In vendita la seconda edizione - presto tradotta anche in spagnolo e francese - della raccolta di studi su Domenico Cimarosa curata da Simone Perugini.
Da poco più di un mese disponibile nelle librerie e negli stores online la seconda edizione de L'affare di Cimarosa, una raccolta di studi musicologici sulla figura e l'opera del compositore aversano Domenico Cimarosa, uno dei maggiori esponenti della cosiddetta "Scuola Napoletana" e che fu uno dei più celebri e apprezzati compositori della seconda metà del Settecento. Autore della raccolta è Simone Perugini, musicologo e direttore d'orchestra che ha dedicato una grandissima parte della propria attività professionale alla riscoperta delle partiture operistiche del grande musicista. Contattiamo telefonicamente il maestro Perugini e lo intervistiamo proprio in occasione dell'uscita del suo nuovo lavoro editoriale.

Domanda:
Maestro, lei è considerato uno dei massimi studiosi e interpreti di Cimarosa, musicista certo celebrato nei trattati di storia della musica, ma poco frequentato dai teatri. Perché ha scelto di dedicare proprio a lui la sua attività di musicologo e interprete?
Risposta:
Due motivi fondamentalmente: amore incondizionato per la sua musica e necessità, direi quasi urgenza, culturale di riscoprirne il valore e l'immensa portata storica. Cimarosa è stato uno dei maggiori rappresentanti dell'opera buffa; fu un compositore che ha goduto, durante la propria esistenza, del rispetto e direi, quasi, della venerazione da parte del pubblico e dei teatri europei che facevano a gara per "accaparrarsi" un suo lavoro nuovo. Nel corso della mia esperienza ho capito che per comprendere a fondo l'esperienza di musicisti a Cimarosa posteriori, quali sicuramente Rossini e Donizetti (tanto per citarne due non troppo cronologicamente distanti) è necessario capire, ascoltare e fruire dell'opera buffa napoletana e dei grandi compositori che, se pur indirettamente, furono maestri d'arte di Rossini e Donizetti. Cimarosa in particolare.

Domanda:
L'affare di Cimarosa, edito da StreetLib e da poco pubblicato in una seconda edizione, apporta nuove conoscenze su Cimarosa?
Risposta:
Spero, con tutto il cuore, di sì! Ho dedicato - e continuo a dedicare - molto tempo allo studio di questo grande autore, collaborando a stretto contatto con editori quali Artaria Editions Limited e Naxos come revisore ufficiale delle sue opere che si stanno pubblicando in edizione critica. Nello studiare le partiture dell'aversano, tutte felicemente custodite nella biblioteca del Conservatorio "San Pietro a Majella" di Napoli, grazie all'interessamento - anche di notevole portata economica - di uno dei figli del musicista, Paolo, che vendette per una cospicua somma l'intero corpus dei manoscritti autografi del padre a quella biblioteca, sono riuscito, attraverso una complessa rete di studi incrociati, a scoprire nuovi tasselli della biografia del compositore rimasti per troppo tempo sopiti nell'aura leggendaria che ha circondato il musicista per tutto l'Ottocento e per buona parte del Novecento. Nel testo sono contenuti saggi che ricostruiscono, sulla base di documenti originali ritrovati nei vari archivi di Stato, nell'archivio storico del Banco di Napoli e in altri luoghi, non solo la genesi di alcune delle sue opere, ma anche elementi biografici che fino a oggi o erano del tutto ignorati dai memorialisti, o, nella migliore delle ipotesi, erano stati mal interpretati. In questo modo ho cercato di ricostruire, anche basandomi su autorevoli contributi di altri studiosi, la storia della prassi produttiva dell'epoca.

Domanda:
Per quale motivo, secondo lei, dopo l'iniziale trionfo delle opere del musicista, si è arrivati, dopo il suo decesso, a una progessiva diminuzione delle presenze nei cartelloni dei teatri dei suoi lavori?
Risposta:
I motivi sono motissimi, alcuni di origine culturale - e per questo, ineludibili - altri per motivi di poca attenzione per il repertorio musicale italiano di quel periodo da parte dei teatri, degli editori musicali e delle etichette discografiche.
I motivi di origine culturale, come dicevo, sono ineludibili e hanno a che fare con il cambiamento fisiologico del gusto del pubblico: con l'avvento del nuovo secolo (l'Ottocento) e con l'avvento dei compositori più giovani, quali, appunto, Rossini, la figura di Cimarosa -ma anche quella di tantissimi altri compositori a lui contemporanei quali Paisiello, Tritto, Guglielmi, Fioravanti- viene presto messa da parte. Per comprendere questo processo, però, dobbiamo valutarlo con attenzione storica e non con i canoni del pubblico contemporaneo. All'epoca di Cimarosa e per tutto l'Ottocento, in Italia non esisteva il concetto di "repertorio". Un'opera aveva generalmente vita breve poiché il pubblico era in continua ricerca di titoli nuovi (non di novità a livello drammaturgico e musicale che, per essere graditi, dovevano rimanere immutati), ma proprio di titoli nuovi. Era quindi assolutamente normale che appena "scoperto" un nuovo compositore capace, come Rossini ad esempio, di produrre successi (come al proprio tempo faceva Cimarosa) in continuazione, il pubblico si affezionasse al nuovo arrivato e il gusto si adattasse alle nuove mode teatrali. La storicizzazione è un concetto tipico di un certo Novecento (secolo in cui, infatti, nacque la musicologia come vera e propria disciplina).