizioni politiche, con compostezza di atteggiamenti , espresse con responsabilità e frutto di conoscenza.
Valori sconosciuti dall'altra parte, quella del villano, dell'ignorante per scarsità di spessore, del prepotente e arrogante incarnata da quello, che purtroppo è, il Presidente del Consiglio del popolo italiano.
Una volta di più il ragazzotto di Firenze, dalla fulgida carriera da sindaco a premier, ha palesato tutti i suoi limiti, innanzitutto, come leader politico.
Purtroppo questo soggetto ha ancora un largo seguito nel nostro paese. Evidentemente rappresenta degnamente la mediocrità di parte dei nostri concittadini.
Una costituzione deve unire e non dividere afferma il nostro professore.
Già partendo da questa asserzione un leader politico dovrebbe rendersi conto su quale fondamenta si basa la propria riforma costituzionale. Che presupposti ci sono quando si mette uno contro l'altro su un tema così importante?
Ma Matteo Renzi è una persona superficiale (e in questo dibattito si è evidenziato completamente questo suo aspetto), presuntuosa.
Ha la visione autoritaria per l'organizzazione di uno stato.
Da questo confronto l'immagine di Renzi e la sua riforma costituzionale escono ben ridimensionati.
Chissà se questo basterà che il voto del 4 dicembre p.v. non ci consegni alla dittatura di questa oligarchia che io chiamo figlia del Pensiero Unico.