A riportare la notizia è stato il quotidiano la Repubblica che ha ripreso la segnalazione della Direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell'Inps - struttura creata ad hoc dal presidente Pasquale Tridico con l'obiettivo di individuare, e in prospettiva scoraggiare, le truffe - che evidenziava l'anomalia rappresentata dal fatto che alcuni parlamentari abbiano richiesto e "ottenuto" dall'Inps il bonus da 600 euro mensili (poi elevato a 1.000), per sostenere il reddito di autonomi e partite Iva. 

Bonus riconosciuto per sostenere il reddito di partite Iva, liberi professionisti e e co.co.co, oltre ad alcune categorie di autonomi, che non avevano potuto lavorare a causa dell'emergenza coronavirus. 

In punta di diritto, i parlamentari che hanno chiesto e ricevuto il bonus non hanno commesso nulla di illegale. 

Guardando però la faccenda da un punto di vista etico, non è possibile definirla diversamente da quella che può essere riassunta come una enorme  porcata.

Con che coraggio, infatti, dei parlamentari che ogni mese hanno uno stipendio netto di 12.439 euro più benefit possono aver pensato che fosse loro diritto chiedere anche altri 600 euro, oltretutto in una situazione di emergenza dove quei soldi dovevano andare a chi invece non stava guadagnando neppure un centesimo? Senza dimenticare la situazione in cui versa il Paese, il cui debito pubblico è aumentato proprio per sostenere chi aveva ed ha realmente bisogno di quei soldi. E quei parlamentari dovrebbero rappresentare le istituzioni dell'Italia e fare gli interessi di chi li ha eletti?

I commenti della politica sulla vicenda.

Vito Claudio Rimi, Movimento 5 Stelle:
«L'Italia sta attraversando uno dei momenti più drammatici della sua storia. Sono tanti i cittadini che si ritrovano a vivere situazioni di grande difficoltà e di incertezza verso il futuro. In un contesto di tale sofferenza, scoprire che 5 deputati hanno richiesto il bonus Inps da 600 euro destinato a lavoratori autonomi e partite Iva, è a maggior ragione odioso e insopportabile. Mi auguro che queste persone escano volontariamente allo scoperto e che restituiscano il bonus, nel caso ne abbiano usufruito. La maggioranza e il Governo stanno dimostrando con grande impegno e dedizione che le istituzioni sono al fianco dei cittadini e sanno prendersi cura del Paese. Stiamo facendo un grande sforzo per ridare dignità alla politica, per riavvicinarla ai cittadini e per restituirle quella credibilità che anni di negligenze, irresponsabilità e disaffezione avevano ridotto ai minimi termini. Giorno dopo giorno, passo dopo passo, con fatica ci stiamo riuscendo. Non possiamo permettere che questi comportamenti disonorevoli vanifichino tutto il nostro lavoro. Chi ha compiuto questo gesto ha il dovere di palesarsi e di assumersi le proprie responsabilità davanti agli italiani».

Nicola Zingaretti, Partito Democratico:
«Posso dire che è una vergiogna?»

Matteo Salvini, Lega:
«Che un parlamentare chieda i 600 euro destinati alle partite Iva in difficoltà è una vergogna. Che un decreto del governo lo permetta è una vergogna. Che l'Inps (che non ha ancora pagato la cassa integrazione a migliaia di lavoratori) abbia dato quei soldi è una vergogna. In qualunque Paese al mondo, tutti costoro si dimetterebbero. Chiunque siano, immediata sospensione».

Salvini, che però della vicenda nonha fatto cenno sulla sua pagina Facebook, come al solito, ha trovato altri responsabili altrettanto colpevoli quanto i parlamentari che hanno richiesto il bonus... curioso. C'è forse un motivo? Probabilmente sì.

Chi siano i "colpevoli" non si sa ancora, ma se ne conosce il numero: in totale sono cinque.

Ed oltre al numero, se ne conosce il partito di appartenenza: uno è di Italia viva, uno del Movimento 5 Stelle e 3 sono... della Lega, per l'appunto il "partito del popolo".

Serve aggiungere altro?