Nella puntata de “Il salotto dei Royals”, Gilda Faleri vi parlerà della principessa rivoluzionaria Cristina di Belgiojoso.

L’incarnato pallido, i capelli corvini, il lungo collo sinuoso, le mani affusolate, una delle quali posata sul petto. Come una dama del rinascimento, nel gesto di frenare il desiderio carnale. Ma lo sguardo dei grandi occhi neri è tutto ottocentesco: conturbante e malinconico, profondo, fisso, magnetico. In esso sta annegando il poeta tedesco Heine, che cantava anche le “ingenue pozzette” delle guance, il “sentimentale mento acuminato della scuola lombarda”, “la delicatezza romana, l’opaco splendore di madreperla, l’altero pallore, la morbidezza” del volto. E per esso si sta struggendo De Musset, respinto più volte: “Con mille astuzie mi conduceva per mano sulla soglia del suo giardino segreto. Poi mi chiudeva il cancello in faccia”.

Quando Cristina di Belgioioso si mette in posa nel suo scollatissimo abito nero davanti a Francesco Hayez, la leggenda della principessa rivoluzionaria sta iniziando. Quello della spregiudicata patriota italiana, braccata dalle spie austriache, è già romanzo. Siede in posa in quello che allora, nel 1831, era il centro del mondo: il Faubourg Saint-Honoré nella Parigi del nuovo regno orleanista di Luigi Filippo, paradiso liberale per esuli da tutta Europa e sede dei salotti più potenti.

Uno di questi è il suo. Creato a 24 anni. Intorno a lei, ogni sabato pomeriggio, l’intrigo politico mescolato alle arti. Lei, come un idolo della battaglia per la libertà italica, personificato nel candore verginale e nella bellezza estenuata, uniti al nobile charme della sottile diplomatica.

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