Per secoli l'uomo ha temuto che, macchiandosi di azioni malvagie, sarebbe finito all'Inferno. Pur di evitare la dannazione eterna, abbiamo consegnato i nostri cuori in mano ai più disparati e improbabili salvatori, concedendo loro poteri pressoché illimitati. Alla fine però, le porte dell'Inferno le abbiamo spalancate noi stessi e possiamo già sentire sulla pelle il mortifero calore che da esse proviene.
Il peccato con cui ci siamo condannati è stata l'avidità; in cerca di una sempre maggiore ricchezza e di un sempre maggiore potere, abbiamo accettato che la Terra venisse violentata senza pietà e senza soluzione di continuità. Oltre all'avidità, ci condanna poi l'indifferenza, quella di chi da questo capitalismo selvaggio non aveva nulla da guadagnare, ma ha preferito fregarsene per correre dietro alle mode imposte dalla società dei consumi.
Mentre celebriamo le feste e corriamo nei negozi a comprare cose inutili solo perché in saldo, l'Australia brucia e a Sidney le temperature hanno raggiunto i 49°C. Il paese dei canguri, dei koala e del rugby, ha dovuto richiamare i riservisti per soccorrere la popolazione. L'Australia è un paese in guerra; il nemico non è però un esercito, ma quello che per millenni è stato per l'uomo un prezioso alleato: il fuoco.
Dall'inizio dell'emergenza incendi, in Australia sono bruciati 5,5 milioni di ettari di terra, più di 1400 case sono andate distrutte, sono morti circa 500 milioni di animali (tra cui 8000 koala, specie già a forte rischio estinzione), e 24 persone hanno perso la vita. I militari sono scesi a sostegno della popolazione, non bastano più i Vigili del Fuoco.
Degli incendi in Australia stiamo sentendo parlare da tempo e in rete impazzano i #PrayforAustralia, perché pregare è di certo più semplice che agire, ma ciò che sta accadendo lì è solo la punta dell'iceberg. In Amazzonia nel 2019 sono stati registrati 233.473 incendi e si sono persi 12 milioni di ettari di foresta; ricordiamo che la foresta amazzonica è il principale regolatore dei livelli di ossigeno, anidride carbonica e temperatura, del mondo intero, quindi non deve sorprenderci che a seguito di perdite così ingenti un'intera nazione abbia cominciato ad ardere come un barbecue. Nel bacino del Congo sono bruciati 27 mila ettari di foresta. 328 mila ettari sono stati arsi dalle fiamme in Indonesia.
Quello degli incendi è un drammatico bollettino di guerra che uccide persone, animali (2 milioni di animali selvatici sono morti in sole due settimane in Bolivia), e avvelena l'aria che noi respiriamo.
In Italia la situazione non è più tranquilla. L'emergenza incendi da noi è un appuntamento fisso dell'estate, ma il dato che colpisce maggiormente è il numero di frane che hanno colpito il nostro territorio nel 2019: 620.808. In Italia nell'ultimo anno è venuta giù una superficie pari a quella della Lombardia.
I cambiamenti climatici sono la vera guerra mondiale che stiamo combattendo in questi anni; una guerra che stiamo perdendo miseramente. Ci eravamo illusi col risveglio del movimento ambientalista dovuto alla carismatica figura di Greta Thumberg, ma al movimento di piazza non sono seguite altrettante prese di coscienza politiche. Il 2019 è stato l'anno in cui è fallito il vertice sul clima di Madrid proprio mentre i cambiamenti climatici devastavano mezzo mondo, Spagna compresa; è stato l'anno in cui il Consiglio comunale di Venezia ha bocciato una legge sui cambiamenti climatici per poi dover fuggire via subito dopo dall'aula allagata dall'acqua alta. Mentre il pianeta va in malora i capi di stato si preoccupano di aprire altri fronti di guerra, mostrando di non aver compreso la gravità della situazione.